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Cronaca

Coronovirus, genovesi "prigionieri" a Cuba: «Aiutateci a tornare a casa»

Il grido di allarme di Marta e Filippo, coppia di genovesi in vacanza a Cuba "prigioniera" da giorni in un ospedale cubano nonostante l'esito del tampone per il Coronavirus abbia dato esito negativo

Da quattro giorni, Marta e Filippo sono "prigionieri" dell'ospedale Pedro Kouri di La Lisa, vicino a La Havana, la capitale di Cuba. I due erano partiti per lo stato caraibico lo scorso 27 febbraio, ma da mercoledì 11 marzo la vacanza si è tramutata in un incubo. Il grido di allarme di Marta è stato lanciato venerdì 13 attraverso Facebook.

«Mercoledì siamo stati svegliati alle 24 e portati in ospedale per accertamenti perché erano stati trovati casi di Covid-19 a Cuba, dicendoci che entro 4 ore saremmo ritornati se avessimo avuto esito negativo. Ci hanno fatto il prelievo alle 9,30 del mattino. Dopo diverse insistenze alle 14 un medico ci dice che i nostri esami vanno bene. Da allora nessuna notizia. Viviamo un incubo da 36 ore. Siamo in un ospedale tremendo, in condizioni igienico sanitarie drammatiche, il cibo ci viene dato in mano, la zuppa ci chiedono di berla dal piatto, non c’è nemmeno carta igienica...non ci danno notizie di alcun genere, e’ impossibile parlare con medici! SIAMO SEGREGATI, siamo allo stremo delle forze fisiche e psicologiche... siamo preoccupati, stanchi, devastati, debilitati...VOGLIAMO TORNARE A CASA! Siamo in contatto con la Farnesina e con Ambasciata ma nessuna notizia chiara! Il problema è che sabato 7 dopo aver preso una botta di aria condizionata ho avuto un po’ di febbre, passata il giorno dopo con Tachipirina! Sto bene da giorni! Stanno facendo questo a TUTTI gli italiani a Cuba? AIUTATECI A TORNARE A CASA! Siamo negativi, vogliamo solo tornare a casa, abbiamo diritto a tornare nel nostro paese! Mettete fine a questo inferno».

Parole forti, alle quali si aggiunge il post della sera che sottolinea come nulla sia cambiato nella loro situazione di "prigonia".

«Sempre in isolamento forzato, sempre all’oscuro di tutto... NESSUN MEDICO ci parla, chiamiamo per ore e non arriva nessuno. Ci stanno negando il diritto all’informazione... è terribile non sapere cosa sta succedendo e cosa ne sarà di noi.
Dall’Italia ci sta arrivando un enorme sostegno, ma anche tante e diverse informazioni. Siamo confusi. Vogliamo che autorità italiane contattino quelle cubane e ci diano informazioni CHIARE. Sembra che a Cuba non esistano tamponi e che l’unica misura sia l’isolamento. Questo non ha alcun senso e non sappiamo neanche per quanto. Abbiamo addosso i vestiti con cui ci hanno prelevato... non ci vogliono fare avere le nostre valigie, non possiamo lavarci ne cambiarci. Abbiamo paura di ammalarci in questo posto. Il console italiano a Cuba di concreto non sa dire nulla se non di avere fiducia... ci chiediamo in chi e in che cosa... STIAMO BENE, NON ABBIAMO ALCUN SINTOMO, VOGLIAMO USCIRE DA QUESTO INCUBO».

Sulla difficile situazione degli italiani all'estero è intervenuto anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: «Trump ha bloccato tutti i voli per l’Europa, ci avviamo verso periodo turbolento, corrono ai ripari in modo sguaiato e approssimativo, cercheremo di dare una mano a tutti. Ho sentito il ministro Di Maio proprio per lavoratori e aziende colpite da questo blocco, cercheremo di fare il possibile».

Si è attivato anche il Pd come spiegato in un comunicato firmato da  Alberto Pandolfo, segretario genovese,  Giovanni Lunardon, capogruppo reginale e  Franco Vazio, deputato: "Ieri, appena venuti a conoscenza della difficile situazione di Marta Cavallo e Filippo Colotto, abbiamo ritenuto doveroso attivarci immediatamente con la viceministro degli Esteri, Marina Sereni, per un tempestivo intervento in merito alla vicenda dei due cittadini genovesi bloccati, a causa della pandemia da Coronavirus, in quarantena a Cuba in attesa di completare i test per il Covid-19. Il Ministero degli Esteri si è subito attivato per risolvere la questione, sulla quale mantiene grande attenzione. La viceministro Sereni ha infatti avuto un colloquio telefonico con l’ambasciatore Ferrari che si è immediatamente messo in contatto con il centro medico in cui la coppia è trattenuta per verificare tempi e modalità del protocollo che li riguarda ed ha in seguito parlato direttamente con i due connazionali bloccati, mettendoli al corrente delle azioni intraprese con l’obiettivo di risolvere al più presto la loro situazione".
 

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