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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità Camogli

Salvano vite, lavorano in polizia, aiutano altri animali: le storie dei cani premiati a San Rocco di Camogli

Il premio - che torna martedì 16 agosto, per la 61esima edizione - è stato ideato da don Carlo Giacobbe e Giacinto Crescini ed è portato avanti dall'associazione Valorizzazione Turistica di San Rocco di Camogli

C'è chi ha salvato la vita del padrone (a volte mettendo se stesso a rischio), chi ha portato avanti importanti operazioni in polizia, chi rappresenta bellissime storie d'amore a lieto fine: sono Balù, Bangy, Jammer, Clyde, e tutti gli altri cani che riceveranno un riconoscimento nell'ambito del Premio Internazionale Fedeltà del Cane di San Rocco di Camogli.

Il premio - che torna martedì 16 agosto, per la 61esima edizione - è stato ideato da don Carlo Giacobbe e Giacinto Crescini ed è portato avanti dall'associazione Valorizzazione Turistica di San Rocco di Camogli. L'idea nacque nel 1962 quando un cagnolino, Pucci, abbandonato dai padroni, giunse a San Rocco e si affezionò ai bimbi delle scuole, aspettandoli al mattino sul piazzale della chiesa e accompagnandoli, per dieci lunghi anni. Prendendo spunto dalla storia di Pucci, "idolo del paese" e dal nome di San Rocco (santo protettore dei cani) arrivò la proposta di istituire un premio dedicato proprio agli amici a quattro zampe più fedeli. 

E allora andiamo a vedere le storie di alcuni dei premi fedeltà di quest'anno: i cani che otterranno il riconoscimento, e le motivazioni.

Premi fedeltà italiani

Balù e Blu rispettivamente meticcio di 12 anni e siberian husky di 3 anni, hanno abbaiato disperatamente per attirare l’attenzione di un passante, salvando così la padrona novantenne caduta in giardino.
In un primo pomeriggio dello scorso maggio, la signora Imelde era uscita in giardino per raccogliere delle rose. Mentre camminava, ha perso l’equilibrio ed è caduta finendo in un punto poco visibile dalla strada. Ed è a questo punto che sono entrati in scena Blu e Balù. Il loro abbaiare continuo ed insistente, a tratti disperato, ha richiamato l’attenzione di un passante, che ha allertato i Vigili del Fuoco e il 118.

Bangy, pastore tedesco maschio di 9 anni, della Squadra Cinofili della Guardia di Finanza, si è distinto per i risultati ottenuti nel ritrovamento di sostanze stupefacenti. Bangy, impiegato in attività giornaliera per il contrasto allo spaccio e all’illecita detenzione di sostanze stupefacenti, nello scorso maggio durante un servizio svolto presso il porto di Genova, è riuscito a trovare 41 chili di hashish, abilmente nascosti dentro un’auto, con il conseguente arresto del responsabile del reato. All’esperienza di Bangy, si affianca la motivazione di un pastore tedesco di appena 2 anni, cane Antidroga di recente assegnazione, Jammer.

Clyde, meticcio di circa 10 anni, ha salvato due vite: quella di una capra rimasta agganciata con la zampa ad una rete metallica per giorni e quella del piccolo venuto alla luce subito dopo la sua liberazione. Il passato di Clyde, segnato dalla solitudine, dall’abbandono, ha avuto il suo migliore riscatto quando Miriam lo ha adottato. Un giorno Clyde ha iniziato a mostrarsi stranamente irrequieto, abbaiando ripetutamente in una specifica direzione. Miriam si è lasciata guidare dal cane fino a raggiungere un punto dove non erano mai arrivati: lì c'era una capra, rimasta impigliata ad una recinzione metallica (una rete da letto) alta oltre un metro, a testa in giù, ferita e senza più forze. Chiamati i soccorsi per sollevare la povera bestiola da quella posizione e liberarla, si è scoperto che il pastore, il cui gregge era tenuto sul monte, l’aveva smarrita da ben tre giorni e aveva ormai perso la speranza di ritrovarla. Non appena la capretta si è sdraiata e ha potuto bere, ha trovato la forza di dare alla luce il suo piccolo. 

