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Cronaca

Futuri sposi e neo-genitori: i sogni d'amore infranti dal crollo di Ponte Morandi

Kelvin e Maria, 19 e 20 anni, sono usciti di casa afferrando soltanto la carrozzina della piccola Isabella. Andrea e Daniela avevano appena ristrutturato casa, vi si sarebbero trasferiti dopo il matrimonio: le loro storie

La piccola Isabella sta in braccio alla nonna, che la culla e le canta una canzoncina che la fa ridere anche tra le pareti grigie del centro civico Buranello. All’interno, in coda con un’altra decina di persone, ci sono papà Kelvin, 19 anni, e mamma Maria, 20: vivono, o meglio vivevano, in uno dei condomini di via Porro evacuati dopo il crollo di Ponte Morandi.

Al momento della tragedia stavano cucinando, hanno sentito un boato, sono usciti di corsa prendendo giusto la carrozzina della bambina: sono riusciti a rientrare soltanto molte ore dopo, giusto il tempo di prendere qualche effetto personale, i documenti, e sono stati fatti nuovamente uscire. Adesso aspettano di sapere cosa ne sarà di loro, giovani genitori rimasti improvvisamente senza un tetto sulla testa: è solo una delle centinaia di storie dei circa 600 sfollati di via Porro, via Fillak e via del Campasso, fatti evacuare per timore che quanto resta del ponte possa cedere ulteriormente provocando altri morti.

Dal 14 agosto a oggi sono stati 490 i residenti della “zona rossa” arrivati al centro civico Buranello di Sampierdarena, dove il Comune ha allestito un centro di accoglienza d’emergenza: chi è rimasto senza casa (ricordiamo che i residenti dei civici dal’1 al 4 di via Porro hanno potuto farvi ritorno giovedì in tarda serata dopo il via libera dei soccorsi) deve presentarsi, consegnare un documento che attesta la residenza e chiedere di essere inserito nelle liste per l’assegnazione di un alloggio. 

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Il Comune, insieme con Regione e Arte e le decine di volontari che stanno operando in queste ore, si occupa quindi di smistarli nelle strutture che hanno dato disponibilità a ospitarli - alberghi, b&b, residenze per anziani, comunità - e di fornire loro pasti e generi di prima necessità: «Abbiamo collocato oltre un centinaio di persone - ha confermato l’assessore comunale al Commercio, Paola Bordilli, giovedì sera - Entro sera termineremo l’inserimento. Abbiamo chiesto alle strutture di dare disponibilità per almeno due mesi, anche se gli sforzi sono ovviamente quelli di dare nuove case a lungo termine a tutti. Al centro lavorano anche molti psicologi inviati dalla Protezione Civile, sono indispensabili per accudire soprattutto chi era sul ponte al momento del crollo ed è riuscito a mettersi in salvo: sono sotto choc».

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La maggior parte delle persone che si aggirano per il centro civico Buranello, però, è composta da sfollati. Oltre a Kelvin, Maria e la piccola Isabella ci sono anche Andrea Fortunato, 34 anni, e Daniela Timoneri, 30: si sposeranno tra poche settimane, e in casa, oltre a tutti i loro averi, hanno lasciato anche le bomboniere che avrebbero dovuto consegnare agli invitati. Da pochissimo avevano ristrutturato l’appartamento di via Porro dove sarebbero andati a vivere insieme dopo il matrimonio, una spesa cui si è aggiunta la ristrutturazione del tetto e delle scale interne: l’edificio verrà probabilmente abbattuto nell’opera di bonifica e messa in sicurezza della zona rossa e della parte restante di Ponte Morandi.

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«Siamo molto grati ai Vigili del fuoco che ci hanno riaccompagnato in casa per prendere i nostri effetti personali - sottolineano abbozzando un sorriso - Quando sono entrato nell’appartamento ho avuto un attimo di smarrimento, poi mi sono sbrigato: non volevo mettere a repentaglio la sicurezza del vigile del fuoco perdendo tempo dietro a oggetti inutili. Lui mi ha visto fare in fretta, nel panico, e mi ha tranquillizzato, mi ha detto di fare con calma, di scegliere quello che mi serviva. Quando siamo usciti, il 14 agosto, non avevamo con noi nulla, neppure i documenti: sono arrivato al centro civico e ho presentato il libretto della moto, unica attestazione del fatto che vivessi in via Porro». Nella tragedia, Andrea e Daniela restano più uniti che mai: «Ci sposiamo il 17 settembre, c’è tanta amarezza perché la nostra nuova vita è di fatto andata a gambe all’aria, ma non perdiamo la speranza».

La solidarietà che supera i confini cittadini

A rendere la situazione un po’ meno pesante, la solidarietà dei tanti genovesi (e non solo) che sono arrivati al centro civico Buranello per dare una mano: c’è chi ha portato cibo, chi abiti, chi prodotti per l’igiene, chi ha messo a disposizione il proprio tempo, i propri soldi, persino la propria casa.

A oggi, spiegano le autorità, non vi sono necessità particolari: vengono serviti circa 1600 pasti al giorno e lavorano una cinquantina di volontari per assistere gli sfollati, che hanno già ricevuto donazioni e che in queste ore vengono gestiti singolarmente per tentare di alleviare il disagio e supportarli il più possibile.

Tutti si stringono intorno alle vittime, effettive e collaterali, di una tragedia immane, che continuerà certamente a produrre strascichi ancora per mesi, se non anni.

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