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Covid, Rt Liguria «il migliore d’Italia»: ospedali e pronto soccorso tornano a respirare

Dopo il Fagiolone, al San Martino chiude anche la tenda allestita davanti all’ospedale dalla Croce Rossa. Diminuiscono gli accessi in ospedale per coronavirus

Il tasso di contagiosità del coronavirus (R con t) della Liguria «è il migliore d’Italia», sceso a uno 0,79 nel giro di pochi giorni, e «le cose vanno meglio rispetto alla media del Paese, l’indice Rt è allo 0,79, siamo sotto lo 0,8».

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, è soddisfatto dell’andamento dell’epidemia in Liguria. E conferma che il calo dell’R con t coincide con un calo di accessi ai pronto soccorso e un calo dei ricoveri (1.189 giovedì) che porterà, nel giro di meno di una settimana, a chiudere anche l’ospedale da campo allestito davanti all’ospedale San Martino dalla Croce Rossa.

Coronavirus, i ricoveri in Liguria

«In Liguria il trend è in discesa, sostanzialmente omogeneo in tutta la regione, di tutti i principali indicatori di rischio - ha detto Toti - dati che pongono la Liguria all’avanguardia nella discesa dell’epidemia e ci consentono di ridare spazio a quei reparti che hanno sofferto. Sul fronte ospedali, calano significativamente anche le terapie intensive, che arrivano a 114, una curva che arriva in ritardo rispetto a quelle di media intensità ma inizia a reagire, insieme con la curva dei decessi».

A giovedì sera, i pazienti ricoverati in Liguria erano 49 in meno rispetto a mercoledì. Al San Martino, hub regionale per la gestione dell’emergenza e ospedale che già ha assorbito l’impatto della seconda ondata nel capoluogo ligure, i pazienti covid positivi erano 316 (con 38 terapie intensive occupate), al Galliera 154 (9 le terapie intensive), al Villa Scassi 151 (15 le terapie intensive). Nel resto della città, 11 persone al Gallini, una al Micone, 5 piccoli pazienti al Gaslini, 63 pazienti all’Evangelico. 

Ai numeri degli ospedali di Genova, la città che maggiormente preoccupava a inizio seconda ondata, si aggiungo quelli del resto della regione: in Asl 1 i pazienti ricoverati con coronavirus erano 122, due in più in Asl 2. Nella Asl 4, che nelle ultime settimane ha visto i casi e i ricoveri crescere, in ospedale erano ricoverate, a giovedì, 108 persone, di cui 106 a Sestri Levante e 2 a Lavagna. In Asl 5, tra Sarzana e La Spezia, 134 pazienti, 7 alla Spezia e 127 a Sarzana.

Ospedali: Fagiolone e tenda al San Martino chiusi, Evangelico di Voltri torna a regime

Confermata la chiusura, giovedì, del cosiddetto “Fagiolone”, il padiglione 64 dell San Martino, sempre al policlinico chiuderà martedì l’ospedale da campo allestito dalla Croce Rossa davanti all’ingresso. Da sabato prossimo, inoltre, l’Evangelico di Voltri non accoglierà più pazienti Covid per essere nuovamente riconsegnato al ponente: «Questo significa non che la tenda o i reparti verranno smantellati, ma che il personale impegnato torna a lavorare nei reparti da cui l’abbiamo presto. Le strutture restano ferme in attesa di eventuali sviluppi negativi. L’altra buona notizia, che dimostra l’allentamento della tensione, è che al Santa Corona di Pietra ligure saranno riattivati alcuni giorni a settimana i quattro ambulatori di ostetricia in attesa della riattivazione totale del punto nascita, che avverrà una volta arrivata la certezza  che la situazione è sotto controllo».

I numeri confortanti sono stati confermati anche da Angelo Gratarola, direttore del dipartimento Emergenza e Urgenza del San Martino: «Vi è una tendenza di decisa riduzione della pressione sui pronto soccorso, e questo ha portato a cambiamenti all’interno degli ospedali con una riconversione dei reparti destinati alla cura dei pazienti covid che ritornano alla loro mission originale, al San martino come in molti altri ospedali».

Coronavirus, in ospedale riparte l'attività operatoria

Gratarola ha quindi ricordato che il Fagiolone, il reparto dedicato ai pazienti covid, nella prima ondata era rimasto aperto dal 24 marzo al 24 aprile curando circa 100 persone: «Questa volta è stato aperto sin dall’inizio e lo è rimasto per 42 giorni, curando 149 pazienti - ha detto Gratarola - Come la tenda, sono strutture che rimangono congelate e attrezzate completamente, riapribili in tempi molto ristretti. Il personale tornerà a lavorare nei reparti di origine che si è provveduto a riconvertire, la settimana prossima convertiremo altri reparti, anche di tipo chirurgico, per potenziare l’attività operatoria e garantire la ripresa rapida di tutta la componente operatoria mantenuta in frenata durante la fase epidemia. Le terapie intensive rimarranno ancora alte, perché reagiscono tardivamente, ma il dato positivo è che non salgono».

Il dato sulla mortalità resta quello più critico e tragico: ancora 14 decessi, numeri «che restano alti, perché la mortalità è quella che cala per ultima - riflette Gratarola - Solo allo spegnimento dell’epidemia si azzererà: stiamo lavorando a un ritorno alla normalità, ma con grande attenzione, e tutto dipenderà però da noi, dai nostri comportamenti: se il rispetto delle norme non avverrà potremmo rischiare di avere una recrudescenza più avanti e la necessità di dovere a nostra volta riconvertire i reparti».

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