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Cronaca Chiavari

Detenuto si ferisce con una lametta da barba

L'episodio è avvenuto nel carcere di Chiavari. La polizia penitenziaria è riuscita a intervenire prima che fosse troppo tardi

Ha rischiato di morire nel carcere di Chiavari il detenuto 38enne tunisino, che il 22 luglio 2017 nei vicoli di Genova, a seguito di un probabile regolamento di conti per il controllo delle piazze di smercio di droga, estrasse dalla tasca un grosso coltello, colpendo in pieno viso il suo concorrente, causandogli un taglio molto profondo fra l'orecchio e il mento, sfigurandogli il volto.

«Questa volta l'uomo (un ex pugile dalla considerevole stazza) ha rischiato di morire non per una lite tra connazionali, bensì per mano sua - annuncia il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo -. Il detenuto, da pochi giorni trasferito dal carcere di La Spezia in quello di Chiavari, per motivi ancora da accertare, è andato in escandescenza e, armato di una lametta da barba (i detenuti ne hanno regolare possesso) ha iniziato a procurarsi dei tagli su varie parti del corpo, con la minaccia di recidersi la gola se fosse stato avvicinato da chicchessia. La sua protesta è andata avanti per qualche ora sino a quando il personale è riuscito a intervenire, bloccandolo quando aveva già iniziato a tagliarsi la gola».

«L'intervento provvidenziale della polizia penitenziaria ha consentito di affidare il detenuto alle cure ospedaliere dove tutt'ora è ricoverato - riferisce il Sappe -. È assurdo che nelle carceri liguri non vi sia una seria programmazione della gestione di questi detenuti psichiatrici. Il livello di pericolo è elevato. In Liguria oltre all’assenza del carcere di Savona, non è ancora stata consegnata la Rems di La Spezia (luogo di cura per i detenuti psichiatrici ultimata ma ancora non consegnata), opere pubbliche fondamentali per il benessere penitenziario ligure».

«Nelle carceri liguri l'assistenza sanitaria è in subordine al numero dei detenuti invece - secondo il Sappe - dovrebbe essere in ragione della tipologia dei detenuti, inoltre solo Marassi e Sanremo possono contare sulla presenza h24 del settore sanitario, negli altri istituti è garantita fino alle 20/22, infine è insufficiente l'assistenza ai detenuti psichiatrici».

«Ci sono troppi buchi neri nella gestione sanitaria delle carceri liguri - conclude il Sappe - oggi l'unica cosa certa è l'intervento della polizia penitenziaria, sempre provvidenziale e risolutivo. Diversamente oggi Chiavari avrebbe forse raccontato un'altra pagina di cronaca nera delle patrie galere. Forse è il momento di chiedere l'intervento della magistratura».

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