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Coronavirus

Tamponi a domicilio per medici, infermieri e oss: «Ci servono operativi»

Una nuova unità formata appositamente al San Martino si occuperà di testare medici, infermieri e oss che sono in isolamento perché casi sospetti non confermati o perché guariti ma ancora non ufficialmente negativi

Più tamponi. Non solo sui pazienti ricoverati e sulle persone a rischio, come per esempio gli ospiti delle rsa, ma anche sul personale sanitario che da giorni lotta contro il coronavirus.

Per Regione e Alisa, l’unico modo per contenere il contagio è provvedere a isolare subito chi risulti positivo. E l’unico modo per gestire i numeri sempre più alti della Liguria - quasi 1500 positivi accertati a domenica sera - è ottimizzare le risorse in campo, portando “in trincea” tutto il personale medico e sanitario a disposizione. È per questo che da lunedì mattina l’ospedale San Martino inizierà a effettuare tamponi al domicilio di medici, infermieri, oss (ma anche tecnici di laboratorio e analisti) che si trovano in isolamento perché contatti di caso sospetto, o perché positivi ma ormai guariti: obiettivo, riportare in servizio ogni risorsa possibile. 

Il servizio, attrezzata dal reparto di Gestione del Rischio Clinico e della Qualità  del dottor Gianni Orengo, consiste in due infermieri specificatamente formati e attrezzati di dispositivi di protezione che raggiungeranno le residenze dei professionisti risultati positivi al primo tampone, per una nuova rilevazione, accompagnati da un autista del servizio interno, anch’esso munito di Dpi. 

«Inizieramo lunedì mattina - conferma il dottor Orengo a GenovaToday - abbiamo formato tre infermieri per l’utilizzo corretto di dispostivi di protezione individuale e tamponi, e anche l’autista dell’ambulanza. Andranno al domicilio delle persone che sono a casa perché casi sospetti, ma non hanno mai fatto il tampone, e di chi invece ha fatt il tampone ed è in ottime condizioni cliniche, ma non riesce a tornare perché non ha ancora avuto il via libera».

Per considerarsi guariti, infatti, è necessario che il tampone risulti negativo per due giorni consecutivi. Soltanto in quel caso, anche se le condizioni di salute sono ottimali e non si hanno sintomi, non si è più contagiosi. E per il personale sanitario significa tornare al lavoro. 

«Per aumentare i tamponi abbiamo ovviamente epotenziato i laboratori in accordo con la direzione scientifica. Utilizziamo ricercatori che si sono offerti volontari mettendo a disposizione le loro competenze, si tratta di ricercatori molto qualificati soprattutto per il tipo di esami di cui abbiamo bisogno - conclude Orengo - Abbiamo su Genova circa una cinquantina di persone da testare, e abbiamo deciso di muoverci noi per combattere quella che è ormai diventata una battaglia».

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