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Cronaca

Aggressione ad antifascisti, indagato il responsabile di CasaPound Genova

Gli agenti della Digos hanno effettuato diverse perquisizioni nelle abitazioni di alcuni militanti genovesi del partito di estrema destra

Tentato omicidio: questa l’accusa di cui devono rispondere il responsabile della sezione genovese di CasaPound e altri due militanti del partito di estrema destra, indagati per l’aggressione ai danni di alcuni antifascisti che la notte tra il 12 e il 13 gennaio scorso stavano appendendo alcuni manifesti in piazza Alimonda, alla Foce. Durante quella che è stata definita una “spedizione punitiva”, una delle vittime era stata accoltellata alla schiena, ed è stato costretto a ricorrere alle cure ospedaliere.

Stando a quanto ricostruito dagli agenti della Digos, il gruppo era composto da circa una dozzina di persone, tutti uomini eccezion fatta per una ragazza, di cui molti appartenenti a Blocco Studentesco, la sezione “giovanile” del movimento: alcuni militanti sulla trentina di CasaPound, dopo avere avvistato gli antifascisti, avrebbero raggiunto la sede di via Montevideo e dato l’allarme al resto del gruppi, che pochi minuti dopo si sarebbe diretto verso piazza Tommaseo armato di bottiglie, cinghie e moschettoni, raggiungendo gli antifascisti che si stavano dando alla fuga e aggredendoli.

Le indagini erano partite soltanto qualche giorno dopo l’episodio, ma gli agenti della Digos sono riusciti a risalire all’identità dei presunti aggressori, che dopo i fatti si erano dati alla fuga: i filmati delle telecamere di sorveglianze e le testimonianze, sommati alla ricostruzione degli investigatori, hanno spinto la procura a firmare l’ipotesi di tentato omicidio per tre militanti di CasaPound, uno dei quali con precedenti per furto, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di oggetti atti a offendere, tutti di età compresa tra i trenta e i quarant’anni.

In seguito all’iscrizione nel registro degli indagati, in mattinata sono scattate le perquisizioni: nelle abitazioni dei tre militanti i poliziotti hanno trovato telefoni cellulari, coltelli a serramanico, una catena appesantita da moschettone e bullone , un nunchaku, alcune bombolette di spray urticante e adesivi di chiaro stampo fascista. Uno dei computer sequestrati, inoltre, era dotato di una password di chiarissima ispirazione nazista.

Sempre nel corso della mattinata sono stati sequestrati i telefoni degli altri militanti che secondo gli investigatori hanno partecipato all’aggressione, e nei prossimi giorni verranno sottoposti ad analisi forense insieme con i computer. Molto probabile, dunque, che la lista degli indagati possa crescere.

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