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Coronavirus, in Liguria superiori chiuse sino al 31 marzo: «Contagi raddoppiati tra i ragazzi»

Il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha firmato un'ordinanza che chiude gli istituti superiori sino alle vacanze di Pasqua

La Liguria resta in zona arancione per un’altra settimana, con la conferma che la curva epidemiologica continua a crescere, lentamente ma inesorabilmente. E il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha deciso di chiudere sino al 31 marzo le scuole superiore, anche a causa del netto aumento dei casi di infezione da coronavirus tra i più giovani.

«Ho firmato un’ordinanza che prolunga la didattica a distanza sino al giorno 31 marzo - ha detto Toti - questo in ragione del fatto che quel giorno cominciano le vacanze pasquali, le scuole saranno tutte chiuse e poi scade il primo decreto Draghi sul covid, da lì ci regoleremo».

La chiusura delle scuole superiori deriva principalmente dal fatto che il virus sembra diffondersi, in questa terza ondata, soprattutto tra i giovani: stando ai dati presentati la Liguria ha un Rt di 1,06 e i numeri salgono tra i giovani tra i 13 e i 19 anni, fascia in cui l’incidenza è aumentata di circa il 50% in un mese. Crollata, invece, l’incidenza tra gli anziani, complice anche la campagna di vaccinazione che l’ha fatta scendere da 3 casi ogni 100.000 a 1,5.

La diminuzione dell’età media dei contagiati si riflette anche sugli ospedali: i ricoveri sono saliti del 16% in un mese, ma i pazienti ricoverati sono più giovani e restano in ospedale di meno, una media di due giorni. E se i ricoveri in media intensità restano distanti dalla soglia di guardia (32%, l’allerta scatta al 40%), le terapie intensive invece vi si avvicinano.

«Un pochino di pressione in più sugli ospedali c’è stata, dal momento che siamo circondati da regioni con un carico impegnativo anche per gli ospedali - ha confermato Angelo Gratarola, coordinatore del dipartimento Emergenza Urgenza regionale - la Liguria comunque tiene, siamo stabili. I contagi aumentano, ma diminuendo l’0età media vi è probabilmente un minor bisogno di grande impegno da parte degli ospedali e la dura dei ricoveri si è contratta, così come la mortalità»

La Liguria spicca, insomma, in questa terza ondata per un impatto minore (o ritardato) rispetto al resto dell’Italia, soprattutto al nord: «La prima e la seconda ondata vedono curve epidemiche sovrapponibili in Italia e in Liguria, con l’eccezione di un leggero anticipo della seconda - ha confermato Filippo Ansaldi, responsabile Prevenzione di Alisa - e notiamo che la terza ondata, quella delle ultime tre settimane, ha caratterizzato quasi tutte le regioni d’Italia ma non la Liguria, dove non c’è stato un vero e proprio picco epidemico».

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