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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Quinto / Via Nicola Fabrizi

Alberto Scagni non risponde al giudice, convalidato l'arresto

Il 42enne, accusato di avere ucciso la sorella a coltellate, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. La procura intende chiedere una perizia psichiatrica per valutare il suo stato di salute

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alberto Scagni, interrogato nella mattinata di mercoledì 4 maggio nel carcere di Marassi, dove si trova, ristretto nel reparto psichiatrico, da domenica sera, quando è stato fermato dalla polizia con l'accusa di avere ucciso la sorella Alice in via Fabrizi a Quarto.

Breve inciso. La vicenda è nota ormai come il femminicidio di Quinto, ma in realtà il confine che divide Quarto da Quinto coincide con il rio Bagnara, dunque via Fabrizi è a Quarto. Al di là di questa breve precisazione, la vicenda continua a lasciare sgomento il quartiere dove abitava la vittima, insieme al marito e al figlio di poco più di un anno.

Domenica sera Alberto, secondo quanto ricostruito finora, si è appostato per ore sotto casa della sorella e ha atteso che lei scendesse a portare il cane. A quel punto pare probabile l'uomo abbia avanzato l'ennesima richiesta di denaro e da lì si è accanito sulla sorella, colpendola con una ventina di coltellate. Al termine dell'interrogatorio in carcere il giudice ha deciso di convalidare l'arresto.

Scagni è accusato di omicidio volontario premeditato e rischia l'ergastolo. Secondo gli inquirenti avrebbe portato con sé da casa l'arma del delitto, un coltello, che avrebbe nascosto dentro un sacchetto per tutto il tempo della mattanza. La procura intende chiedere una perizia psichiatrica per valutare lo stato di salute del 42enne, disoccupato da tempo e autore di sempre più insistenti richieste di denaro alla famiglia.

Intanto la madre dei due, Antonella Zarri, ai microfoni dell'Ansa non risparmia accuse. "Le vite dei miei figli sono state buttate via per l'incuria e l'incapacità delle forze dell'ordine e del servizio di salute mentale. Mio figlio si poteva fermare prima e mia figlia sarebbe stata salvata", attacca la mamma di Alice e Alberto.

"Negli ultimi quattro giorni - continua la donna - c'è stata una escalation che ci ha fatto preoccupare. Abbiamo chiamato pietendo il 112 cinque volte ma nessuno è intervenuto. Ancora domenica all'ora di pranzo mio figlio ci ha fatto due chiamate di minacce concitate e così abbiamo richiamato chiedendo aiuto. E ci è stato detto di fare denuncia lunedì e che non c'era una volante da mandare. Però domenica notte per non farmi vedere il corpo della mia piccolina c'erano 30 agenti che mi hanno tenuta lontana".

"Ci eravamo affidati alle istituzioni - si sfoga la donna -. Abbiamo chiamato più volte perché Alberto aveva bisogno di un aiuto che noi non riuscivamo più a dare e quello che gli davamo ormai gli faceva solo male. Aveva bisogno di un aiuto psichiatrico. Ma quando abbiamo chiamato l'igiene mentale ci hanno dato appuntamento dopo un mese. Avrebbe dovuto avere la visita il due maggio. Sono stati lenti, nonostante le nostre richieste. È come se una persona va al pronto soccorso con un infarto ma le dicono di aspettare perché c'è la pausa caffè o il cambio turno e nel frattempo muore. Alberto doveva essere seguito, doveva essere fermato e invece nessuno ha fatto nulla".

Dopo il via libera del magistrato, i familiari potranno fissare la data del funerale.

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