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Cronaca

Decapitò lo zio dopo una lite, 30 anni a Claudio Borgarelli

A meno di un anno dall'arresto, arriva la sentenza di condanna per l'ex infermiere di Lumarzo: l'11 ottobre del 2016 aveva ucciso il pensionato Albano Crocco nei boschi di Craviasco

Trent’anni di carcere con il rito abbreviato: questa la condanna emessa dal giudice del tribunale di Genova nei confronti di Claudio Borgarelli, l’ex infermiere 55enne di Lumarzo che nell’ottobre del 2016 uccise e poi decapitò lo zio, Albano Crocco, per una disputa legata a un terreno.

A emettere la sentenza, lunedì pomeriggio, è stata il giudice per l’udienza preliminare Maria Teresa Rubini, proprio alla luce della richiesta del rito abbreviato avanzata dall’avvocato di Borgarelli. Il pubblico ministero Giovanni Arena aveva comunque chiesto la condanna all’ergastolo, complice anche una perizia in cui l’esperto del tribunale aveva dichiarato l’ex infermiere capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio. 

FOTO | A Craviasco, nei boschi dove è stato ucciso Albano Crocco

Borgarelli si era presentato in tribunale lo scorso 15 settembre, quando aveva letto in aula una lettera in cui chiedeva perdono ai familiari di Crocco, che all’epoca della morte aveva 68 anni. Nell’emettere la sentenza di condanna, il giudice ha escluso l’aggravante della crudeltà, ripercorrendo i punti salienti di una vicenda che ha scosso profondamente la val Fontanabuona.

La ricostruzione dell’omicidio

Il corpo di Albano Crocco, anche lui ex infermiere residente a Lumarzo, viene trovato senza vita la sera dell’11 ottobre nei boschi di Craviasco, piccola frazione del bordo della val Fontanabuona. I carabinieri, intervenuti insieme con gli uomini del Soccorso Alpino, notano subito qualcosa di strano nel cadavere: è senza testa, e sulla schiena porta i segni di un colpo d’arma da fuoco. Quello che inizialmente sembrava un tragico incidente, un fungaiolo (Crocco era un appassionato cercatore di funghi) si trasforma subito in un giallo dalle tinte raccapriccianti.

VIDEO | Omicidio Lumarzo, ecco le intercettazioni che inchiodano il nipote: «Uccidere te...»

Tra i primi a essere interrogati sulla vicenda c’è anche Claudio Borgarelli, nipote di Crocco,la cui villetta sorge proprio alla fine di una strada, l’unica, che porta al sentiero che conduce nel bosco. Borgarelli, che si era rifiutato di partecipare alle ricerche rifiutando le chiamate della cugina, la figlia di Crocco, nega di avere visto lo zio, ma con il passare dei giorni i carabinieri stringono sempre di più il cerchio intorno a lui: saltano fuori continui litigi legati al terreno, in particolare alla strada che porta alla casa di Borgarelli e che lui stesso considera come sua proprietà privata. Tanto da mettere alcuni paletti per limitare gli accessi. E proprio i paletti, verrà fuori in seguito, avevano scatenato la violenza.

Quando Borgarelli verrà arrestato, a inizio novembre, ammetterà davanti agli inquirenti di avere aggredito lo zio dopo averlo visto rimuovere i paletti dalla strada: «Abbiamo discusso di nuovo per il sentiero - confessa in lacrime al gip Paola Faggioni - Lui mi ha insultato e sputato addosso, e io non ho capito più nulla». 

A incastrarlo anche le immagini del suo stesso sistema di videosorveglianza, che lo riprende uscire di casa, andare verso il bosco e tornare indietro con un sacco della spazzatura (quello in cui ha presumibilmente nascosto la testa dello zio, mai ritrovata), per poi uscire nuovamente e allontanarsi sul suo furgoncino. In quel lasso di tempo l’ex infermiere ha inseguito lo zio nel bosco con una pistola, lo ha sorpreso alle spalle con due colpi di pistola caricata con pallini di caccia e poi lo ha decapitato. 

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