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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Isolamento e violenza domestica, i centri si attivano anche con Skype e chat: «Ci siamo sempre»

Le operatrici continuano il loro lavoro di supporto e assistenza, soprattutto in un momento così complesso in cui la convivenza forzata può causare situazioni simili a bombe a orologeria pronte a esplodere

Non per tutti restare a casa è più sicuro, in questi giorni in cui la necessità di rimanere isolati tra le mura domestiche per contenere i contagi da coronavirus è diventata una priorità. La violenza domestica, infatti, non si ferma a causa dell’epidemia. Se possibile, anzi, aumenta, perché la convivenza forzata e l’impossibilità di uscire, unita alle frustrazioni, alle ansie e alle paure, amplificano gli scoppi d’ira. E situazioni che in precedenza, pur critiche, sembravano gestibili, si rivelano vere e proprie bombe a orologeria.

«Non ci preoccupiamo soltanto delle donne, ma anche dei bambini - spiega Chiara Panero, operatrice del centro Per non subire violenza di via Cairoli - Adesso che sono a casa vivono ancora di più sulla loro pelle le violenze. Le scuole aperte e le attività consentivano di trascorrere più tempo fuori e “decomprimere”, in questi giorni invece è inevitabile assistere».

«Dall’inizio dell’emergenza le chiamate al nostro centro anti-violenza sono diminuite, inevitabilmente. Prima ricevevamo una media di 1-2 chiamate al giorno, ovviamente date le circostanze si sono rarefatte - prosegue Panero - Abbiamo comunque ricevuto segnalazioni, e le situazioni che stiamo gestendo sono molto complesse, aggravate dal fatto che sono in vigore norme specifiche che impongono di limitare i contatti. Noi abbiamo una casa a indirizzo segreto per le situazioni di pericolo immediato e due alloggi. Gli ingressi in emergenza che comunque noi facevamo molto poco preferendo i programmati, sono ancora più difficili da attuare in quanto occorre una valutazione dello stato di salute da parte dell'autorità sanitaria competente: non possiamo correre il rischio di accogliere persone che potrebbero essere contagiate, quantomeno non senza saperlo. Su questo ci stiamo muovendo in questi giorni».

Le operatrici, una ventina circa, si sono comunque organizzate per essere sempre a disposizione: i casi in carico vengono gestiti sfruttando la tecnologia, con colloqui su skype o altri mezzi da remoto, ed è attivo un numero di cellulare a disposizione 24 ore su 24 per tutte le segnalazioni.

«Ciò che cerchiamo di fare - spiega Panero - è consigliare alle donne di chiamarci nei rari momenti in cui sono libere: quando vanno a fare la spesa, quando portano fuori il cane, quando vanno in farmacia. Insomma, quando fanno quelle piccole commissioni che oggi sono ancora concesse e che consentono di uscire di casa e allontanarsi dalla persona violenta. Rispondiamo al cellulare o richiamiamo, e utilizziamo anche messaggi e chat per comunicare».

Il lavoro delle operatrici dei centri anti-violenza si è dovuto quindi adeguare alle disposizioni di limitazioni dei contatti: un supporto telefonico, in primis, cui segue un’indagine per tentare di attivare tutta la rete intorno alle donne. 

«Se raccogliamo una segnalazione possiamo agire facilitando la costruzione di una rete attorno - conferma Panero - Cerchiamo di collaborare con le forze dell’ordine e gli ospedali, e di aiutare le donne che ci contattano ad attivare risorse di cui magari non conoscevano l’esistenza.

Violenza sulle donne, i numeri da chiamare

Per confermare a tutte le donne bisognose di aiuto che il lavoro dei centri anti-violenza non si fermano è stata quindi lanciata la campagna #noicisiamo e prodotto brevi spot in 6 lingue - italiano, spagnolo, francese, inglese, albanese e arabo - con l’obiettivo di raggiungere chi ha bisogno di aiuto.

I numeri di telefono di Genova (393 971 2414) e Recco (334 603 0961) sono sempre attivi 24 h/7 e sono ben segnalati sul sito, sulla pagina Facebook e su Instagram: «Una voce accogliente che ascolta, che raccoglie il disagio, un’operatrice preparata può aiutare la donna a ragionare sulla situazione, a trovare le proprie strategie, e sentirsi un po’ più sicura».

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