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Cronaca

In bici in Ucraina per donare un'auto: "Porterà cibo e medicinali in una città spettrale, sono rimasti poveri ed eroi"

La storia di Tommaso Giani, diacono e grande tifoso della Sampdoria, partito dalla Gradinata Sud e arrivato in Ucraina in bicicletta: grazie ai suoi 'diari' su Facebook ha raccolto 9mila euro e ha donato un'automobile alla Caritas di Kharkiv

È andata a buon fine l'impresa di Tommaso Giani, il diacono sampdoriano partito in bicicletta lo scorso 26 giugno (a questo link l'articolo in cui avevamo raccontato la sua storia) dalla Gradinata Sud dello stadio Luigi Ferraris in direzione Ucraina. Un lungo viaggio su due ruote con la beneficenza nel cuore e un crowdfunding portato a termine in meno di un mese.

Il diacono sampdoriano che va in bici da Genova a Kharkiv: “Pedalo per aiutare gli amici ucraini"

L'obiettivo, ambizioso, era di arrivare a 20mila euro per regalare un minibus a un'associazione impegnata negli aiuti alla popolazione rimasta sotto i bombardamenti, alla fine sono stati raccolti novemila euro, grazie ai quali Tommaso ha potuto acquistare un'automobile. È stata donata alla Caritas e verrà utilizzata per portare aiuti, cibo e medicinale alle persone rimaste in città a Kharkiv, soprattutto anziani e fragili che non possono uscire di casa per andare a ritirare gli aiuti nei centri di distribuzione. 

"Storie di guerra e umanità, sono rimasti poveri ed eroi"

"Sono state tante le piccole donazioni arrivate arrivate in queste tre settimane sull'onda dei miei 'diari della bicicletta' su Facebook - racconta Tommaso Giani a Genova Today - forse è mancato il 'mecenate' con la grande donazione in grado di far fare il salto di qualità, ma si tratta di un grande traguardo raggiunto grazie alle tante persone che hanno partecipato al crowdfunding, ognuno secondo le proprie possibilità. Abbiamo smosso qualcosa e questo è importante, ma soprattutto siamo riusciti a donare un mezzo che consentirà alla Caritas di portare medicine, cibo e generi di prima necessità alle persone rimaste in una città davvero spettrale. Sono stato un solo pomeriggio e ho visto una situazione davvero drammatica, in città sono rimasti solo gli eroi e la povera gente. Ci sarebbero tantissime storie da raccontare -prosegue -in particolare mi ha colpito quella di una delle poche dottoresse rimaste in prima linea per andare a curare, con coraggio, sotto i bombardamenti, le persone rimaste nelle case; poi quella di un cuoco, uno dei pochi che ha tenuto il proprio locale aperto convertendolo in cucina della protezione civile, prepara pasti sovvenzionati dallo stato che vengono distribuiti alla popolazione". 

La situzione a Kharkiv

In città i bombardamenti russi sono sempre più intensi, Tommaso spiega che gli ucraini si aspettano una nuova offensiva da parte dell'esercito di Putin per conquistare Kharkiv e racconta le parole amare di uno dei preti che l'hanno aiutato a portare a termine l'impresa, Don Boris: "Io non credo che questa macchina durerà più di un anno - sorrideva amaro - io temo fortemente che questa città diventi nel giro di pochi mesi una nuova Mariupol. Questa però non è un'impresa inutile, saranno 9mila euro ben spesi se grazie a questa macchina salveremo la vita anche solo a due o tre persone".

Lo stesso acquisto dell'auto non è stato semplice: "Ci sono stati problemi burocratici perché servivano i soldi in contanti, con il supporto del segretario del nunzio apostolico di Kiev (una sorta di ambasciatore del Papa, ndr) siamo riusciti a risolverla. Io sono arrivato in bicicletta a Leopoli, poi ci siamo spostati nella Capitale per l'acquisto e infine siamo andati in auto a Kharkiv insieme a Don Boris. Un viaggio di 500 chilometri in un'autostrada deserta, militarizzata e spettrale. Dopo aver consegnato l'auto sono rimasto un pomeriggio in città, ora sono ripartito in autobus per rientrare nella mia Toscana". 

