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Cronaca

Autostrade: per il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici «200 gallerie non a norma»

Una lettera inviata a novembre a Ministero, Vigili del Fuoco, provveditorati e Aspi sottolineerebbe le condizioni dei tunnel lunghi oltre 500 metri presenti sulla rete autostradale italiana

Non è solo la Liguria a doversi preoccupare dello stato delle gallerie autostradali. Stando a quanto rivelato dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, in Italia sarebbero 200 le gallerie a rischio, 105 sulla rete in concessione ad Autostrade per l’Italia, 90 su quelle di altre società. 

Il Consiglio ne avrebbe diffusamente parlato in una lettera inviata lo scorso novembre alla direzione generale del Mit, ad Autostrade, al Dipartimento dei Vigili del Fuoco e ai provveditorati alle opere pubbliche. A novembre, e dunque oltre un mese prima del crollo di parte della volta nella galleria Berté, sulla A26 tra Masone e Voltri, avvenuto il 29 dicembre scorso. E proprio la Berté figurerebbe nell'elenco, con altre 9 gallerie liguri: quella del Turchino, sempre sulla A26, la Coronata sulla A10, la Monte Quezzi, la Veilino, la Monte Sperone, e la Maddalena tra Rapallo e Sestri Levante, sulla A12, e la Bolzaneto Uno, la Monte Galletto e la Monreale sulla A7.

Il documento, stando a quanto riportato da Repubblica, sarebbe stato acquisito dalla Guardia di Finanza di Genova, e punterebbe il dito contro i tunnel lunghi oltre 500 metri. Per i tecnici non sarebbero a norma perché non in linea con la direttiva europea 54 del 2004: non impermeabilizzati, privi di sistemi di sicurezza, di corsie di emergenza, vie di fuga e di luci guida in caso di evacuazione. Non ci sarebbero però rischi strutturali, almeno stando a quanto sottolineato da Aspi in una nota diffusa venerdì mattina.

«Autostrade per l’Italia precisa che gli interventi previsti da tale normativa non riguardano, in alcun caso, la sicurezza strutturale delle gallerie - scrivono da Autostrade - Tali adeguamenti consistono infatti nell’installazione di sistemi idrici, nella realizzazione di canali di scolo a bordo carreggiata, nell’illuminazione di aree di evacuazione, nell’implementazione di canali radio. Sulla rete Aspi, l’adeguamento di tali impianti è in corso, o in alcuni casi già concluso, in oltre 9 % delle gallerie interessate. Nel restante 10% i lavori sono in corso di aggiudicazione».

Autostrade: «Attivate misure compensative per garantire la sicurezza»

Aspi ha dichiarato che il 30 aprile 2019, su richiesta dalla Commissione Permanente Gallerie del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, sono state attivate «una serie di misure compensative, avvalorate da un apposito studio sulla sicurezza, per garantire un livello di sicurezza e prevenzione pari o maggiore rispetto a quello che si otterrà alla fine degli adeguamenti in corso». I provvedimenti presi, e notificati al Mit il 17 aprile, sarebbero il «presidio delle gallerie ai fini anti-incendio» (non è però chiaro da che punto di vista e in che modo, visto che dovrebbe essere continuativo), il posizionamento di vasche di riserva idrica agli imbocchi di ciascun fornice, l’adozione di kit assorbenti da impiegare in caso di sversamento di liquidi.

La Commissione del Mit, ha detto ancora Aspi, ha chiesto soltanto a novembre di aumentare queste misure compensative, «che la società si è impegnata ad attivare quanto prima, confermando tuttavia la piena idoneità dei sistemi adottati finora». Resta comunque il fatto che il crollo dello scorso 29 dicembre è avvenuto in una galleria che figura tra quelle a rischio, e che anche le infiltrazioni di acqua potrebbero avere influito sulla stabilità della volta, infiltrazioni che potrebbero essere condizionate dallo stato dei sistemi idrici di cui la stessa Aspi parla nella nota.

Per il crollo nella Bertè, la procura al momento indaga a carico di ignoti per crollo colposo. Resta ancora da accertare, infatti, se Aspi fosse a conoscenza delle reali condizioni della galleria, e se abbia sottovalutato ii rischi non predisponendo immediati interventi. Il fatto che la lettera del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici sia stata inviata a novembre, infatti, apre all'ipotesi che Autostrade sapesse del potenziale rischio, ma non lo considerasse urgente perché non riguardante, sulla carta, criticità strutturali. Intanto però, nella notte altro intonaco si è staccato dalla volta di una galleria, questa volta nella Ricchini, nel comune di Quiliano, sulla A6 Torino-Savona.

La galleria è rimasta chiusa in direzione Torino ed è stata riaperta solo venerdì mattina, dopo che i vigili del fuoco e la polizia Stradale hanno rimosso i materiali caduti ed effettuato i rilievi. La A6 è la stessa autostrada dove, lo scorso 24 novembre, è crollato un pezzo di viadotto travolto da una frana.

La Bertè, invece (dove non è crollato intonaco, ma un blocco da circa 2 tonnellate) era stata controllata dai tecnici di Spea, la controllata di Atlantia che si occupava delle ispezioni e manutenzioni, che aveva assegnato al tunnel un punteggio di 40, un voto che indica un rischio cedimento contenuto, che aveva innescato la procedura di programmazione di lavori non urgenti. Dal primo gennaio 2020 Spea non è più incaricata dei controlli e delle manutenzioni, e l’incarico è stato revocato.

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