Nel petto di un piccolo genovese batte il cuore di un bimbo greco
L'intervento eseguito a Torino per salvare la vita di un bimbo genovese di 18 mesi è tecnicamente riuscito. Il trapianto di cuore è stato reso possibile grazie alla donazione dell'organo da parte dei genitori di un bimbo morto a Patrasso in Grecia
Genova - È ancora presto per dirlo e la cautela è d'obbligo in questi casi. Ma l'intervento eseguito a Torino per salvare la vita di un bimbo genovese di 18 mesi è tecnicamente riuscito. Il trapianto di cuore è stato reso possibile grazie alla donazione dell'organo da parte dei genitori di un bimbo morto a Patrasso in Grecia.
Nicola, affetto da cardiomiopatia dilatativa e legato dallo scorso dicembre al cuore artificiale, è stato operato all'ospedale Regina Margherita di Torino per nove ore e mezza dall'equipe guidata dal professor Carlo Pace Napoleone.
«Nicola è in condizioni stabili e molto soddisfacenti», ha detto mercoledì 17 aprile 2013 il professore. Al momento la prognosi rimane riservata, come da prassi in questi casi.
Il bimbo, di madre russa e papà genovese, è ricoverato a Torino dal novembre 2012 ed era in lista trapianti urgenti da un anno. Presso il nosocomio torinese, Nicola ha dapprima ricevuto assistenza cardiorespiratoria con il sistema Ecmo, poi a dicembre gli è stato impiantato un cuore artificiale.
L'unica speranza per il bimbo di tornare a una vita normale era legata a un trapianto di cuore. Quando dalla Grecia è arrivata la notizia della donazione dell'organo, i medici torinesi sono volati letteralmente a Patrasso per prelevare l'organo.
Dopo i dovuti esami per accertare la compatibilità con il piccolo Nicola si è passati al lettino della sala operatoria. Nuovi bollettini medici permetteranno ora di seguire il decorso post operatorio del piccolo. Al suo capezzale da novembre la mamma e la nonna.
Papà Vincenzo, 45 anni, ha mantenuto finora il suo lavoro a Genova, dovendo così compiere un vai e vieni continuo per stare vicino al suo piccolo. Ma ora le cose sono cambiate. «Resteremo qui - dice Vincenzo - per consentire al nostro bimbo di completare il recupero, che sarà lungo. Ma finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel».
L'intervento è il secondo del genere nell'ultimo mese su un paziente tanto piccolo al Regina Margherita, dopo quello che ha salvato la piccola Emma.