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Covid: dal coprifuoco ai colori delle regioni, si lavora alle nuove regole "estive"

Si avvicina il momento in cui il governo dovrà decidere se posticipare l'orario di ritirata, mentre diventa necessario capire come far scattare il passaggio di zona in quelle regioni in cui l'Rt sale ma la situazione negli ospedali resta sotto controllo

Coprifuoco e indicatori di monitoraggio per l’assegnazione dei colori alle regioni sono al centro della “maratona” di confronto tra governo e Regioni stesse prevista per questa settimana.

A due settimane dal ritorno della zona gialla in Italia e da quella riapertura operata su un “rischio calcolato” - così l’aveva definito il premier Mario Draghi - Palazzo Chigi è alle prese con il nuovo “pacchetto” di misure che andranno a modificare il modo in cui a oggi viene gestita la pandemia di coronavirus, tarandole proprio sulle riaperture, sull’estate che si avvicina sempre di più e su una campagna vaccinale che a giugno dovrebbe subire una brusca accelerata.

I nodi da sciogliere riguardano l’orario di entrata in vigore del coprifuoco e i parametri con cui verrà stabilito se una regione cambierà zona passando in arancione o, nei casi peggiori in rosso.

Coprifuoco alle 23, quando verrà spostato?

Sul fronte coprifuoco, sembra ormai certo che verrà posticipato di un’ora: non più alle 22 ma alle 23, un compromesso per andare incontro a ristoratori e titolari di pubblici esercizi senza rischiare troppo.

Se è vero infatti che negli ultimi giorni la curva del contagio è scesa, indiscutibilmente, è anche vero che per capire l’impatto delle riaperture del 26 aprile è necessario attendere almeno due settimane, e dunque il monitoraggio atteso per venerdì 21 maggio, che si riferisce alla settimana precedente. Ed è dunque molto probabile che se lo spostamento ci sarà potrebbe partire dal 24 maggio.

A oggi la riapertura dei locali anche al chiuso è fissata per il primo giugno, data fissata tenendo sempre conto del parametro della prudenza e del rischio calcolato: al primo giugno sarà possibile avere un quadro più preciso di come le riaperture parziali abbiamo influito sia sull’incidenza del virus sia sulla situazione negli ospedali, che a oggi appare in netto miglioramento. E anche in questo caso, se il governo decidesse di antipare potrebbe farlo di una settimana, difficilmente prima.

Monitoraggio e parametri per zone: ospedali e terapie intensive peseranno di più

Proprio la parte ospedaliera che potrebbe pesare di più in termini di indicatori per il monitoraggio e il conseguente passaggio di zona. Più che l’Rt, che con tutta probabilità salirà in concomitanza con le riaperture, potrebbero essere gli ospedali a dare il polso della situazione e dell’andamento dell’epidemia, diventando il parametro primario con cui stabilire eventuali chiusure.

A oggi, comunque, tutti gli indicatori relativi ai ricoveri - in media e bassa intensità e in terapia intensiva - sono scesi praticamente dappertutto sotto la soglia di guardia, confermano che, complice i vaccini, i casi di coronavirus richiedono con meno frequenza un ricovero in ospedale per sintomi gravi.

Per martedì e mercoledì sono in programma due confronti con le Regioni cui prenderà parte anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, uno dei governatori che da subito ha chiesto graduali ma costanti riaperture: «Abbiamo in programma degli incontri sugli indicatori più opportuni con cui affrontare il monitoraggio - ha detto lunedì sera - abbiamo un. dibattito aperto sul coprifuoco e su altre misure, e martedì è prevista una riunione con il governo e il commissario figliuolo, mercoledì un’altra. All’ordine del giorno ci sono i dati più coerenti da utilizzare per tenere sotto controllo la pandemia: Rt, ospedali e incidenza sono tutti parametri di rischio sotto soglia».

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