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Peste suina, l'allarme di Boschi per Tutti: "L'area di interdizione di 6 km dalle carcasse è misura pericolosa"

"Si tratta di una misura gravissima che, se applicata, di fatto precluderebbe ai cittadini porzioni di territorio potenzialmente in espansione infinita": queste le parole del coordinamento composto da cittadini e attività che operano nell'outdoor ligure

"Siamo molto preoccupati per la discussione a livello nazionale dell'istituzione di un'area di interdizione di raggio 6 km intorno al ritrovamento di ogni carcassa": così il coordinamento Boschi per Tutti, composto da cittadini, gruppi e attività che a vario titolo operano nel mondo dell'outdoor ligure, a proposito delle ultime novità sulle normative per limitare la diffusione della peste suina.

Il coordinamento - che da oltre due mesi lotta per il ripristino del diritto di accesso ai boschi per tutti - era stato audito anche in consiglio regionale, realizzando campagne di sensibilizzazione, azioni di protesta telematica, manifestazioni di piazza, e facendo ricorso al Tar contro il Ministero.

"Apprendiamo la presentazione di deroghe dalla Regione Liguria sulle quali nutriamo le più ampie aspettative che finalmente, come promesso, portino, dopo due mesi e mezzo di attesa, a riaperture significative - dicono i membri del coordinamento -. Siamo invece molto preoccupati per la discussione a livello nazionale dell'istituzione di un'area di interdizione di raggio 6 km intorno al ritrovamento di ogni carcassa nell'ambito della conversione in legge del decreto 9/2022, misura che di fatto potrebbe impedire per anni l'accesso ad importanti zone della città e della zona rossa. Si tratta di una misura gravissima che, se applicata, di fatto vanificherebbe le eventuali deroghe al divieto di accesso ai boschi precludendo ai cittadini porzioni di territorio potenzialmente in espansione infinita, e della quale tuttavia la maggioranza dei liguri non è consapevole".

Un esempio su tutti sono i Forti di Genova, entro 6 km dal ritrovamento di Staglieno.

"Rispetto a questo contestiamo di non avere effettuato in oltre due mesi di tempo una valutazione del rischio concreto (pressoché nullo) di diffusione della peste suina relativo all'attività escursionistica e l'improbabilità della relativa catena di contagio. Rileviamo che si sia data per scontato la diffusione della malattia nella filiera suinicola e il conseguente impatto senza avere minimamente tenuto conto della probabilità remota di tale evento associata alle attività cicloescursionistiche e dei sacrifici richiesti a popolazione e mondo dell'outdoor".

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