rotate-mobile
Cronaca

Ai domiciliari per rapina manda il figlio a rubare e aggredisce i poliziotti

La sera di Pasqua le volanti della questura sono intervenute presso un albergo del centro dove è stato commesso un furto. I sospetti ricadono su un giovane e una cameriera. Dal telefono della donna emerge il numero di Papito. Il ladro è suo figlio

Genova - La sera di Pasqua le volanti della questura sono intervenute presso un albergo del centro cittadino dove è stato commesso un furto. I ladri sono riusciti a entrare in una delle camere e a rubare tre computer portatili, una fotocamera digitale e altri effetti personali di un cliente.

 

Gli agenti hanno ascoltato le testimonianze dei dipendenti che hanno notato in un corridoio un giovane sudamericano con in mano un sacco nero dell'immondizia. La ricostruzione della dinamica del furto ha inoltre fatto sospettare che i ladri avessero la complicità di qualcuno all'interno dell'hotel.

In particolare le attenzioni dei poliziotti si sono concentrate su una cameriera, una donna croata di 55 anni, con il consenso della quale sono state controllate le chiamate fatte e ricevute con il suo cellulare nel lasso ditempo in cui è stato commesso il furto.

Si è così scoperto che la donna aveva avuto contatti con un certo Papito, dalla cui utenza telefonica gli agenti sono risaliti ad un 40enne cubano, attualmente agli arresti domiciliari per una rapina commessa in zona Castelletto pochi giorni prima con la complicità del figlio 21enne e della compagna.

Proprio il figlio 21enne poteva corrispondere alla descrizione del giovane notato nell’hotel al momento del furto. I poliziotti hanno cercato di risalire al domicilio del ragazzo, riuscendo a rintracciarlo il giorno dopo in un'abitazione al Lagaccio.

Alle domande degli agenti il 21enne, apparso da subito nervoso, ha prima negato ogni coinvolgimento, per poi ammettere di aver commesso lui il furto, con la complicità della cameriera, con cui il padre teneva i contatti, e di essere poi fuggito a bordo di un’autovettura condotta da un altro complice, di cui ha dato il numero di cellulare.

Gli operatori sono così risaliti all’identità di un altro membro della banda, un 25enne cileno, nella cui autovettura hanno ritrovato, nascosto sotto il sedile passeggero, il primo dei tre computer rubati. Il secondo lo hanno recuperato a casa di un’amica di quest’ultimo, una 31enne cilena, a cui lui l’aveva ceduto.

A questo punto ai poliziotti non è restato altro che recarsi presso l’abitazione del 40enne cubano, la mente della banda. Questi, dopo aver inizialmente negato ogni coinvolgimento, ha improvvisamente reagito violentemente alle domande degli operatori, scagliandosi contro di loro con calci e pugni e ingaggiando una breve colluttazione, conclusasi con il suo arresto per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, avendo causato traumi a due poliziotti giudicati guaribili in 5 giorni.

In un boschetto nei pressi della sua abitazione gli agenti hanno trovato il terzo e ultimo computer, mentre in un bidone dell’immondizia in via S. Zita hanno recuperato il sacco nero usato per il furto, all’interno del quale erano custoditi gli altri oggetti trafugati, con l’eccezione della macchina fotografica.

Tutti i membri della banda sono stati denunciati, in particolare la cameriera, il giovane cubano e il cileno per furto aggravato in concorso; quest’ultimo inoltre per ricettazione in concorso con la 31enne sua connazionale e con il 40enne cubano.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ai domiciliari per rapina manda il figlio a rubare e aggredisce i poliziotti

GenovaToday è in caricamento