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Cronaca

Coronavirus tra psicosi e realtà, le chiamate più assurde al 112: «Ecco chi deve telefonare»

Da chi chiede informazioni generiche a chi pensa di essere contagiato soltanto toccando un oggetto made in China passando per chi vuole segnalare il vicino: il direttore del Nue spiega chi, davvero, dovrebbe chiamare il numero unico di emergenza

C’è chi chiama per chiedere se “la vicina di casa cinese è da segnalare”, chi vuole sapere se può prendere un aereo, chi vuole avere un quadro aggiornato della situazione in Liguria: decine, centinaia di chiamate al giorno di questo tenore al 112, numero unico di emergenza non soltanto per l’individuazione e la presa in carico di possibili casi di coronavirus, ma anche per la gestione di tutte le chiamate di emergenza “ordinarie” a livello ligure.

Da lunedì, giorno in cui è entrata in vigore l’ordinanza regionale che detta le linee guida per il contenimento dei contagi, a oggi, le chiamate arrivate al Nue sono state migliaia. Con le richieste più disparate, molte delle quali inappropriate: «Il numero unico di emergenza 112 deve essere chiamato solo in circostanze specifiche - spiega a GenovaToday il direttore del Nue, Sergio Caglieris - Il dato incoraggiante è che, benché siamo sempre molto al di sopra della media stagionale, che è in questo periodo è di solito di 2.300 chiamate in tutta la Liguria mentre ora giriamo attorno alle 3.600, non abbiamo più registrato le punte che abbiamo toccato nella giornata di lunedì, quando abbiamo avuto il picco di 5.600 chiamate».

Il continuo battage di Regione e Alisa, che hanno più volte sensibilizzato sulla necessità di tenere il più possibile le linee libere per la gestione di casi, o possibile casi, di coronavirus, sembra dunque avere funzionato, anche se la mole di chiamate che gli operatori del 112 devono gestire quotidianamente in questo periodo resta elevato.  anche diminuite le chiamate di informazione generiche per il coronavirus.

Coronavirus, chi deve chiamare il 112

«La nostra attività è sempre fortemente rallentata, perché le chiamate necessitano di una certa attenzione - spiega Caglieris - L’operatore deve individuare tre situazioni. La prima, quella in cui dall’altra capo del telefono c’è una persona che chiama per avere informazioni generiche sul coronavirus, come per esempio quali sono i sintomi, qual è la situazione in Liguria o come muoversi. Per questi casi è importante ribadire che il numero da chiamare non è il 112, ma il 1500, che è il numero nazionale e non un numero di emergenza. È fondamentale che le persone capiscano la differenza, perché occupiamo linee per fare cose che non ci competono. L’altro punto di riferimento per chi vuole informazioni è il medico di famiglia, che può dare tutte le info necessarie e, se necessario, segnalare casi che gli appaiono significativi ad Alisa».

Chi invece deve necessariamente, sempre, chiamare il 112 rientra in due categorie diverse: la prima è la persona che viene da una zona rossa o ha avuto contatti stretti con un soggetto che in seguito si è dimostrato contagiato da coronavirus, e che ha sintomi respiratori o di influenza che possono insospettire. «Devono chiamare il 112 - conferma Caglieris - e noi li transitiamo al servizio di emergenza sanitaria della loro zona territoriale».

Il secondo caso riguarda i soggetti che provengono da zone rosse, che sono entrati in contatto con persone contagiate, ma che non hanno sintomi: «A questa seconda tipologia di chiamata diciamo, precauzionalmente, di rimanere in casa e di non andare spontaneamente in pronto soccorso. Prendiamo i dati, e li facciamo richiamare dallo specialista di igiene territoriale che darà tutte le indicazioni più utili, farà un’indagine approfondita e stabilirà che cosa fare».

Coronavirus, le chiamate più assurde al 112

Inevitabile che, in giorni in cui la paura e i timori hanno raggiunto la psicosi, siano arrivate chiamate al limite dell’inverosimile.

«Una signora ci ha chiamato dicendo che era entrata in un negozio e che aveva visto decine di oggetti made in china - rivela Caglieris - si è preoccupata, e in preda al panico ha chiamato dicendo che era stata contagiata».

Altri casi riguardano automobilisti o camionisti che hanno percorso tratti di autostrada in Lombardia, o comunque nelle zone focolaio, e temevano di essere stati contagiati semplicemente transitando in un’area rossa: «In altri casi - aggiunge ancora Caglieris - ci hanno chiamato per segnalarci la vicina di casa cinese che mai è stata in Cina, o ancora per dirci di essere amici di lontani contatti di contagiati, peraltro persone con cui non sono entrati in contatto nell’ultimo periodo».

Coronavirus, la truffa del finto tampone

Un’altra categoria di persone che deve, invece, chiamare il 112, è quella presa di mira da truffatori che si spacciano per incaricati dell’Asl di effettuare un tampone per il coronavirus.

«Stiamo ricevendo molte chiamate, soprattuto dal ponente ligure, dove c’è il cluster di Alassio, da parte di persone anziane che dicono di avere alla porta operatori dell’Asl inviati per fare tamponi - conclude Caglieris - Nulla di più falso: non esistono operatori inviati porta a porta e i tamponi non vengono mai svolti a domicilio. Se avete dubbi chiamate il 112, e segnaleremo il caso alle forze dell’ordine così come già abbiamo fatto per le segnalazioni già arrivate».

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