Emma, labrador di 6 anni, ha salvato dall’incendio del suo appartamento la  padrona non vedente. Un giorno dello scorso gennaio, Emma stava guidando Carmela verso casa. Arrivate davanti al cancelletto, Emma si è fermata cercando di allontanare Carmela dalla porta dell’appartamento, iniziando ad abbaiare: un comportamento insolito per lei. Una vicina di casa ha sentito il suo abbaiare, è uscita sul pianerottolo e ha visto del fumo uscire dalla porta di Carmela. Nell’arco delle due ore in cui Emma e la padrona sono uscite, all’interno dell’appartamento era divampato un incendio, probabilmente scaturito da una stufetta elettrica. Dopo l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco, l'alloggio è stato dichiarato parzialmente inagibile. Ma cosa sarebbe potuto accadere se Emma non avesse impedito a Carmela di aprire quella porta? Molto probabilmente la porta a vetri sarebbe esplosa con gravissime conseguenze.

Leone e Nagut, rispettivamente jack russel parson di anni 2 e pastore tedesco  di quasi 7 anni, in forza alla polizia di Stato, sono una coppia formidabile nel loro ruolo di cani antidroga. Il lavoro costante e professionale dei cani della polizia di Stato contribuisce in maniera sensibile alla prevenzione ed alla repressione dei reati inerenti le sostanze stupefacenti. Leone e Nagut hanno avuto un ruolo determinante nel ritrovamento di grandi quantità di sostanze stupefacenti durante le capillari e continue bonifiche, mettendosi a disposizione degli inquirenti di tutta la Liguria e di altre realtà del territorio nazionale. Leone e Nagut hanno caratteristiche fisiche e morfologiche completamente differenti. Leone è piccino dal bianco pelo arruffato, Nagut è grande e grosso dal pelo liscio tutto nero, in una bellissima armonia degli opposti. Così visivamente diversi, anche caratterialmente, interpretano il proprio ruolo con grande professionalità e dedizione.

Marley, pastore tedesco di quasi 4 anni, nato completamente cieco, insieme alla sua famiglia umana, è la prova dei miracoli dell’amore. Dopo la perdita di Klaus, adottato anzianissimo dal canile, Carlotta e Marco hanno accolto Marley nella loro vita nel marzo 2019. Carlotta e Marco hanno dovuto lottare contro i pregiudizi perché tutti sconsigliavano loro l’adozione di un cane cieco, sostenendo che avrebbe girato in tondo, che non avrebbe mai fatto le scale di casa (al secondo piano senza ascensore). Ma il problema per Carlotta e Marco non è mai esistito. Marley è completamente cieco, non vede nemmeno le ombre, e ha anche una pagina Facebook dedicata, “Marley Supercane”; nata quasi per caso, la pagina si è rivelata un importantissimo punto di contatto tra persone che hanno cani con problematiche simili, un luogo di scambio di opinioni e suggerimenti. Marley è la più bella dimostrazione che anche un cane cieco può vivere una vita normalissima e felice e che, come afferma da sempre Carlotta, “la disabilità sta negli occhi di chi guarda”.

Melo è stato per 17 anni custode - mascotte - portafortuna dell’ex Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Custode della straordinaria storia di Melo che ha inizio 17 anni fa e che si intreccia con le tantissime storie di chi gli ha voluto bene, è l’ex Monastero dei Benedettini, un gioiello del tardo barocco siciliano, complesso tra i più grandi d’Europa, patrimonio dell’Unesco e oggi sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche (Disum) dell’Ateneo di Catania. Qui Melo fece la sua prima comparsa durante il restauro dell’edificio; furono gli operai del cantiere ad accudirlo per primi e una volta terminati i lavori, se ne presero cura due sorelle residenti nel quartiere. Ma di fatto la sua dimora è sempre stata il Monastero. Melo era una presenza quasi “istituzionale”, un po’ guardiano, un po’ custode, un po’ mascotte, un po’ spirito guida. Per 17 anni ogni mattina alle otto in punto si recava al Monastero dove rimaneva fino a sera; era solito fare il suo ingresso dallo scalone monumentale e annunciare la sua presenza con un abbaio, il primo e unico dell’intera giornata. Il meticcio adottato da professori, funzionari, dipendenti, dottorandi, studenti del Disum era amatissimo da tutti e, per gli studenti, il portafortuna cui affidarsi prima di un esame e l’amico da ringraziare dopo un buon voto. Melo se n’è andato il 29 gennaio scorso, in silenzio, con discrezione, con dignità. Il Disum si è stretto sui social in un abbraccio virtuale per l’ultimo saluto, ricevendo una sentita condivisione di ricordi anche da parte di studenti ormai lontani da anni. Una petizione, che da subito ha avuto enorme consenso, è stata lanciata, insieme ad un gruppo di amici di Melo, dal professor Rosario Castelli, con queste sue espressioni: «Affinché gli venga dedicato un ricordo, un segno, un angolo dentro il Monastero in cui la storia di quell’essere così amorevole possa ancora intrecciarsi con quella di chi vi transiterà. Chissà che, dal paradiso dei cani, Melo non continui a portare fortuna anche a chi, pur non avendolo conosciuto, vorrà dedicargli un pensiero».

