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Cronaca

La marijuana legale si compra anche in tabaccheria

Da qualche settimana la marijuana legale o canapa light si può acquistare anche in alcune tabaccherie. Il prodotto contiene valori di thc, il principio attivo presente nella cannabis considerato stupefacente, al di sotto dello 0,2 per cento

La canapa legale o marijuana light è arrivata anche in alcune tabaccherie di Genova. Ma perché, esiste una marijuana legale? La risposta è sì, in particolare dopo l'entrata in vigore della legge 242/16. Dopo l'apertura di negozi che vendono esclusivamente prodotti derivati dalla canapa, ora il prodotto è disponibile anche sui banchi di alcune tabaccherie, anche se la categoria è divisa riguardo l'opportunità di vendere questo tipo di confezioni. Su dieci tabaccherie del levante genovese, solo due esercenti hanno deciso di esporre e vendere (solo a maggiorenni) la marijuana light.

Giovanni Risso, presidente Nazionale della Federazione Italiana Tabaccai (Fit), sostiene: «Senza entrare nel merito della legalità della vendita di tale prodotto, la Fit ha già da tempo interessato le autorità competenti, chiedendo a queste di pronunciarsi sulla vendita della marijuana legale in tabaccheria. In attesa di risposta - conclude il presidente Risso - sconsigliamo comunque i tabaccai dal vendere prodotti a base di cannabis light. Con l'auspicio che qualora si propendesse per la legittimità della vendita, si riconosca ai tabaccai la medesima posizione di chi ad oggi si è avventurato sul mercato incurante di divieti o prescrizioni».

Il titolare di uno degli esercizi che ha deciso di vendere marijuana light, interpellato da GenovaToday sui motivi della sua decisione, ha risposto senza esitazione «perché non dovrei venderla, è legale». Sulla stessa linea anche l'altra commerciante che espone canapa legale. «Ho una figlia e se lei fosse incuriosita dalla canapa, preferirei potesse comprarla in un negozio, con regolare scontrino, piuttosto che andare in cerca di spacciatori e mettersi nei pericoli».

Franco Casalone, imprenditore di San Germano (Al) che ha scelto la canapa come coltura, a sostituzione del suo mais, spiega cosa è cambiato con la legge 242/16: «Se la pianta è sotto lo 0,2% di thc, con la legge europea non c'è nessun problema. La nuova normativa italiana ha innalzato i livelli consentiti di thc allo 0,6% per le piante in coltivazione. Se arriva all'1% di thc in caso di una stagione particolarmente soleggiata, l'anno dopo la varietà viene monitorata dalle forze dell'ordine e se continua a essere troppo alta, viene tolta dalla lista europea».

Che cosa sono thc e cbd

La spiegazione è tratta dal sito cannabis.info. «Il thc (o tetraidrocannabinolo) è la principale sostanza psicoattiva presente nella cannabis e uno degli oltre 80 diversi cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis. Interagendo con diversi recettori situati nel nostro cervello, il thc produce varie reazioni nel corpo, causando sensazioni di euforia, rilassamento, gioia e altro».

La legge italiana definisce valori precisi per quanto riguarda il thc, ma nulla dice a proposito del cbd, altro principio attivo, presente nella canapa. «Il cbd, o cannabidiolo, è uno dei 113 cannabinoidi presenti nella cannabis. Come gli altri cannabinoidi, il cbd interagisce con il sistema endocannabinoide (o ecs) presente nell'organismo umano. L'ecs è anche in grado di produrre cannabinoidi in modo autonomo, come ad esempio l'anandamide, che viene prodotta dopo aver fatto attività fisica e si pensa sia la causa dello 'sballo del corridore'. Il cbd, a differenza del thc, non è un cannabinoide psicoattivo. Quindi, non provoca uno 'sballo'. È il secondo cannabinoide maggiormente presente nella cannabis, e in genere si trova in concentrazioni più elevate nelle piante di canapa (cannabis sativa L), che di solito contengono bassi livelli di thc».

La parola ai contrari

Come detto, sul campione analizzato, la larga maggioranza dei tabaccai ha deciso di non vendere marijuana light. Alcuni preferiscono seguire le indicazioni delle federazione e temporeggiare. Altri si pongono quesiti del tipo «se uno entra, si compra dieci pacchetti, va a casa e se li fuma, poi prende l'auto e investe un pedone?». Come prima cosa va chiarito che il tampone in uso alle forze dell'ordine per verificare l'eventuale assunzione di stupefacenti rileva solo il thc, dunque chi ha assunto canapa light risulta negativo. In più l'assunzione massiccia non aumenta la presenza di thc nel sangue. Per fare un paragone, non è come l'alcol nelle bevande: se si consumano dieci birre con gradazione al 2%, nel sangue il livello di alcol si accumula. Così non è per il thc presente nella canapa. Altra doverosa precisazione è che la canapa in vendita nei negozi non è fatta per essere assunta (e qui emerge il vuoto legislativo): «è da intendersi solamente per ricerca, sviluppo, uso tecnico o collezionismo, non è destinato al consumo alimentare, farmaceutico o sostitutivo al tabacco», si legge sulle confezioni del prodotto.

L'interesse dei media

La richiesta nei negozi ha subito un forte incremento dopo un recente servizio, andato in onda sulla trasmissione Le Iene di Italia 1. Anche noi abbiamo deciso di affrontare l'argomento, non tanto per mettere dei punti fermi, quanto per spingere a una riflessione. La storia della canapa legale somiglia in questo momento a quella della sigaretta elettronica, all'inizio in libera vendita e poi finita sotto monopolio dello Stato, con relativa tassazione. Al momento la canapa non è tassata dallo Stato, ma la prospettiva che lo diventi è più che un'ipotesi. Se così sarà, la vendita della marijuana nei negozi andrà a ingrassare le casse del monopolio, ma servirà per togliere sostentamenti al mercato nero? La legge 242/16 non equivale a una legalizzazione della marijuana, ma ha dato il via alla vendita di quella con effetti non considerati stupefacenti. Quali saranno i risultati, chi ne ha giovamento? Detto altrimenti, è un modo concreto per combattere lo spaccio? La nuova norma farà sì che spariscano, per fare un esempio, i pusher dal centro storico, che a ogni angolo propongono 'fumo, fumo'? Il dibattito è aperto e le posizioni al momento sono discordanti. Quello che accomuna un po' tutti è la speranza che presto la legge faccia chiarezza sulla vicenda, sempre che i politici italiani, almeno loro, riescano a trovare dei punti di convergenza sull'argomento.

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