Caprioli, inizia la stagione dei "rapimenti" dai prati. Le associazioni: «Mai toccare i cuccioli»
Le guardie zoofile di Genova sono riuscite a impedire che un escursionista, convinto di fare del bene, si avvicinasse al piccolo, ma è solo uno dei tanti casi in cui si cade in errore. I piccoli non sono però abbandonati, ma nascosti dalle madri tra l'erba alta
Dopo una primavera “incerta” causa pandemia di coronavirus e meteo non proprio clemente, le belle giornate che precedono l’inizio dell’estate hanno portato centinaia di persone anche sulle alture, a percorrere i sentieri in cerca di pace e fresco. E come ogni anno, gli avvistamenti di piccoli di capriolo nei prati vanno di pari passo con i “rapimenti”.
Maggio è infatti il mese delle nascite dei piccoli caprioli, che vengono lasciati dalle madri nell’erba alta dei prati, mimetizzati grazie al loro manto e protetti dai predatori, mentre loro vanno in cerca di cibo. A diversi escursionisti capita quindi di notare un cucciolo immobile in mezzo all’erba, da solo. E il primo pensiero è quello di avvicinarsi per accertarsi che stia bene, e di prenderlo con sé per affidarlo a esperti nel timore che venga attaccato o sia stato abbandonato: buone intenzioni, ma del tutto sbagliate, come spiegato più volte anche dalle associazioni e dell’Enpa.
Toccare un piccoli di capriolo, o peggio ancora “rapirlo” dal prato in cui è stato lasciato significa infatti separarlo dalla madre per sempre: la femmina di capriolo non riconoscerà più il suo caratteristico odore, e non lo prenderà più con sé. Proprio nei giorni scorsi le guardie zoofile di Genova sono riuscite a impedire un “rapimento”, invitando la persona che ha segnalato il piccolo in difficoltà a lasciarlo solo e a non avvicinarsi.
«Dopo qualche ora è giunta la sua mamma - ha confermato Gian Lorenzo Termanini - Rarissimo che una mamma abbandoni i suoi piccoli salvo casi particolari e disturbo umano». Il consiglio resta dunque quello di non avvicinarsi mai a un piccolo di capriolo e di lasciare che attenda la madre nascosto nell’erba.