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Covid, Toti: «No a numero chiuso per shopping, semplificare variazioni delle zone»

Il presidente della Regione Liguria ha partecipato la conferenza governo-Regioni in cui sono state esplicitate le richieste sul nuovo dpcm tra cui maggiore equità, spostamenti tra zone gialle e maggiore trasparenza nel meccanismo di classificazione

Spostamenti consentiti tra regioni in zona gialla anche nel periodo delle feste, no al numero chiuso per le vie dello shopping, ipotesi chiusura delle Alpi per evitare una “fuga” degli italiani verso le località sciistiche che saranno aperte, e maggiore trasparenza e semplicità nell’assegnazione delle zone per la gestione della pandemia di coronavirus.

Sono queste, in estrema sintesi, le richieste arrivate nel corso del confronto che si è tenuto lunedì pomeriggio tra Regioni e Governi, una conferenza cui il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha partecipato anche nelle vesti di vicepresidente: «Le regioni chiedono sia per il confronto tecnico parametri sia per la qualificazione della classificazione maggiore trasparenza nel processo decisionale dell’attribuzione delle fasce - ha spiegato - occorre non solo semplificare, ma anche qualificare il processo decisionale e sapere come vengono interpretati i parametri, quanto pesano e farne parte».

Shopping a numero chiuso «poco convincente» 

Toti ha quindi chiarito la sua posizione nei confronti dell’ipotesi avanzata da Agostino Miozzo, del Comitato Tecnico Scientifico, sulla possibilità di trasformare le vie dello shopping in strade a numero chiuso per prevenire ed evitare assembramenti che si sono visti in diverse città italiane con il “declassamento”: Lombardia e Torino in primis, ma anche su Genova ci sono state non poche polemiche sulla quantità di persone presenti in via XX Settembre nel fine settimana.

«Al netto di quello che sarà vietato o consentito, riteniamo necessario che il divieto di assembramento debba essere il principio cardine per prendere decisioni, in modo da garantire un principio di equità nelle misure - ha detto Toti - Il principio base è distanza, se tutti la mantengono, un metro, un metro e mezzo a meno che non siano congiunti, credo si possa fare vita normale senza bisogno di ulteriori divieti rispetto a quelli che già pesano sulla vita di tutti i giorni. Sarebbe poco convincente che alcune attività siano consentite anche se causano un involontario assembramento, e altre che magari ne provocano meno siano ferme. Servono misure che siano corrette, giuste ed eque”.

Confermata l’intenzione di chiedere una “zona bianca”, da assegnare a quei territori in cui il rischio contagio è contenuto e in cui sarebbe possible, quindi, aprire i ristoranti e ii bar anche la sera: «Le Regioni chiederanno se sia possibile instaurare un’ulteriore zona al di sotto della gialla che preveda ulteriori possibilità per le attività economiche, sempre che i dati del contagio lo consentano, penso alle aperture serali dei bar e dei ristoranti, sempre nel rispetto dei rigorosi protocolli vigenti per la tutela della salute». Punto fermo, ha proseguito Toti, «le certezze sui ristori per le categorie colpite da un Natale per forza di cose limitato, anche per quanto riguarda le decisioni prese degli enti locali e dalle regioni». 

Impianti sciistici, ipotesi chiusura confini delle Alpi

E sugli impianti sciistici, su cui di dibatte ormai da settimane, il presidente della Regione Liguria si è detto favorevole, come le altre Regioni, a chiudere i confini per chi volesse passare Oltralpe: «Oltre al danno, anche la beffa», ha chiarito, riferendosi all’obbligo di chiusura di quelli italiani e alla possibilità che gli amanti dello sci scelgano Paesi che hanno già annunciato l’apertura per le vacanze. 

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