Chi è Tommaso Giani

Tommaso, infatti, non è genovese, vive a Santa Croce sull'Arno e lavora come insegnante di religione in una scuola superiore di Fucecchio, ma è un grande tifoso della Sampdoria, motivo per cui aveva scelto proprio la città di Genova come luogo di partenza per la sua missione, che nasce anche dall'amicizia con i tifosi del Metalist Kharkiv, sbocciata proprio durante alcune trasferte europee al seguito della formazione blucerchiata: "Kharkiv è la città estera che conosco meglio di tutte - aveva raccontato a Genova Today - c'ero stato otto volte prima di questo viaggio, le prime due al seguito della Samp, poi solo per il gusto di riabbracciare ogni anno i miei amici tifosi della squadra locale, con cui era nato un rapporto speciale".

"L'auto - prosegue ancora Tommaso Giani - è stata donata alla Caritas, ma la useranno anche i miei amici tifosi del Metalist rimasti in città, dal momento che ne avessero bisogno per qualche trasporto o commissione: basta che la prenotino da don Grisha, intestatario del mezzo, e potranno prenderla in prestito gratis tutte le volte che servirà".

E a proposito di coincidenze, all'arrivo a Leopoli Tommaso ha trovato anche una delegazione della sua città d'origine, Fucecchio, arrivata in città proprio per portare aiuti con una missione: "Sapevamo che c'era la possibilità di arrivare nelle stesse date, ma considerando tutte le incognite del mio viaggio non era scontato - racconta - è stata davvero una bella sorpresa con il sindaco e il vescovo del mio Paese che mi hanno accolto a braccia aperte". 

"Un'auto piena di cibo e medicine, ma anche dei sogni di pace"

"Il valore di questa macchina va anche oltre la sua utilità concreta, pure rilevante - conclude Tommaso Giani - dietro ci sono infatti centinaia di facce, di storie, di umanità che abbraccia tutta l'Europa. Tutte le persone che mi hanno ospitato e che mi hanno offerto qualcosa lungo i 18 giorni in bici, per esempio, per farmi coraggio e per sostenere questo mio sforzo di empatia con le vittime civili della guerra nella mia città del cuore ucraina: dal campeggio di Jesolo alla famiglia di Lubiana, dal prete di Nogara ai profughi del Donbass alloggiati in un ex orfanatrofio super-sgangherato in un villaggio sperduto su un cucuzzolo dei Carpazi; e ancora, ristoratrici croate, cameriere ungheresi, albergatori ucraini. Tutti hanno voluto sostenermi regalandomi quanto di meglio fosse nelle loro disponibilità per farmi passare la notte, tutti hanno voluto sentirsi parte di questa storia che cercava di arrivare a ridosso della prima linea della guerra, ma non per essere spettatori o reporter, quanto piuttosto per intervenire in un modo diverso rispetto a quello militare. Dove l'esercito invasore semina morte e distruzione, e dove l'esercito del paese aggredito controbatte per uccidere decine di migliaia di soldati nemici aggiungendo morte ad altra morte, c'è qualcuno (e questo qualcuno siamo tutti noi, che all'arrivo di questa macchina a Kharkiv abbiamo creduto) che vuole provare a dire a questi due eserciti "Non in nostro nome". Noi siamo per combattere l'ingiustizia con il soccorso ai più deboli, con il dialogo, con l'obiezione di coscienza e con la rivolta nonviolenta, anche se si tratta di percorsi lunghissimi che sulle prime la daranno vinta alla legge del più forte. Però c'è un'umanità da salvare che vale più di qualsiasi bandiera o integrità territoriale. Un'umanità che da oggi viaggerà anche per le strade di Kharkiv sotto assedio a bordo di questa macchina: una macchina piena di cibo e medicine, ma anche dei sogni di pace messi in bauliera da ognuno di noi".

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