Carcere di Marassi, ancora uno smartphone trovato in cella
Il sindacato Sappe: “Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone"
Ancora un cellulare sequestrato nel carcere di Marassi.
Il telefono è stato trovato dopo l’intensificazione dei controlli da parte del personale di polizia penitenziaria, disposta dal comandante di reparto e dal vice comandante. Lo riporta Michele Lorenzo, segretario nazionale per la Liguria del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe: “Dopo quello scoperto l’altro giorno, questo ennesimo ritrovamento di un telefono cellulare nel carcere di Marassi, nella cella occupata da un giovane detenuto marocchino da pochi mesi assegnato a Marassi che deve scontare una pena per traffico di sostanze stupefacenti, conferma che i detenuti le studiano tutte per eludere la sorveglianza della polizia penitenziaria: siamo passati dalle classiche introduzioni dai colloqui finanche dai lanci esterni dal muro di cinta, il tutto finalizzato ad introdurre i telefoni per consentire ai detenuti di mantenere aperti i rapporti delinquenziali con l’esterno”.
Lorenzo denuncia che, a dispetto delle promesse della ministra della Giustizia Marta Cartabia alla recente festa nazionale della polizia penitenziaria circa gli investimenti per potenziare il corpo di adeguamenti strumenti tecnologici, “negli istituti liguri si continua l’eterna battaglia per garanti sicurezza e legalità solo grazie allo sforzo immane della polizia penitenziaria".
"È sempre grazie all’alta professionalità dei baschi azzurri di Genova che, ancora una volta, si è riusciti a garantire la sicurezza interna dell’istituto. Oramai anche il rinvenimento di cellulari, così come le aggressioni al personale, sta facendo statistica e senza un immediato intervento dell’amministrazione sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani”.
Il segretario generale del Sappe Donato Capece “esprime il proprio apprezzamento al personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Marassi e auspica che alle unità direttamente coinvolte nel ritrovamento venga riconosciuta una giusta e meritata ricompensa". E ricorda che “la polizia penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del codice penale di recente emanazione per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.
Per il Sappe “è urgente e non più differibile trovare soluzioni al personale di polizia penitenziaria che opera, sotto organico e con mille difficoltà, nel carcere di Marassi e nonostante tutto garantisce al meglio i compiti di sicurezza”: per questo il primo sindacato della polizia auspica un intervento dei vertici dell'amministrazione penitenziaria.