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Martedì, 19 Marzo 2024
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Monsignor Anselmi scrive a Vasco: "Io, nato a Genova, cresciuto nei caruggi con le canzoni tue e di De André"

Il vescovo di Rimini Nicolò Anselmi (che ha operato a Genova fino al 2022) scrive a Vasco Rossi, atteso in concerto nella città romagnola, per chiedergli di lanciare un messaggio ai tanti giovani che sono arrivati da tutta Italia per aiutare le popolazioni alluvionate

In occasione del concerto di Vasco Rossi a Rimini, il 2 giugno, il vescovo della città romagnola Nicolò Anselmi (ex vescovo ausiliare di Genova e parroco della basilica delle Vigne, che ha lasciato il capoluogo ligure nel 2022) ha preso carta e penna e ha scritto direttamente al cantante. Nella sua lettera, racconta la vita a Genova, nei caruggi, e le canzoni che con la chitarra intonava, tra cui quelle di "Blasco" e di Fabrizio De André. E, soprattutto, parlandogli dell'impegno dei giovani che sono arrivati da tutta Italia -  e anche da Rimini - per aiutare le popolazioni alluvionate in Emilia Romagna.

Insomma, Anselmi chiede a Vasco di dire ai ragazzi al suo concerto di non aver paura di una "vita spericolata", e di "andare al massimo" nell'amore verso gli altri, perché si può "trovare un senso a questa vita" nel rendere felici gli altri.

Ecco la lettera pubblicata da RiminiToday:

Caro Vasco,
mi permetto di darti del “tu” perché, pur senza averti mai incontrato personalmente, ti sento quasi come uno di famiglia. Sono anni che, con amici e ragazzi, cantiamo le tue canzoni intorno al fuoco, sulla spiaggia, sotto la luna, fra le tende. Mi chiamo Nicolò, e sono il Vescovo di Rimini. Sono nato a Genova, ho vissuto nel centro storico, e insieme alle tue canzoni spesso le chitarre intonavano le note del concittadino Fabrizio De Andrè. Volevo darti anch’io il benvenuto nella nostra città. Hai scelto di iniziare a Rimini il tuo tour. Migliaia di giovani e adulti ti attendono, alcuni accampati da giorni fuori dallo stadio. Su molti di loro tu eserciti un’influenza potente".

"In questi giorni tanti ragazzi e giovani si sono generosamente coinvolti nell’aiutare le popolazioni alluvionate della tua, nostra, regione. Sono venuti da tutt’Italia, tanti anche da Rimini: molti di loro li conosco personalmente. Hanno spalato fango, lavato mobili, distribuito pasti, spostato rottami e detriti. Alla sera erano esausti ma felici; hanno servito, faticato, aiutato, amato chi si trovava in situazioni di grande difficoltà e di lutto. Tutto il mondo ha visto la loro bellezza interiore".

"Permettimi ora di dire una “cosa da prete”: questi ragazzi e giovani hanno manifestato la forza e la capacità di amore di Gesù che è dentro di loro, che è dentro tutti, credenti e non credenti, di ogni religione. Se puoi, incoraggiali – magari anche dal fronte del palco del ‘R. Neri’ – a continuare così, a essere generosi sempre, attenti verso chi soffre, verso i malati, verso chi è straniero e fatica a inserirsi, disponibili a tenere compagnia a un anziano, ad aiutare un bambino in difficoltà con lo studio, a stare vicino a chi si sente solo e vuoto".

"Se vuoi, invitali a non spegnere mai quel desiderio d’infinito che si trova nel cuore di ogni uomo, lo stesso che abita sulle “Dannate nuvole”. Se puoi, suggerisci loro a non aver paura di una “vita spericolata” e ad “andare al massimo” nell’amore verso gli altri, gli esclusi, i fragili, verso tutti.  Chi vuol “trovare un senso a questa vita” lo può trovare nel rendere felici gli altri. Perché chi dona la sua vita la trova, e c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Grazie di cuore".

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