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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Certosa / Via Antonio Piccone, 13/2

Il centro antiviolenza Pandora lancia una rete di servizi per le donne straniere

È partita una campagna di comunicazione in quattro lingue diverse per raggiungere il maggior numero possibile di donne

Sensibilizzare le donne straniere sul tema della violenza di genere, per non farle sentire sole e offrire un aiuto sicuro al centro antiviolenza Casa Pandora (che si trova a Certosa, via Piccone 13/2): questo l'obiettivo del progetto "Macramé", sviluppato dalla cooperativa sociale Mignanego con cooperativa Agorà, Ascur, cooperativa sociale Coserco, Udi Genova e il contributo della Regione Liguria.

"Il progetto - spiega Paola Campi, presidente del centro antiviolenza Casa Pandora Margherita Ferro - è dedicato all'avvicinamento delle donne straniere al centro antiviolenza. Questo perché le donne provenienti da altri Paesi sono una minoranza rispetto a quelle che accogliamo, pensiamo dunque che dipenda sicuramente da un mix tra cultura e storia delle nazioni di provenienza, ma crediamo che ci sia anche poca comunicazione diretta in maniera puntuale a loro. Attraverso Macramé vogliamo colmare questo gap, per cui produrremo materiale in lingua per tutte coloro che vivono a Genova e che potrebbero avere bisogno di spazi simili".

I video rivolti alle donne che parlano arabo, spagnolo, ucraino e francese

"La cultura del rispetto - dice Simona Binello, direttrice della cooperativa sociale Agorà - parte principalmente dal rispetto di se stesse. Così all'interno del progetto Macramé abbiamo voluto creare strumenti rivolti alle donne per aumentare la consapevolezza dei propri diritti e far conoscere i servizi sul territorio. Abbiamo contribuito alla creazione di un piano di comunicazione rivolto alle donne straniere con una modulistica apposta per loro, per far comprendere nella loro lingua dove sono i servizi ai quali poter accedere".

"All'interno del progetto Macramé - sono le parole di Maria Carla Sivori, pedagogista di Ascur - è stato pensato uno spazio dedicato ai figli delle donne seguite. Si tratta di uno spazio neutro in grado di accogliere bambine, bambini, ragazze e ragazzi che hanno vissuto un impatto con la violenza, e che non hanno trovato un testimone empatico con cui parlare. Possono riportare qui le loro emozioni, rabbia, paura, tristezza, e troveranno un adulto che può accoglierli e che può rielaborare insieme a loro queste sensazioni e restituirle per portare uno sguardo nuovo sul mondo".

"La nostra associazione una volta si chiamava Unione Donne Italiane - spiega Teresa Bruneri, presidente Udi Genova - dal 2001 si chiama Unione Donne in Italia, quindi è aperta a tutte, a coloro che sono nate nel nostro Paese ma anche a coloro che sono arrivate nel corso dei decenni. Lavoriamo per i progetti relativi ai diritti di cittadinanza ma anche per le possibilità di inserirsi in ambiti nuovi lavorativi o sociali".

"Nel progetto ideato - conclude Roberta Filanti, consulente orientamento al lavoro Coserco - ci occupiamo anche di orientamento al lavoro: scriviamo curriculum, orientiamo verso progetti formativi adatti alle competenze e alle capacità delle donne, le seguiamo nei percorsi lavorativi e formativi collaborando con varie agenzie del territorio".

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