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Cronaca

Un anno fa il delitto Scagni, la mamma di Alice: "Traditi dallo Stato"

Il primo maggio 2022 Alice Scagni venne uccisa dal fratello Alberto sotto casa con 24 coltellate: il processo inizierà il 9 giugno

Un anno fa, il primo maggio 2022, Alice Scagni venne uccisa dal fratello Alberto sotto casa, con 24 coltellate. I genitori hanno deciso di ricordarla con due messe in suffragio. La prima martedì 2 maggio alle ore 11 e la seconda giovedì 4 maggio alle ore 18, entrambe nella chiesa della Consolazione in via XX Settembre, nel centro di Genova. "Cara figlia nostra che ci aiuti a sopravvivere tanto, sei grazia divina - si legge nell'annuncio pubblicato sul Secolo XIX - Vita nostra, la tua dolcezza rifiorisce nel sorriso identico di Ale. Difenderemo la tua memoria dai cuori aridi, avrete verità a giustizia".

Alice Scagni uccisa dal fratello, la mamma: "Lo Stato ci ha traditi"

Prosegue intanto su un doppio binario la vicenda giudiziaria. Alberto Scagni è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalla premeditazione, il processo inizierà il 9 giugno. I genitori, seguiti dall'avvocato Fabio Anselmo, si sono costituiti parte civile, così come il marito di Alice Gianluca Calzona con l'avvocato Andrea Vernazza.

Delitto Scagni, la madre di Alice scrive al genero: "Perché non hai fatto nulla?"

Recentemente sono spuntati anche alcuni dissidi tra le due famiglie. Dopo la sentenza di rinvio a giudizio per Alberto, sulle scale del tribunale l'esternazione del padre di killer e vittima, Graziano Scagni, che ha commentato il dibattimento con una sola frase: "Non è bello tirare in mezzo dei minori". Qualcosa non è andato bene ai genitori Scagni che due giorni dopo hanno pubblicato su Facebook una lettera aperta al genero. Ma cosa è successo durante l'udienza? Calzona, tramite il suo avvocato, si è costituito parte civile sostenendo che Alberto fosse pienamente capace di intendere e volere, come afferma la procura. Una presa di posizione miope per i genitori, Antonella Zarri e Graziano Scagni, che invece chiedono di fare luce sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto curare Alberto e chi avrebbe potuto, forse, evitare la tragedia.

Delitto Scagni, poliziotti e medico indagati anche per "morte come conseguenza di altro reato"

Per questi aspetti la procura ha aperto un fascicolo parallelo sulle presunte omissioni di polizia e salute mentale e morte come conseguenza di altro reato, prima della tragedia. Risultano indagati due agenti della sala operativa della questura, che avrebbero sottovalutato la telefonata d'allarme fatta dal padre a poche ore dal delitto, e un medico. Recentemente le indagini sono state prorogate di sei mesi.  Quel giorno Scagni minacciò i familiari perché voleva soldi e il padre, poche ore prima dell'omicidio, sentì il 112 in una telefonata di circa 12 minuti che non fruttò un intervento delle forze dell'ordine che sarebbe stato quantomai provvidenziale. Dopo la telefonata Alberto si piazzò sotto casa di Alice e quando la sorella uscì di casa per portare il cane, lui la colpì con un coltello che aveva portato da casa e nascosto in una busta. 

Nel frattempo gli avvocati di Alberto Scagni, Maurizio Guido Mascia ed Elisa Brigandì hanno rinunciato all'incarico, sembrerebbe dopo uno scontro con lo stesso Alberto, che avrebbe preteso la presentazione di un'istanza di arresti domiciliari senza però aver fornito nessun elemento tra quelli normalmente presi in considerazione dai giudici, scuse, pentimento o risarcimenti.

Il comunicato della famiglia 

Nel tardo pomeriggio Antonella Zarri, mamma di Alice e Alberto, ha diffuso un comunicato, che riportiamo integralmente di seguito.

"Oggi è il primo Maggio. Credo che molti sappiano a Genova cosa è accaduto esattamente un anno fa. In queste ore Alberto Scagni, in piena crisi psicotica, minacciava di morte suo padre. Graziano, impotente e spaventatissimo, registrava le seconda chiamata. La voce di nostro figlio non mentiva sulla follia che lo stava travolgendo. Dopo aver minacciato suo padre, Alberto aveva chiesto di sua sorella. Abbiamo tentato di trasmettere i suoni agghiaccianti di quella voce alla Polizia. Ma era, come oggi, il 1 Maggio, la festa dei lavoratori. Abbiamo tentato di denunciare nostro figlio ma siamo stati lasciati soli.  Non sono intervenuti e ci hanno rimandato al lunedì successivo.

Ma Alberto ed Alice non hanno più avuto un lunedì. Questa è la sola ed unica verità. Quella che tutti hanno ben compreso. È terribilmente semplice. Ma per la Procura Alberto Scagni non è matto perché è l’unico responsabile di tutto quanto è accaduto. Così è più semplice. Non è gravemente infermo di mente. Ha torto il Perito del Giudice e ragione il consulente del PM che ha stabilito, ancor prima di ogni perizia, che Alberto Scagni è un simulatore ed un callido assassino. Per ora sono stati smentiti ma sono sicura che troveranno un Giudice che, per ‘ragion di Stato’ disporrà un’altra perizia che possa rimettere ogni cosa al suo posto. Tutta la colpa sarà di noi semplici cittadini mentre alcuna responsabilità avranno gli inerti rappresentanti dello Stato. Quando lo Stato fallisce la colpa è sempre dei cittadini. Oggi Alberto è esattamente come il primo maggio scorso. Nessuno lo cura perchè non deve essere malato. Non ha più nemmeno un avvocato ed allora, la stessa Procura che ci sta condannando a tutto questo surreale processo, glielo ha nominato uno. Evviva!

L’ipocrisia del diritto è salva. 

Io, Antonella Zarri Scagni sono andata a trovare mio figlio Alberto in carcere. L’assassino di mia figlia Alice. Il consulente del Pubblico Ministero non sa nemmeno di che parla. Per lui e per l’ufficio che rappresenta noi siamo solo pedine di un risiko dove debbono vincere loro senza rendersi conto che a perdere sarà la credibilità dello Stato.
Tra poche ore, un anno fa, verrà uccisa nostra figlia Alice. Un tragico destino. Una tragedia enorme. Mostruosa. Che queste ore siano di riflessione per coloro che, sollecitati invano da due anziani genitori disperati, non sono voluti intervenire in loro soccorso. Che ogni minuto che passa sia per loro un peso sulla coscienza con il quale dover fare i conti".

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