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Genova che osa lancia il 'manifesto della notte': le proposte per una "buona movida"

Nel pomeriggio di mercoledì gli attivisti dell'associazione hanno distribuito nei palazzi del centro storico un documento di proposte per migliorare la movida attuale

Dopo la protesta contro le politiche della giunta Bucci sul tema della movida i giovani di Genova che osa (associazione culturale progressista e di sinistra) hanno lanciato quello che hanno definito 'il manifesto della notte'. Diversi attivisti, nel pomeriggio di mercoledì 5 gennaio 2022, hanno distribuito nei palazzi del centro storico un documento di proposte per migliorare la movida attuale.

L'associazione, che si occupa di politica e di lotta contro le disuguaglianze, si era inserita nel dibattito che vede contrapposti i comitati dei residenti del Centro Storico che chiedono azioni di contrasto  contro quelli che vengono definiti gli 'eccessi della movida' e i commercianti recentemente colpiti anche dalle chiusure disposte dal Comune per cercare di arginare il problema (in parte poi sospese dal Tar). 

"Genova è sempre meno accogliente e offre sempre meno opportunità per i giovani", spiegano gli attivisti, che poi sollevano alcuni grandi temi che vanno dai "tempi di vita e di lavoro che non sono più gli stessi perché ormai tutte le grandi città vivono 24 ore su 24" alla necessità di "più spazi, più musica dal vivo, intrattenimento, offerta culturale e un migliore servizio di trasporto pubblico". Il tutto per avere una "movida che sia più della semplice offerta di alcolici, che non sia demonizzata perché associata solo a criminalità e degrado". "Una movida più accessibile - aggiungono - e distribuita in tutti i quartieri della città, ben servita con trasporti pubblici notturni, che garantisca un  ritorno a casa sereno e autonomo per le donne e tutti i cittadini".

"Abbiamo deciso di organizzarci - concludono - per far sentire la nostra voce, non subire  le decisioni ma partecipare a determinarle, dando vita a una Genova per i  giovani. Perché senza il nostro impegno assisteremo passivamente a una  città che si spegne in silenzio".

Ma quali sono in concreto le proposte del 'manifesto della notte' dei giovani di Genova che osa? Il documento è lungo e dettagliato (si può leggere integralmente negli allegati in fondo a questo articolo). C'è la figura (presente in diverse città europee da Londra ad Amsterdam) del 'sindaco della notte' per trovare soluzione condivise e inclusive per giovani, residenti, commercianti e operatori culturali, una sorta di mediatore tra la domanda di vita notturna e le esigenze di chi, nei quartieri della movida, ci abita. Ma ci sono anche proposte per il recupero degli spazi abbandonati, sia aperti che chiusi, che potrebbero diventare poli di aggregazione ludico-culturale alternativi alla sola movida da bere e slegati dall’obbligo di consumo, aperti alla gestione e progettazione di giovani energie. Dai forti genovesi ai magazzini del sale, ma anche l’ex Caserma Gavoglio, i cinema dismessi, le ville nei quartieri di Sampierdarena, Cornigliano o nel Levante, in modo da estendere la movida a tutti i quartieri della città ed evitare che i ragazzi si concentrino tutti nelle stesse vie del centro storico come avviene adesso. 

Tra le proposte del documento anche nuovi orari per gli spazi che chiudono presto la loro attività, promuovendo un’offerta culturale per la seconda parte della notte, si parla di attività nei teatri anche dopo le 23, o nelle biblioteche dopo le 18, ma anche di spazi aperti, parchi comunali e palazzi storici. Nel documento è citato l'esempio di Bologna, dove numerose biblioteche e aule studio universitarie rimangono aperte fino a sera, alcune fino a mezzanotte.

E poi un "patto per la musica che con meno burocrazia, più agevolazioni fiscali e nuovi spazi possa promuovere musica dal vivo ed eventi culturali", un "piano per la mobilità notturna con autobus e metro garantiti e gratuiti" e uno "di sensibilizzazione contro l’abuso di alcool e sostanze che coinvolga le scuole e l'unità di strada nelle zone calde della movida". Infine "servizi igienici nel centro storico con l'installazione di numerosi bagni chimici a lato delle piazze e dei vicoli più frequentati e l’allestimento di bagni fissi negli spazi e nei fondi di proprietà del Comune o Arte, come alcuni punti Amiu, nei beni confiscati alle mafie e nei fondi al piano strada inutilizzati".

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