Progetto Serena: i suoi “cani allerta diabete” e i “batten dog”, sono angeli custodi a quattro zampe di persone sofferenti di queste patologie, spesso bambini, nonché un prezioso supporto per la famiglia. I “C-19 screendog” riconoscono con altissima attendibilità i positivi al covid 19. Ci sono cani particolarmente predisposti nel rendersi conto di quando qualcosa non va nella persona che hanno vicino e spesso riescono, con il loro intervento, a salvarle la vita. Questa potenzialità viene perfezionata nel cane addestrato che, non più casualmente ma regolarmente saprà gestire una situazione d’emergenza. Dalla passione per i cani e per la medicina, ma soprattutto dal profondo desiderio di essere di aiuto alle persone malate e alle loro famiglie, è nato nel 2013 “Progetto Serena”. Il suo ideatore, Roberto Zampieri, istruttore cinofilo, preparatore di cani da ricerca, è l’anima del Progetto e addestratore di cani da “allerta medica”. Il nome è stato dedicato alla figlia di Roberto per ricordarla in ogni cane che si formerà al Progetto Serena.

Pulce, meticcio di anni 12, leccando sul volto il suo padrone svenuto a terra dopo essere caduto, lo ha salvato aiutandolo a riprendere i sensi e  quindi a chiamare i soccorsi. A marzo 2020, in piena emergenza pandemica, Sergio, romagnolo ma valtellinese di adozione, si è sottoposto all’Ospedale di Verona all’operazione di asportazione del rene destro per donarlo al nipote Marco trentacinquenne, di Rimini, che stava rischiando la vita. A pochi mesi da quella delicata operazione, accade un brutto incidente. Durante una passeggiata di una sera d’estate con il suo cane Pulce, mentre si apprestava a raggiungere una fontana per dissetarsi e riempire alcune bottiglie, Sergio era finito in un buco di un cantiere edile aperto vicino al palazzetto dello sport di Ardenno dov’era in corso la realizzazione di un’opera pubblica. In quel punto, privo di illuminazione e senza alcuna segnalazione di scavi in corso, Sergio all’improvviso si è ritrovato a terra, dentro lo scavo del cantiere, privo di sensi. Pulce non lo ha abbandonato neanche un istante e sono state proprio le sue leccate sul volto a farlo rinvenire e a consentirgli di prendere in mano il telefonino per chiamare i soccorsi. Secondo carabinieri e soccorritori, Sergio potrebbe essere rimasto svenuto tra i trenta e i quarantacinque minuti. Dopo la prima visita al Pronto Soccorso dell’ospedale di Sondrio, gli è stata diagnosticata un’ischemia transitoria, probabilmente dovuta al trauma subito nella caduta. Il suo ricovero è proseguito per una settimana con postumi di dolori cervicali e lombari sulla ferita nel punto in cui gli è stato tolto il rene. 

Shiva, border collie di 9 anni, con grande coraggio ha raggiunto la padrona immobilizzata e in stato di choc dopo la caduta nel dirupo. L’ha vegliata ogni istante e non ha mai smesso di abbaiare, riuscendo così a richiamare i soccorsi e a salvarla. Marilena è una camminatrice esperta, tanto più al fianco di Shiva, che come lei adora la montagna, il bosco, suoi ambienti ideali. Uscita di casa la mattina dello scorso 4 maggio per una passeggiata con Shiva in direzione del laghetto Corrado, Marilena è arrivata fino al Monte Corno, a oltre 1200 metri. Lì, nonostante la sua esperienza, è scivolata in un dirupo e si ferma dopo una caduta di sei o sette metri. Shiva con un grande balzo ha raggiunto la padrona ferita nel dirupo, procurandosi piccole lesioni, fortunatamente guarite in poco tempo. Insieme, Marilena e Shiva sono riuscite a spostarsi di qualche metro per adagiarsi su un piccolo prato, lontane dal pericolo del dirupo. L’allarme è scattato verso mezzogiorno dopo che Marilena non si è presentata ad alcuni appuntamenti e il suo compagno ha provato a chiamarla al cellulare senza ottenere risposta. Nel giro di pochi minuti si è messa in moto la macchina dei soccorsi. A portare tutti nella giusta direzione è il prolungato latrato del cane. Shiva è sempre rimasta tranquilla accanto alla sua padrona, leccandole le escoriazioni procurate dalla caduta e abbaiando con inesauribile forza per richiamare l’attenzione. 

