Delitto Scagni, la madre: “Serie imperdonabili di sviste ed omissioni hanno portato alla morte di mia figlia”
Secondo la consulenza del criminologo Spoletti, consegnata in procura, nei giorni precedenti il delitto, Alberto avrebbe manifestato comportamenti violenti tanto da portare i vicini di casa a chiamare più volte il 112 e addirittura la Salute mentale ma i segnali sono stati sottovalutati dalla polizia
"Non c'è stata una divisa che abbia parlato di Alberto Scagni o abbia voluto fare delle indagini nonostante, negli ultimi dieci giorni precedenti al delitto, le forze dell'ordine fossero state quotidianamente chiamate ad intervenire".
Antonella Zarri, madre del killer di sua figlia Alice, ritorna sulla sottovalutazione della pericolosità di Alberto da parte della polizia e delle istituzioni sanitarie dopo la consultazione, consegnata ieri in procura, del criminologo forense Gianna Spoletti, che sta conducendo accertamenti investivi per conto dei genitori.
La coppia ha appreso dal criminologo che i vicini di casa del figlio "già nel mese di aprile erano fortemente allarmati dalle sue condotte". Tanto che "due condomini hanno effettuato due distinte telefonate, l'una all'insaputa dell'altra, al Centro di Salute mentale Asl3, con un'esplicita ed urgente richiesta d'aiuto posto il comportamento psicotico di Scagni".
Nelle ultime settimane prima di uccidere Alice, Alberto Scagni era precipitato nel suo delirio minacciando anche i vicini di casa che avevano chiesto aiuto: "Che una persona si permetta di chiamare i servizi mentali vuol dire primo che si è resa conto che la problematica era di natura psichiatrica, secondo che viveva nella paura di convivere con un folle, non con una persona che poteva solo fare dei dispetti, ma con uno che se si trovava nelle scale ti poteva strozzare", è il commento della mamma Antonella secondo cui "sarebbe stato sufficiente anche solo agire in seguito ad una di queste minacce per evitare il rischio di un morto; sono stati mesi di follia e negli ultimi dieci giorni lo sapevano anche le pietre che Alberto era folle".
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Antonella Zarri usa un'immagine per descrivere gli ultimi giorni in via Balbi Piovera di Alberto ora detenuto a Marassi: "era come una farfalla che sbatteva contro la luce, la follia - dice a GenovaToday - La gravità della situazione, della pericolosità di quest'uomo è stata un'escalation micidiale - dice Antonella Zarri - sembrava che cercasse un modo lui stesso di farsi fermare, sono arrivata persino a pensare questo".
Nei giorni precedenti il delitto poi, secondo fonti investigative, i vicini di casa avrebbero chiamato più volte le forze dell'ordine denunciando atti vandalici e disturbo della quiete pubblica "che rendevano di fatto la convivenza ingestibile". I condomini fanno anche riferimento al fatto che Alberto aveva bloccato la porta dell'interno 35 con una catena. Altri abitanti raccontano di "essere profondamente spaventati dall'atteggiamento di Scagni, generando forti timori quando lo incrociavano nelle zone condominiali per il suo modo di fare schivo, taciturno, non socievole, quasi minaccioso".
Un'escalation di violenza che si manifesta appena cinque giorni dall'omicidio in un'aggressione per furto commesso dal futuro assassino nell'ascensore di casa. A pagarne le conseguenze, con pugni scagliati da Alberto, una vicina che il 26 aprile denuncia il fatto ai carabinieri.
I militari intervenuti il 25 sera in via Piovera per l'accaduto identificano Alberto Scagni e la donna. Ma ancora una volta, a testimonianza della personalità narcistica-borderline del 42 come descritto nella perizia psichiatrica firmata dal Elvezio Pirfo, Alberto cambia la realtà dicendo ai carabinieri di essere la vittima. Nemmeno da questo episodio parte un'indagine sull'uomo.
"Queste sono le forze dell'ordine che hanno in mano la nostra sicurezza pubblica - attacca duramente Antonella Zarri - girano con le pistole e possono decidere a chi sparare a casa mia ok? Ecco, in questo caso hanno 'sparato' alla vittima, a mia figlia, madre di un bambino di pochi mesi".