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Cronaca Centro Storico / Via di Prè

Pré: tra spaccio e timori, lo sfogo della neo-mamma: «Mai così difficile vivere qui»

Abitare in alcune zone del centro storico, nelle settimane in cui si affronta l’emergenza coronavirus, è diventato ancora più pericoloso: l’intervista alla giovane madre

«Ho un bimbo di 7 mesi, spesso con me ci sono i figli del mio compagno, i miei vicini sono persone assolutamente per bene e nella mia stessa situazione: abbiamo paura di uscire di casa».

Chiara (nome di fantasia per tutelare la privacy), ha 30 anni e vive in via Pré, cuore del centro storico, da ormai quasi due anni. Da 7 mesi è diventata mamma di un bambino, e in queste settimane anche lei, come il resto dei genovesi, dei liguri e degli italiani, si trova a fare i conti con l’emergenza sanitaria legata all’epidemia di coronavirus. E pur rispettando rigorosamente le disposizioni dell’autorità, la situazione nel quartiere l’ha spinta a limitare ancora di più le uscite.

«Lo spaccio è aumentato tantissimo e a ogni angolo ci sono capannelli di persone. Qualche giorno fa nel mio portone ho trovato due persone che fumavano crack, se non stanno in strada si rifugiano nei portoni - spiega Chiara - Per uscire di casa e andare a fare la spesa bisogna chiamare le forze dell’ordine: segnaliamo l’assembramento, loro arrivano, li fanno disperdere, e noi usciamo. Mi sono trovata più volte a urlare dalla finestra che non si può stare in strada e non si può stare così vicini, ma vengo ignorata come tutti gli altri residenti».

Della situazione in via Pré, e dello spaccio che prosegue nonostante le indicazioni anti-contagio del decreto Io resto a casa e dei numerosi interventi delle forze dell’ordine, se n’era già parlato. E Chiara, uscendo con il suo bambino anche solo per andare dal pediatra, l’ha sperimentato in prima persona, e con lei chi vive nella stessa zona e si è già mosso per presentare denuncia. 

«Devo dire che vivo qui da agosto del 2018, e abbiamo toccato il fondo. Chi spaccia sa bene che le forze dell’ordine sono impegnate, c’è meno gente in giro e lo spaccio avviene senza pudore: c’è il capannello di pusher, arriva il cliente, si scambiano la merce alla luce del sole e proseguono indisturbati nella loro giornata. Io ho scelto di vivere qui con i bambini perché al di là delle problematiche l’ho sempre ritenuta una zona vivibile, ma ultimamente esco il meno possibile».

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