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Ferrari, Porsche e ville di lusso: sequestrato l'impero del re delle televendite

Tre persone in carcere, due agli arresti domiciliari e un notaio sospeso. L'operazione Dynasty dei carabinieri ha inferto un duro colpo a una nota famiglia genovese, divenuta conosciuta con televendite truffaldine

Nelle prime ore della mattina, i carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria di Genova, coadiuvati dai militari dei Comandi Provinciali di Genova e Milano, hanno dato esecuzione alle misure cautelari della custodia in carcere e alla sottoposizione agli arresti domiciliari, emesse dal gip del tribunale di Genova, su richiesta del Sostituto Procuratore Emilio Gatti nei confronti di sei persone (tre in carcere; due agli arresti domiciliari e uno colpito da interdizione ad esercitare per mesi 6 la professione di Notaio).

Alcuni degli arrestati appartengono a una nota famiglia genovese, conosciuta su tutto il territorio nazionale per la vendita di gioielli tramite televendite, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa contrattuale, frode in commercio aggravata, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, nonché trasferimento fraudolento di valori.

Inoltre è stato eseguito il decreto di sequestro dei beni, riconducibili ai principali indagati, per i quali è stata richiesta, contestualmente alle misure cautelari penali, la sottoposizione alla misura di prevenzione personale, della sorveglianza speciale, e patrimoniale della confisca, al tribunale della prevenzione di Genova, che ha emesso il provvedimento cautelare sulle proprietà.

Sottoposte a sequestro diverse società, negozi gioielleria e compro oro, numerosi conti correnti, immobili, autovetture per un valore di circa dieci milioni di euro.

La notorietà della famiglia D'Anna nasce, agli inizi degli anni Ottanta, con il capostipite Giuseppe Maria, noto commerciante di preziosi di Genova, più volte chiamato giudiziariamente in causa per la vendita, attraverso la televisione, di oggetti preziosi risultati frequentemente non conformi a quanto dichiarato durante le telepromozioni; inoltre, già all'epoca, lo stesso ha riportato una condanna per fatti di ricettazione di oggetti preziosi, provenienti da furti in appartamenti, passati poi in televendita. L'indagine trae il nome dalla nota serie americana, in quanto anche la famiglia D'Anna ha attraversato circa 35 anni di storia genovese con vicissitudini degne di una fiction televisiva.

Giuseppe Maria D'Anna si è imposto sul mercato dei preziosi, anche tramite televendite, grazie a un meccanismo praticamente perfetto: riuscire a vendere grandi quantitativi di gioielli, acquistati a poco prezzo sui mercati asiatici, presentandoli in televisione con ottime caratteristiche intrinseche, che in realtà non hanno, inducendo così in errore gli acquirenti che credono sempre di fare grandi affari e investimenti in beni rifugio.

Tuttavia, sin dagli esordi, il suo operato è stato svariate volte al centro di inchieste giudiziarie, intentate dai pochi che si sono accorti dell'inganno, ma terminate quasi sempre con l'archiviazione del procedimento penale per rimessione della querela della parte offesa, perché risarcita, o per le lungaggini della giustizia.

Neppure una più accurata indagine della Guardia di Finanza, del 2002, che aveva, tra l'altro, portato alla luce un'imponente evasione fiscale per svariati miliardi delle vecchie lire, è stata in grado di arrestare le attività fraudolente delle società di compravendita di preziosi condotte dagli indagati che hanno potuto proseguire, indisturbati fino ad oggi, attraverso l'interposizione fittizia di beni e società in realtà a loro pienamente riconducibili.

L'operato di Giuseppe D'Anna e dei suoi associati, nel frattempo rafforzato dalla indispensabile opera della figliastra, la celebre Joanna Golabek, subentrata quale irresistibile conduttrice televisiva, e del figlio Ruben, che prenderà le redini di quella che viene ritenuta dagli inquirenti una vera e propria associazione per delinquere, non è passato inosservato neppure al Garante per la Concorrenza del Mercato e delle Comunicazioni, che ha comminato, negli anni, svariate sanzioni pecuniarie, nonché a trasmissioni televisive come Striscia la Notizia e Porta a Porta nelle quali è stato più volte rimarcato il carattere ingannevole delle televendite.

A metà degli anni 2000, scoppiato il boom dei 'Compro Oro', gli indagati attraverso le notevoli disponibilità di denaro, hanno avviato numerosi negozi nei punti nevralgici di Genova, utilizzandoli, tramite l'acquisto dell'oro usato, per riciclare gli enormi proventi dei citati reati.

Il gigantesco flusso di denaro, gestito dagli indagati attraverso i loro sodali prestanome, è servito anche per mantenere un elevatissimo tenore di vita, ostentato attraverso l'acquisto di beni di lusso (imbarcazioni, abbigliamento d'alta moda, soggiorni nei migliori resort in giro per il mondo) autovetture di grande prestigio (Ferrari, Porsche, Audi, Bmw) e immobili di notevole valore commerciale come ville in Sardegna e grandi appartamenti nelle più rinomate zone di Genova (Albaro, Foce e Centro) nonché all'estero (Francia e Svizzera).

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