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Cronaca

Arrestato esponente di spicco del clan Fiandaca-Emmanuello

Emanuele Monachella, detto Orazio, è stato trasferito dai carabinieri nei carcere di Marassi

Estorsione e usura. Con queste accuse è finito in carcere Emanuele Monachella, detto Orazio, classe 1956, già condannato in secondo grado per traffico di sostanze stupefacenti aggravato dall'aggravante mafiosa, estorsioni continuate aggravate, associazione di tipo mafioso in quanto ritenuto esponente di spicco del clan Fiandaca-Emmanuello interno a 'cosa nostra' e attivo nella provincia di Genova.

Nelle prime ore della mattina di giovedì 9 dicembre 2021 personale delle compagnie carabinieri di Sampierdarena e di Novi Ligure ha dato esecuzione all'ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di Monachella. Contestualmente sono state eseguite due perquisizioni personali e domiciliari: una a carico del 65enne e una seconda, sempre a Genova, a carico di un altro indagato A. I. 72enne anch'egli accusato e denunciato per i reati di usura ed estorsione.

Il destinatario della misura cautelare, residente nel capoluogo ligure, sarebbe attinto allo stato da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di estorsione e usura, commessi dal 2018 al 2021 in pregiudizio di due imprenditori dell'alessandrino, che si erano rivolti a lui a causa delle difficoltà economiche che le rispettive attività commerciali di compravendita di auto/motoveicoli stavano attraversando, ulteriormente aggravate dalla pandemia in corso.

Il provvedimento trae origine da una complessa attività investigativa dei carabinieri dei Nuclei Operativi di Sampierdarena e Novi Ligure, avviata alla fine del 2020 e scaturita da una denuncia presentata da una delle vittime, che però aveva omesso tutte le condotte ascrivibili al Monachella, di cui aveva ben intuito lo spessore criminale.

La persona offesa si era infatti limitata a indicare un altro soggetto quale autore di prestiti a tasso usuraio, ovvero il 72enne, individuo percepito come meno pericoloso ma a cui doveva una cifra più alta, infatti da un prestito di poche migliaia di euro, era arrivato a un debito di circa 50mila euro a causa degli interessi.

Le indagini hanno permesso di appurare che l'imprenditore si era rivolto anche a Emanuele Monachella, che avrebbe effettuato, a partire dal maggio 2018, vari prestiti per importi tra i 1.000 e i 4.000 euro e richiedendo e ottenendo la restituzione di tali somme alla scadenza pattuita con ulteriori somme pari ad almeno il 20-25% a titolo di interessi mensili, corrispondenti su base annua a tassi di interesse compresi tra il 200% e il 300%.

Nel corso delle indagini, svolte attraverso una minuziosa attività tecnica e servizi di pedinamento e osservazione, sono stati documentati svariati incontri tra il principale indagato e la parte offesa, finalizzati alla consegna di ingenti somme di denaro. Il tratto costantemente rilevato dagli operanti è stato l'atteggiamento deferente e impaurito che la vittima manteneva in ogni interlocuzione con il suo strozzino, che temeva per la nota caratura criminale.

Al Monachella sono state anche contestate condotte estorsive in pregiudizio dello stesso imprenditore poiché, per ottenere le somme richieste, minacciava pesantemente la vittima.

L'attività investigativa ha permesso d'individuare un altro imprenditore dell'alessandrino, anch'egli vittima di usura da parte del Monachella, che, dopo avergli concesso un prestito dell'importo di 2.000 euro, gli richiedeva la restituzione della predetta somma entro un mese con ulteriori 500 euro a titolo di interessi (per un totale di 2.500 euro) e ottenendo effettivamente la consegna tre settimane più tardi di 2.500 euro.

Al termine delle operazioni, il Monachella è stato trasferito nel carcere di Marassi, a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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