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Cronaca

Coronavirus nelle case di riposo, controlli dei Nas in una decina di strutture

Partiti gli accertamenti in seguito ai diversi esposti arrivati in procura. Il fascicolo aumenta di dimensioni, le strutture in difficoltà sono state mappate ed è stata raccolta documentazione

Sono una decina le residenze sanitarie protette controllate dai carabinieri del Nas nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza coronavirus e sull’alto numero di decessi e contagi.

I militari diretti dal maggiore Massimo Pierini hanno iniziato a passare al setaccio registri e documentazione, mentre sul tavolo della procura di Genova il fascicolo aperto si arricchisce di altri dieci esposti arrivati per chiedere di fare chiarezza su quanto sta accadendo nelle residente sanitarie. Giorni fa era stato il Codacons a chiedere pubblicamente approfondimenti, inviando un esposto in cui puntava il dito contro la strage silenziosa nelle rsa e chiedendo di procedere per il reato di epidemia e concorso in omicidio plurimo per le morti dovute a infezione da covid-19.

L’inchiesta è finalizzata a capire come l’emergenza sia stata gestita, approfondendo quanto personale era effettivamente in servizio, quanti e quali erano i dispositivi di protezione in dotazione, come e dove gli ospiti sono stati assistiti. I militari del Nas, come detto, hanno avviato i primi accertamenti raccogliendo documentazione in rsa in gran parte di Genova, qualcuno fuori provincia.

A detta della Regione, dagli accertamenti interni avviati da Alisa sono circa il 40% le strutture in condizioni critiche in Liguria, e cioè una novantina su 230 totali. I posti letto stimati a inizio emergenza erano 12.000, 8.000 gli operatori sanitari, e in molti casi loro stessi si sono ammalati.

A Genova le criticità maggiori si sono registrate alla residenza San Camillo, dove sono morte oltre 40 persone e dove tra le vittime si registra anche un oss, alla Camaldolina di via Chiodo e la Paverano Don Orione di San Fruttuoso, ma in una situazione critica si trovano anche Villa Crovetto, a Bogliasco, e alla Casa di Riposo Torriglia.

In quest’ultimo caso era stato il sindaco di Chiavari, Marco Di Capua, a scrivere a Regione e Prefetto per chiedere di alzare il livello dei controlli e garantire la continuità assistenziale dopo che la maggior parte degli operatori si trova di fatto in malattia a fronte di una cinquantina di ospiti ancora in struttura e oltre morti in dieci giorni. Alisa aveva chiesto un commissariamento, proponendo il ruolo al sindaco che aveva però rifiutato.

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