Premi fedeltà esteri

Bear, Australian Koolie di 7 anni ha trovato e aiutato oltre 100 koala negli incendi australiani del 2019-2020. Da cagnolino abbandonato a salvatore di koala, Bear è stato onorato all'International Fund for Animals Welfare (IFAW) del premio "Animal of the Year” per aver aiutato il suo team a salvare oltre 100 koala dalle conseguenze dei devastanti incendi che hanno colpito il New South Wales e il Queensland in Australia da giugno 2019 a maggio 2020.Il Detection Dogs for Conservation (DDC) dell’Università della Sunshine Coast (USC) è l'unico gruppo di ricerca universitario che salva, addestra, testa e schiera cani da rilevamento per la conservazione della fauna selvatica in Australia. Cani come Bear, abbandonati dai proprietari  per la loro eccessiva energia difficile da gestire, che grazie alla stessa energia, diventano validi e appassionati collaboratori per il benessere degli animali e la protezione del loro habitat. Bear è un perfetto cane da rilevamento con una speciale abilità: trovare koala vivi.

Premi fedeltà esteri alla memoria

Boris e Sara, il lupo e la randagia, un sacrificio d’amore. Un ricordo bellissimo e doloroso al tempo stesso, una storia di amore puro tra Boris, un cane lupo e Sara la “sua randagia”, una delle tante vissute da Andrea Cisternino al Rifugio Italia KJ2, raccontate  nel suo libro "Diario di un povero animalista". Sara viene raccolta da Andrea insieme ai cuccioli da poco partoriti in un cantiere e nascosti sotto una catasta di lastroni di cemento. Scavando a lungo vengono tirati fuori da quel terreno ghiacciato senza far loro del male, non quattro come sembrava inizialmente, bensì otto cuccioli. Di ritorno al rifugio, i fari illuminano un cane sdraiato davanti al cancello, un grosso lupo. Guarda fisso, si alza ma crolla a terra. Non si regge sulle zampe, è confuso, probabilmente è stato preso a bastonate in testa. Dopo venti giorni di clinica, torna al rifugio in forze, con la sua carica di simpatia e voglia di giocare. Boris, così è stato chiamato, non gradisce compagnia e rimane solo nel suo box. Nel frattempo i piccoli di Sara cominciano a mangiare da soli, i loro dentini crescono e lei inizia ad allontanarli perché le fanno male. Andrea decide di provare a mettere insieme Boris e Sara chiedendosi se mai potrà andare d’accordo un lupo possente e giocherellone con una cagnolina timida e paurosa. E’ amore a prima vista. Appena gli si apre la porta del box, lui gioca e corre nei campi, mentre Sara non esce volentieri se non per scavalcare la rete e stare un po’ nel box affianco con i suoi figli. E Boris dopo venti minuti di corse torna dalla sua compagna. Nell’incendio doloso dell’aprile 2015, al Rifugio Italia KJ2, sono morti 71 cani. Nel box di Sara e Boris c’era il corpicino di lei mentre Boris non rientrava dai campi come gli altri cani.  Il suo corpo, alla fine è stato trovato, era sotto la lamiera del tetto che ancora scottava. Boris quindi non era scappato; probabilmente Sara impaurita si era rintanata nella cuccia e lui non l’ha lasciata sola, forse aveva addirittura tentato di portarla fuori. “Ho preso i loro corpi carbonizzati con delicatezza perché non si sbriciolassero e li ho sepolti insieme, che si guardano, quasi in un abbraccio. Boris il lupo e Sara la sua amata randagina ora sono stelle nel cielo  e se ne vedete due vicine che brillano e vi sembra stiano sorridendo, sono di certo loro”. (da “Diario di un povero animalista” di Andrea Cisternino)

