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Cronaca

Alluvione 2011, rinviata la sentenza di appello

In primo grado l'ex sindaco Marta Vincenzi era stata condannata a 5 anni di reclusione per omicidio e disastro colposo e falso

È stata rinviata la pronuncia della sentenza di appello per la tragica alluvione del 4 novembre 2011, attesa oggi, che vede imputati l'ex sindaco Marta Vincenzi, l'ex assessore comunale alla Protezione Civile, Francesco Scidone, e i funzionari comunali Gianfranco Delponte, Pierpaolo Cha e Sandro Gambelli. In tribunale, i familiari delle vittime, mentre Vincenzi è assente.

Il rinvio

I lavori riprenderanno il 16 febbraio, con un nuovo giro di audizioni, e la sentenza con tutta probabilità non sarà pronta prima di metà marzo. In particolare, ci sono alcuni punti che i giudici hanno ritenuto di dover approfondire prima di pronunciarsi, tra cui alcune testimonianze, e il piano operativo delle scuole per appurare le responsabilità dei presidi che, il 4 novembre, avevano fatto uscire gli alunni da scuola nonostante le condizioni meteo critiche. In aula torneranno dunque il “super testimone” Andrea Rimassa, che verrà interpellato sui verbali falsificati per nascondere la gravità della situazione, e poi Andrea Magini, il volontario che non indicò la piena del 4 novembre tra le 12 e le 13 perché non era sul posto. Sentito, inoltre, l'ex assessore alla Protezione Civile, Francesco Scidone.

Il padre di Serena Costa: «Ben venga un approfondimento»

In aula, per la lettura di una sentenza poi rimandata, c'erano anche i parenti delle persone che hanno perso la vita nell'alluvione, tra cui anche i genitori di Serena Costa, la studentessa di 19 anni travolta dalla piena del Fereggiano mentre andava a prendere il fratellino a scuola: «Le prove ci hanno dato una certezza: che la resposabilità c'è. Noi abbiamo vissuto tutto il processo di primo grado e abbiamo ben compreso gli sviluppi, ma se i giudici hanno dei dubbi un approfondimento è sempre ben accetto - è stato il commento di Marco Costa, papà di Serena - I tempi qui sono ovviamente ristretti rispetto al primo grado, ci aspettavamo comunque un punto di svolta da cui andare avanti».

L'avvocato della famiglia Costa, Emanuele Olcese, ha definito il rinvio «un finale a sorpresa. I giudici hanno ritenuto opportuno integrare il quadro probatorio, rinnovare l'esame dei testi, ed è possibile che venfa disposto un confornto tra di loro su circostanze che mi sembrano però più relative al falso. Procederemo poi a un'altra tornata di discussioni, e prevedo che arriveremo alla sentenza entro fine marzo».

L'ex assessore Scidone: «Fiducioso nella giustizia»

Presente in mattinata a Palazzo di Giustizia anche l'ex assessore comunale alla Protezione Civile, Francesco Scidone, che si è detto «fiducioso nella giustizia. Ci sono da rivedere alcuni aspetti che in primo grado non sono stati approfonditi, evidentemente non è tutto così pacifico come la sentenza di primo grado sosteneva. Al momento nonn mi faccio idee, aspetto di essere sentito, perché quando si viene sentiti si ha la possibilità di dire esattamente cosa si è fatto e pensato. Di certo - ha concluso Scidone - I tempi di un processo così lungo sono logoranti per tutti, per le famiglie delle vittime e per quelle degli imputati. La giustizia è questa, i tempi li conosciamo: noi non siamo sfuggiti, vedremo».

Le condanne di primo grado

In primo grado la condanna comminata a Vincenzi era stata di 5 anni di reclusione per omicidio e disastro colposo e falso. Erano stati condannati anche Scidone (4 anni e 9 mesi), Delponte (4 anni e 5 mesi), Cha (1 anno e 4 mesi) e Gambelli (1 anno).

Se la Corte d'Appello confermasse le condanne (che, alla luce del ricorso del pubblico ministero, potrebbero anche essere aumentate) e si andasse in Cassazione, Vincenzi rischierebbe l'arresto e la detenzione in carcere insieme con Scidone e Del Ponte. Dal processo principale potrebbe scaturire inoltre un altro filone d’inchiesta, quello relativo alle testimonianze che alcuni funzionari comunali avrebbero rilasciato in aula per alleggerire la posizione degli imputati.

Il difensore dell'ex sindaco Vincenzi, nel corso della sua arringa conclusiva, aveva ribadito la motivazione per cui la sua assistita dovrebbe essere assolta, tirando in causa il Coc (Centro Operativo Comunale) che non l'avrebbe avvertita in tempo di quanto stava succedendo, e della gravità della situazione. Inoltre, sempre per il legale, parte della responsabilità sarebbe da attribuire ai presidi che avevano deciso di far uscire gli studenti da scuola nonostante l'alluvione in corso.

Nell'esondazione del Fereggiano persero la vita 6 persone, tra cui due bambine, tutte travolte dalla furia del fiume uscito dagli argini.

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