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Cronaca

Rimasti fuori dal treno, parla l'associazione dei disabili: "Non è stata colpa dei passeggeri"

A parlare a GenovaToday è Giulia Boniardi, presidente dell'associazione Haccade!: "Riteniamo che il disagio causato a noi sia un disagio causato anche ai passeggeri dello stesso treno che, informalmente, ci hanno espresso dispiacere e difficoltà"

Giulia Boniardi, presidente dell'associazione Haccade!, non usa mezzi termini: "Non ci eravamo mai interfacciati con un problema di tale entità". Il gruppo di Turisti per Kaos, progetto dell'associazione, ha portato 25 persone con disabilità in vacanza a Genova nel periodo da giovedì 14 a lunedì 18 aprile. Ma al ritorno, nel giorno di Pasquetta, nonostante la prenotazione, il gruppo non ha potuto salire sul treno (un regionale veloce che doveva avere otto carrozze e invece è arrivato a contarne solo sei) già pienissimo. L'episodio è stato condannato da forze politiche e associazioni, ma cosa è successo esattamente alla stazione di Genova Principe?

A ricostruire i fatti a GenovaToday è Boniardi, la presidente dell'associazione: "Lunedì 18 aprile - spiega - siamo arrivati alla stazione di Genova Piazza Principe con un’ora di anticipo rispetto al treno regionale veloce 3075 delle ore 15.48 che avremmo dovuto prendere per recarci a Milano Centrale. Il personale di assistenza ci ha proposto, in quanto possibili sovraffollamenti dei treni in generale, di viaggiare per mezzo di un autobus". La proposta è stata rifiutata "in quanto aventi diritto, come da prenotazione e accordi presi (gruppo di 25 persone con disabilità e 5 operatori/operatrici). Inoltre, dovevamo poter garantire la discesa di una persona del gruppo alla fermata di Milano Rogoredo, cosa che l’autobus ha comunicato di non poter permettere in alcun modo".

"Non ci è stato possibile salire sul treno"

Il treno è arrivato al binario colmo di passeggeri ammassati in piedi sia nei vagoni sia nei passaggi tra una carrozza e l’altra: "Il personale ferroviario e l’assistenza ci hanno invitato ad aspettare per capire come poter risolvere la situazione".

Sul binario, a causa del sovraffollamento del mezzo, è arrivata la Polfer (il cui intervento non è stato richiesto a bordo del convoglio) e l'epilogo è noto: "Non è stato possibile salire sul treno - continua Boniardi - poiché viaggiava con almeno una carrozza in meno. Come associazione ci teniamo a sottolineare che questo spazio doveva essere garantito prima della salita dei passeggeri e non riteniamo modalità adeguata ipotizzare la discesa di trenta passeggeri, in quanto non sarebbero potuti rimanere sul mezzo neanche in piedi. Riteniamo che il disagio causato a noi sia un disagio causato anche ai passeggeri dello stesso treno che, informalmente, ci hanno espresso dispiacere e difficoltà. Il segnale del treno è stato chiuso e ha maturato un ritardo di mezz’ora circa o più, fino a che non ci è stato comunicato che non c’era soluzione eccetto quella di prendere un autobus dedicato".

"Abbiamo viaggiato su un autobus in condizioni non adeguate"

Il gruppo è arrivato a Milano più di due ore dopo l'arrivo previsto, "in un autobus privo di servizi igienici e in condizioni climatiche non adeguate e senza informazioni su un luogo di arrivo preciso ipotetico in stazione Centrale, informazione necessaria per le famiglie delle persone del gruppo".

L’autobus nel capoluogo lombardo ha poi parcheggiato in piazza Duca D’Aosta, vicino a una fermata dei bus. Alla discesa non era presente nessuno, personale di assistenza o simili.

"L'autista ha tolto il telefono alla responsabile del gruppo"

La responsabile dell’associazione nel frattempo coordinava gli interventi, parlando al telefono con riferimenti di Polfer e Trenitalia: "Abbiamo insistito con l’autista per richiedere un intervento dell’assistenza. Dopo averci detto di non avere contatti o informazioni al riguardo, ha contattato un responsabile non meglio identificato che ha riferito di non riuscire a comprendere dove ci trovassimo esattamente, nonostante indicazioni della responsabile del gruppo. La comunicazione è stata interrotta dall’autista che ha tolto alla stessa responsabile del gruppo il telefono, inveendole contro riguardo un presunto stato di disordine del bus, seppure sia stata posta attenzione da parte di tutti alla condizione dello stesso. Dopo un lasso di tempo in cui nessuno ha fornito assistenza al gruppo, né si è presentato sul luogo, le famiglie hanno provveduto a recuperare i bagagli in autonomia".

La fine dell'episodio lascia l'amaro in bocca: "Per svolgere i nostri soggiorni - conclude Boniardi - siamo soliti viaggiare con Trenitalia e, nonostante problemi comunicativi interni alla stessa che possono causare disguidi in materia di assistenza, non ci eravamo mai interfacciati con un problema di tale entità".

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