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Cronaca

Estorsioni al Genoa: chiesto il processo per 16 ultras

L'inchiesta ruota attorno al controllo del tifo radicale come strumento di pressione e minaccia. In tre erano anche finiti in carcere

Estorsioni, aggressioni e "trattative" con la società.

La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone, per la maggior parte ultras del Genoa, nell'ambito dell'inchiesta "Zona franca" sulle estorsioni alla società.

Nella richiesta, firmata dal sostituto Francesca Rombolà e dal procuratore Francesco Pinto, i tifosi Massimo Leopizzi "promotore, capo e organizzatore", Artur Marashi "in qualità di organizzatore" e Fabrizio Fileni, che erano anche finiti in carcere, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione e violenza privata per aver estorto al Genoa dal 2010 al 2017 circa 327 mila euro. 

Con loro finiranno davanti al giudice per l'udienza preliminare altri 13 indagati. Tutti associati "tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di delitti tra cui, in particolare, violenza privata, lesioni personali, lancio di materiale pericoloso". Ma soprattutto "esercitavano il governo della parte radicale del tifo genoano al fine di mantenere il controllo del tifo e dei club genoani e di interferire con violenza e minaccia nelle scelte societarie della società Genoa Cfc, e di realizzare profitti e vantaggi attraverso attività delittuose ai danni della società".

Nessuno di loro dopo l'avviso di conclusione delle indagini preliminari ha scelto di farsi interrogare per contestare gli addebiti.

Secondo gli inquirenti il gruppo di tifosi avrebbe costretto con minacce la società, nella persona dell'amministratore delegato Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della Sicurart di cui Leopizzi era socio occulto. Il gruppo è accusato inoltre di avere aggredito i giocatori e gli allenatori quando non vincevano le partite o non giocavano come volevano loro. Gli ultrà secondo l'accusa avrebbero imposto la "pace del tifo" in cambio di denaro.

Tra gli episodi contestati le minacce e le intimidazioni agli altri tifosi rossoblù che non rispettavano le direttive di Leopizzi circa il comportamento da tenere dentro lo stadio quando ad esempio veniva deciso di non entrare per protesta oppure al contrario di contestare i giocatori, le intestazioni fittizie di società e aziende a prestanome per evitare possibili sequestri da parte della magistratura nonché le lesioni ad alcuni poliziotti al termine della partita Genoa-Crotone del 22 gennaio del 2017.

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