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Atlantia cambia nome in Mundys, Egle Possetti: "Nessun restyling può cancellare la tragedia del Morandi"

La presidente del Comitato vittime del Ponte Morandi sulle dichiarazioni di Alessandro Benetton alla presentazione della nuova holding di famiglia. Possetti: "Rimangono i buchi inferti dai chiodi che sono stati piantati, noi ne abbiamo 43 di buchi, un vuoto incolmabile"

Dopo la presentazione a Milano Mundys, il nuovo nome di Atlantia, la holding di famiglia Benetton arriva il commento di Egle Possetti presidente del Comitato vittime del ponte Morandi.  

"Atlantia cambia nome e diventa Mundys, che pare evocare il latino 'mundis: pulito, puro'. Nessun restyling e nessun nuovo nome possono cancellare, far dimenticare, nessun bagno purificatore può affievolire quanto avvenuto. Quando avviene una tragedia come la nostra non c’è nulla purtroppo che si possa fare per tornare indietro, anche se ci fosse buona volontà, rimangono i buchi inferti dai chiodi che sono stati piantati, noi ne abbiamo 43 di buchi, un vuoto incolmabile, abbiamo chilogrammi di rabbia, di amarezza nel vedere quanta incompetenza, delinquenza, leggerezza sia stata introdotta in tutta la vicenda". Poi la determinazione nel continuare a non inchinarsi ai poteri forti: "Ogni volta che andiamo in aula ci si rivolta lo stomaco, ed aggiungiamo amarezza e rabbia. Ora che la cassaforte della famiglia Benetton cambia nome, cessa un nome scomodo, noi visualizziamo già il futuro, questa iniziativa di business troverà un’ampia corte che si inchinerà riverente a questo cambio di passo, che si inchinerà alla voglia di “reagire” di questa società, che si inchinerà alle campagne pubblicitarie progresso, alla vicinanza di personaggi di richiamo, ecc…Noi no!".

Il processo Morandi intanto prosegue con l'ascolto dei tecnici. Ieri, mercoledì 15 marzo, ha parlato in aula il testimone Alberto Gennari Santori, ingegnere strutturalista, uno dei due soci di Most, che per conto di Spea realizzava le indagini riflettometriche. Tra il 1999 e il 2001 le prove riflettometriche, usate per analizzare lo stato di salute dei cavi nei ponti strallati, iniziarono a mostrarsi inattendibili. Eppure Aspi e Spea continuarono a fare affidamento su queste prove. Possetti commenta anche le dichiarazioni di Alessandro Benetton secondo cui per il Morandi erano state date e la discontinuità tra Atlantia e Mundys sarà proprio la consapevolezza che ogni responsabilità avrà del suo ruolo. 

"Tutto quanto avvenuto, a loro dire, per avere troppo “delegato” non convince, e non convince soprattutto noi, viene la pelle d’oca a pensare che questo gruppo possa diventare leader mondiale delle infrastrutture e viene la pelle d’oca a pensare che una nazione possa avere a suo tempo pensato di cedere infrastrutture sensibili, come quelle aeroportuali ad una società privata, ma ora sarebbe comunque tardi per ripensarci. Solo anni ed anni di buon lavoro potranno far sedimentare il loro reale cambio di strategia".

Le asset companies del gruppo Mundys sono: Aeroporti di Roma, Aeroports de la Cote d'Azure, Abertis, Gruppo Costanera, Telepass e Yune Traffic. Oggi, in dettaglio, Mundys è presente in 24 Paesi, con asset iconici e strategici e con infrastrutture e servizi integrati tra loro. Ogni anno sulle reti del Gruppo vengono effettuati oltre 3 miliardi di transiti di automezzi leggeri e pesanti, mentre gli aeroporti italiani (Fiumicino e Ciampino) e francesi (Nizza, Cannes e Saint Tropez) ospitano 60 milioni di passeggeri e ulteriori 7 milioni di persone usano i servizi di mobilità di Telepass.

"Certi azionisti furono ben consci degli utili della società, nessun azionista con questi pacchetti credo possa essere così sprovveduto da non accorgersene, sembra un po' inverosimile pensare che nessuno di loro si sia mai chiesto come mai questi utili fossero così elevati...Nessun utile di cui paiono pentirsi è finito in qualche campagna benefica per il bene pubblico, sono tutti stati ingurgitati, come avviene per le prede dei varani. Non c’è altro da dire, nessun perdono, battaglia in aula e fuori sempre, per dare dignità alle nostre famiglie, alla nostra sofferenza, al nostro impegno e ad uno stato dimesso, sottomesso che non ci meritiamo. Speriamo solo di non vedere troppi cortigiani chini di fronte ai “signori del casello”, sarebbe penoso per noi e per loro vedere posizionare la finanza avanti alla propria dignità".

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