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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Tutto pronto per il Liguria Pride: oltre 60 eventi e Malika Ayane come madrina

La parata del 15 giugno è solo l'ultima delle iniziative organizzate per sostenere i diritti Lgbt: da sabato 8 a sabato 15 giugno i Luzzati si trasformano in un "village" con tante attività

Otto giorni di musica, arte, teatro, condivisione e diritti: il Liguria Pride, la manifestazione per i diritti lgbt organizzata a Genova dal coordinamento Liguria Rainbow, torna per la quinta edizione e si fa più grande, coinvolgendo sempre più realtà, associazioni e luoghi nella speranza di arrivare a sempre più persone. 

L’appuntamento con la manifestazione vera e propria è per sabato 15 giugno, ma già a partire dall’8 giugno ai Giardini Luzzati inaugura il primo “Liguria Pride Village”, una grande piazza colorata in cui organizzare una lunga serie di eventi per festeggiare anche il 50esimo anniversario del Pride in collaborazione con l’associazione il Ce.Sto, Love What U Love e il Teatro della Tosse.

Liguria Pride: Malika Ayane madrina del "villaggio inclusivo" ai Luzzati

«Questo villaggio è un’invasione pacifica del centro storico, avrà centro ai Luzzati e risponde al motto di quest’anno del Pride, che è l’insieme di tutte le iniziative della grande stagione dei diritti: “Genova Better Than This” - spiega Marco Fiorello del Coordinamento Liguria Rainbow - È una risposta ironica al “Genova More Than This”, noi vogliamo puntare sul fatto che possiamo dare degli esempi concreti della società in cui vogliamo vivere. Ci sono 67 eventi solo all’interno della settimana del Village, che ha milioni di iniziative, workshop, concerti, attività per i bambini, letture, mostre e anche una silent disco».

Madrina d’eccezione dell’evento, Malika Ayane, che salirà sul palco venerdì 14 giugno per interpretare alcuni dei suoi brani più famosi: «Speriamo che come ogni anno il numero delle persone aumenti perché evidentemente la città di Genova sente veramente vicino il nostro tema, che è poi inclusione, libertà e comunità - aggiunge Ilaria Gibelli, presidente del Coordinamento Liguria Rainbow - Il motto del Pride è stato scelto perché vogliano fare meglio, seminare germi per avere nei giovani una nuova cultura di inclusione e non discriminazione, un po’ purtroppo in antagonismo rispetto a quelle che sono le politiche del Comune. Anche per questo abbiamo deciso di non chiedere al Comune di Genova il patrocinio: dopo essere stati definitivi “divisivi e offensivi”, un Comune che applica direttive che sono contro le minoranze di qualsiasi tipo, e contro la nostra, non ci appartiene».

Dall'8 giugno al via la settimana del Liguria Pride 2018: ai Luzzati un "villaggio inclusivo" | Video

Famiglie arcobaleno, nuova sentenza a Genova a favore di due mamme: «Ma ogni volta il Comune presenta ricorso»

Il riferimento è alla polemica scoppiata lo scorso anno, quando la giunta del sindaco Marco Bucci ha scelto di negare appunto il patrocinio al Pride, ma anche ai numerosi ricorsi che il Comune ha presentato contro le sentenze con cui il tribunale di Genova ha consentito a coppie omosessuali di indicare sul certificato di nascita dei figli il nome di entrambe le madri: «La cosa più grave, a nostro parere, è la battaglia che il Comune sta portando avanti non contro le famiglie arcobaleno, ma contro i bambini che da queste famiglie sono nati - continua Gibelli, professione avvocato - In questo modo le scelte dei genitori devono necessariamente ricadere sul futuro dei bambini: è un po’ come decidere di cambiare la carta d’identità e mettere padre e madre. Nel momento in cui mia figlia vedrà il mio nome sotto padre dovrà ogni volta giustificare perché, e questa è l’ennesima discriminazione».

Proprio martedì, una nuova sentenza del tribunale di Genova ha riconosciuto la doppia maternità a due mamme, stabilendo la rettifica dell'atto di nascita con l'apposizione della seconda madre come madre legale e del doppio cognome: «Nonostante tutto, per ogni causa il Comune presenta appello - constata Gibelli - Siamo già a 15 cause in cui il primo grado ci dà ragione e siamo costretti ad andare in appello. Speriamo che questa traversia finisca, non per noi, ma per i bambini, che devono avere gli stessi diritti di tutti i bambini nati da ogni famiglia».

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