Premi bontà

Andrea Cisternino, una vita dedicata agli animali, a denunciare maltrattamenti, a dare voce agli ultimi, i randagi. Il suo Rifugio “Italia KJ2” a Kiev accoglie cani, gatti  e altri animali, 400 in tutto, salvati nel corso di 10 anni. In guerra Andrea è rimasto con loro. Una scelta d’amore. Nella storia di ogni guerra sono coinvolti non solo gli esseri umani, ma ogni forma di vita sulla terra. L’orrore di questa guerra in Ucraina ha visto protagonisti e vittime anche gli animali. I più fortunati, in fuga coi loro padroni, profughi tra i profughi; quelli meno fortunati, morti come i 300 cani chiusi nei box di un canile ucraino senza cibo e acqua; altri abbandonati o smarriti, altri ancora, feriti, denutriti o inermi vicino ai padroni senza vita. Alla periferia di Kiev si trova il Rifugio Italia KJ2, o per meglio dire un’oasi, dove vivono cani, gatti, cavalli, mucche, pecore, maiali, capre, volatili, 400 animali salvati nel corso di dieci anni dall’italiano Andrea Cisternino. L’immenso amore verso gli animali ha portato Andrea, fotografo di moda e costume, a cambiare radicalmente la sua esistenza a favore dei randagi. Vive ormai dal 2009 in Ucraina, dove la piaga del randagismo veniva affrontata sparando a vista ai cani in strada e dove i dog hunters, individui che avevano fatto dell’uccisione di queste povere creature la propria ragione di vita, ne avevano intensificato lo sterminio in occasione del Campionato europeo di calcio del 2012. Andrea ha combattuto contro l’uccisione dei randagi, ha denunciato i maltrattamenti di animali, ha lottato per i loro diritti. Andrea è sempre stato sul campo, in prima linea. Ora le leggi ucraine puniscono severamente chi compie atti di crudeltà verso gli animali. Per questa sua lotta ha vinto nel 2013 il Premio Nazionale Agenda Rossa Paolo Borsellino. Nel 2013 ha costituito la Fondazione International Animal Protection League Charitable Foundation, con sede a Kiev, dove ha iniziato a costruire e a gestire il Rifugio per animali salvati da maltrattamenti e allevamenti, presto diventato il canile per eccellenza in Ucraina. Dopo l’incendio doloso del 2015 che lo ha distrutto e ha ucciso una settantina di cani, il Rifugio, che oggi si chiama Italia KJ2 in memoria dell’orsa barbaramente ed ingiustamente uccisa, è stato ricostruito  ancora più grande e con maggiori possibilità di ospitare ogni tipo di animale. Nel 2020, un altro importante riconoscimento: il Premio Internazionale "We are doing our part", "Io faccio la mia parte" ricevuto insieme a Papa Francesco. Andrea ha inoltre costituito con un gruppo di persone unite dall’amore per gli animali il Coordinamento Uniti per Loro – Animali e Ambiente. Sarà poi lo stesso Coordinamento a supportarlo nei momenti terribili di questa guerra. Fin dai primi giorni della guerra in Ucraina, quando i russi hanno preso l’aeroporto di Antonov, il Rifugio è stato al centro dei bombardamenti. Andrea e i suoi quattro volontari hanno visto arrivare jet russi, elicotteri (ne hanno contati fino a cinquantotto il terzo giorno), hanno sentito il rumore senza fine di carri armati in fila, hanno vissuto i primi dodici giorni di bombardamenti senza riuscire a dormire la notte, senza elettricità, chiusi nelle case con i vetri che tremavano. Completamente isolati dal mondo, dopo tre settimane le scorte fatte per loro e per gli animali erano terminate e le oltre 140 tonnellate di aiuti provenienti da tante associazioni italiane, bloccate per giorni essendo il Rifugio in piena zona rossa circondato dai carri armati russi. Fin dalle prime sollecitazioni delle autorità a partire, la risposta di Andrea è stata: "Non lascerò mai i miei animali e il mio rifugio per niente al mondo, per nessuna guerra". Un atto di eroismo, di coraggio per quanti, da tutto il mondo, gli scrivono dimostrandogli vicinanza e gratitudine; per Andrea, una scelta d’amore, come un padre verso la sua famiglia, perché questo sono per lui gli animali che ha salvato.

