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Cronaca

Ex Ilva: la protesta si ferma per la festa del patrono, ma venerdì riprende

I lavoratori si sono dati appuntamento davanti alla prefettura di Genova. "L'azienda Acciaierie d'Italia ha risposto alla richiesta di sospensiva della procedura di cassa integrazione con un secco no", ha fatto sapere la Fiom

Altra giornata calda a Genova, dopo quella di ieri, per la vertenza che riguarda i lavoratori dell'ex Ilva. Giovedì, giono in cui a Genova si celebra il patrono, San Giovanni, la protesta si ferma, come anticipato dai sindacati, ma venerdì riprenderà.

"L'azienda Acciaierie d'Italia ha risposto alla richiesta di sospensiva della procedura di cassa integrazione con un secco no. Neanche di fronte all'annunciato incontro fra il ministro Orlando e le organizzazioni sindacali e il fatto nuovo relativo alla sentenza del Consiglio di Stato, la direzione aziendale vuole fermarsi", si legge in una nota della Fiom Cgil Genova.

"In questo modo l'azienda non rispetta né il ruolo del ministro, né quello del suo azionista Stato, dopo che lo stesso ha versato ben 400 milioni di euro dei cittadini italiani nelle casse di Acciaierie d'Italia, che, anziché sfruttare la richiesta di mercato d'acciaio, mette in cassa integrazione i suoi dipendenti", prosegue la nota.

"La Fiom Cgil non resterà a guardare e continuerà la lotta contro questa vertenza paradossale. L'appuntamento è fissato per venerdì mattina in Prefettura Genova", conclude il sindacato.

Venerdì scioperano anche le lavoratrici del servizio mensa in appalto Arcelor Mittal. "Lo sciopero viene dichiarato in concomitanza con quello indetto da Fiom Fim e Uilm per difendere il sito genovese da una procedura di cassa integrazione ordinaria che si ritiene illegittima, impropria, non necessaria e pertanto inaccettabile. L’assenza di una prospettiva industriale su quel sito andrebbe ad impattare anche sul mondo degli appalti, determinando un ulteriore elemento di disagio sociale per le maestranze impegnate nel servizio mensa", scrive la Filcams Cgil Genova in una nota.

Sulla questione, e in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, è arrivato anche il commento del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. "Il Consiglio di Stato dice no alla chiusura dell'area a caldo dell'ex Ilva di Taranto. Ora avanti con gli investimenti per dare un futuro all'acciaio italiano. Da Taranto a Genova fino a Novi Ligure", ha detto Toti.

"Siamo contenti della decisione del Consiglio di Stato, che finalmente - afferma l'assessore allo Sviluppo Economico Andrea Benveduti - sancisce il diritto nazionale di perseguire una produzione strategica di acciaio in Italia. Siamo confidenti che da qui riparta il rilancio del settore, in favore di stabilimenti sempre più efficienti e meno impattanti, che garantiscano lavoro e sviluppo. Quelli di Genova e Novi Ligure sono siti produttivi che, al pari di Taranto, hanno ampi margini di sviluppo per l'intera industria. Dopo tanti anni di ambiguità, è ciò che i lavoratori si meritano".

In merito alle proteste dei lavoratori, l'assessore Benveduti aggiunge: "ci dispiace che questi giorni di sciopero abbiano creato ulteriori problemi al traffico di una città, come Genova, già vessata da problemi infrastrutturali e logistici dovuti ai cantieri sulla rete autostradale. Ci rendiamo conto tuttavia che la decisione, inspiegabile e inspiegata, di ricorrere alla cassa integrazione per quasi mille dipendenti genovesi meriti appropriate motivazioni, rischiando altrimenti di essere inaccettabile per i lavoratori coinvolti".

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