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Cronaca

Invasione di cinghiali, caccia aperta in Provincia

La Provincia di Genova è alla ricerca di soluzioni per fronteggiare l'emergenza, sempre più pressante, dell'invasione dei cinghiali sul territorio. Il contingente dei capi abbattibili è fissato a 11 mila e il commissario Fossati auspica sia raggiunto

Genova - Per fronteggiare l’emergenza, sempre più pressante, dell’invasione dei cinghiali sul territorio, delle devastazioni che provocano a orti, vigneti, uliveti, terrazzamenti, ma anche dei versanti e sul corso dei piccoli rivi «bisogna assolutamente che il contingente dei capi abbattibili fissato per questa stagione in 11 mila capi sia pienamente raggiunto – dice il commissario della Provincia di Genova, Piero Fossati – aumentando, se il calendario venatorio regionale lo consente, il numero delle giornate settimanali in cui è possibile la caccia al cinghiale, finora limitate al mercoledì e alla domenica».

La Provincia sta predisponendo, d’intesa con gli ATC,  un provvedimento «che permetterà di recuperare le giornate di caccia al cinghiale perdute per il maltempo non più al lunedì, ma al sabato. Questo perché - spiega Fossati - il recupero venatorio al sabato assicura una presenza maggiore di cinghialisti, molti dei quali invece al lunedì spesso non possono partecipare alle battute per impegni lavorativi. E il provvedimento, come l’aumento delle giornate venatorie settimanali per i cinghiali, ha lo scopo di assicurare il maggior numero di abbattimenti per ridurre e prevenire i disagi e i danni sul territorio».

Il commissario della Provincia risponde in questo modo anche all’accorato appello pubblico per salvare «la nostra campagna e la nostra incolumità» di Angelo Beretta, agricoltore-ambientalista di Serra Riccò che lancia il suo S.O.S. per i cinghiali.

Beretta, classe 1930, un rapporto di vero amore e poesia con la natura e gli animali «i cani che ho avuto, curato e amato – scrive – sono sempre e solo stati trovatelli abbandonati, fermo l’automobile e sposto con le mani il rospo o il riccio che stazionano in mezzo alla strada e annualmente rinnovo il mio incanto davanti a un albero di pesco che si veste a primavera…» oggi si sente «impotente e inorridito» di fronte a una terra «violentata quotidianamente da vere e proprie orde di cinghiali che annullano il lavoro dei contadini…» e le scorribande degli ungulati «demoliscono i muretti a secco che cedono sino  a crollare, complice l’acqua piovana e danno luogo a smottamenti di terra e rotolamento di sassi, e hanno otturato i ruscelli con esondazioni disordinate delle acque sui terreni».

La domanda successiva, pesantissima per chi ama in modo sconfinato la natura è «come si concilia la ‘tutela dell’ambiente’ di cui tanto si parla con lo scenario spettrale di ciò che ‘non rimane’ delle coltivazioni?» Angelo Beretta (del quale Fossati dice «ha assolutamente ragione»)  in ottantadue anni di vita non ha mai avuto «il ricordo di un simile scempio: non si parla di qualche, ma di tantissimi esemplari le cui lunghe zanne ricurve scavano come aratri impazziti» e chiede per questo «una soluzione definitiva onde bloccare la proliferazione di questi animali. Il tempo è scaduto, i coltivatori sono esasperati davvero e il codice è rosso».

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