Lega Amici degli Animali Rapallo, con il suo Rifugio è un punto di riferimento, una realtà virtuosa, fatta di volontari che si prodigano per i loro ospiti. La Lega Amici degli Animali Rapallo nasce nel 1981 con l’intento di salvare e trovare una buona adozione a cani e gatti randagi o abbandonati. Il Rifugio di allora è stato completamente ristrutturato; oggi è dotato di 16 grandi recinti, ospitanti ciascuno due/tre cani al massimo per garantirne il benessere, di casette accoglienti, di infermeria e i cani sono seguiti in ogni loro esigenza da veterinari privati. Un percorso di costante crescita, costellato di infinite emergenze, affrontato con la grande determinazione di chi è disposto a dedicarci tutto se stesso. Dal 1981 ad oggi sono stati ospitati, nutriti e curati tantissimi cani, molti dei quali felicemente adottati. Per i beniamini del Rifugio, spesso vittime di violenze o mala gestione nei canili, si compie un lavoro lungo ed estenuante cercando di riportare il cane alla normalità e soprattutto a fidarsi nuovamente dell'uomo. La vicepresidente Elisabetta Calcagno si sofferma sull’emergenza degli ultimi anni: l’esodo massiccio ed indiscriminato di cani dal Sud (dove non si provvede a fare campagne di sterilizzazione) verso il Nord; cani provenienti da canili “lager”, privati di cibo, di cure, spesso attaccati dal branco nello stesso recinto; cani da riabilitare dopo viaggi sfiancanti. Scavando nei ricordi, affiorano tantissime storie emblematiche di situazioni critiche, come il caso di Rayo, scampato al destino delle migliaia di Galgos spagnoli, oppure il momento magico in cui Ares, rinchiuso dal proprietario, che entrava e usciva dal carcere, inferocito non si lasciava avvicinare da nessuno se non da Elisabetta, correndole incontro dopo aver riconosciuto la voce di colei che l’aveva accudito qualche mese prima al rifugio. Alcatraz, Gaetano, Bella, Maurice, Mielina e Nerina, Astro, Fiona e Wiskey, Syria e Maciste sono alcuni degli attuali ospiti in attesa di adozione.

Menzioni alla memoria

Maya, labrador nera, è stata una validissima unità cinofila da soccorso specializzata in ricerca in superficie; impiegata in tantissimi interventi, si è distinta per due ritrovamenti. “Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”. La citazione di Arthur Schopenhauer riporta alla storia di Maya, labrador retriever nera mancata all’età di 13 anni, colpita da un male incurabile. Maya ha iniziato giovanissima l’addestramento e con Monica, in soli due anni e mezzo, è diventata Unità Cinofila da soccorso specializzata in ricerca in superficie, un percorso che si è rivelato molto più difficile per Monica che per Maya. Lei sembrava essere nata per questo. Quando Monica si vestiva per andare al campo d’addestramento, quando preparava lo zaino per la ricerca, Maya si eccitava di gioia. Tantissimi gli interventi e due i ritrovamenti che hanno segnato la “carriera” di Maya: il primo, di una signora caduta nel fiume Po, poco distante dalla sua abitazione, in zona Santimento di Calendasco (Piacenza) e il secondo, di un signore, in località Rustighini di Morfasso (Pc).

Nora e Ugo, rispettivamente pastore tedesco nero e bovaro svizzero, mancati a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, erano con i loro conduttori unità cinofile operative per ricerca in superficie, in forza al Nucleo Cinofilo da Soccorso Agata. Il Nucleo Cinofilo da Soccorso Agata è un’associazione cinofila di protezione civile di Genova, che forma unità cinofile per la ricerca dispersi in superficie e sotto le macerie. A settembre 2021, a distanza di quattordici giorni l’uno dall’altra, sono venute a mancare due delle storiche unità cinofile del Nucleo Cinofilo Agata: Nora e Ugo. Nora, un pastore tedesco nero di sei anni e mezzo, operativa per la ricerca in superficie, aveva partecipato a diversi interventi nella provincia di Genova distinguendosi per le sue capacità in ricerca, con tecnica e affidabilità. Era certamente un cane grande e forte che poteva incutere timore in chi non la conosceva ma era altresì un cane dolcissimo e che tutti i volontari del Nucleo Cinofilo  ricordano con affetto e ammirazione. Nora, a causa di un emangiosarcoma, se ne è andata in una settimana, lasciando tutti nell’incredulità di quanto le stava succedendo. Ugo era un grande bovaro svizzero, un cane forte e deciso, che a dispetto delle dimensioni e delle aspettative aveva raggiunto, grazie alla dedizione di Marco, l’operatività in superficie. È mancato all’improvviso, per una torsione di stomaco. Ugo ha lasciato un vuoto enorme, per tutta la squadra, ma soprattutto per il suo conduttore, da tempo malato e purtroppo deceduto il 23 giugno, con il quale aveva un rapporto simbiotico e protettivo. 

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