Coronavirus, la Liguria aspetta la zona gialla con l'ombra lunga della terza ondata
L'Rt della regione è sotto l'1, il rischio è basso e i numeri consentirebbero il parziale allentamento delle misure. Ma l'allarme è diffuso a livello nazionale. Bonaccini: «Non possiamo mollare ora»
Liguria a un passo dalla zona gialla, in una fase in cui l’Italia si prepara ad affrontare il momento tanto temuto: la terza ondata di coronavirus.
Nei giorni in cui le Regioni sono tornate a chiedere al governo Draghi di accelerare sulla revisioni dei criteri e dei parametri per l’assegnazione dei colori e delle fasce di rischio, Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, oltre che dell’Emilia Romagna, è stato categorico, invitando alla prudenza: «Stiamo affrontando l’inizio della terza ondata: non possiamo mollare ora, nel momento in cui stiamo mettendo tutto il nostro impegno per accelerare la campagna vaccinale, indispensabile per battere questo terribile virus».
Il sottotesto è evidente: no all’allentamento delle restrizioni, soprattutto in giorni in cui diverse zone italiane si sono colorate di sfumature inquietanti e preoccupanti come “arancione scuro” e rosso. Tentativi di arginare la crescita del contagio evitando il lockdown nazionale che molti esperti da tempo auspicano. Le Regioni che da lunedì (e non più da domenica, dopo la prima revisione del dpcm) rischiano di passare da gialle ad arancioni sono Piemonte, Lombardia e Marche, mentre Campania ed Emilia Romagna potrebbero finire in rosso.
Liguria punta alla zona gialla, ma il ponente resta arancione scuro
La Liguria, dopo due settimane di arancione, sembra invece avere numeri da gialla con l’unica eccezione dell’estremo ponente, come confermato anche dal presidente della Regione, Giovanni Toti: «Il report dell’Istituto Superiore di Sanità arrivato a noi, e su cui abbiamo inviato le nostre osservazioni, stabilisce per la Liguria un rischio basso e un Rt sotto l’1, a 0,94 - ha spiegato giovedì sera - il combinato disposto delle due settimane in fascia di rischio basso per i 21 parametri dovrebbero, per me devono, ricondurre regione Liguria in fascia gialla a partire dalla prossima settimana da domenica notte su lunedì mattina».
La decisione finale arriverà venerdì pomeriggio come di consueto, con un’ordinanza ad hoc del ministro della Salute Roberto Speranza redatta sulla base del monitoraggio settimanale dell’Iss. A preoccupare sono, ancora una volta, le varianti. Che si diffondono con più rapidità e incisività - pur non peggiorando la pressione drasticamente sugli ospedali - e che potrebbero in parte vanificare la campagna vaccinale che comunque, in Italia, sembra procedere a rilento.
In particolare per quanto riguarda la somministrazione dei vaccini Astrazeneca, quelli su cui il nostro paese ha investito di più e quelli che dovrebbero servire a vaccinare le categorie più a rischio - l’8 marzo si parte con gli insegnanti e le forze dell’ordine - e poi il resto della popolazione.
Vaccini, intervento i medici di Medicina generale
«Abbiamo lavorato con Alisa per la partenza della fase di AstraZeneca e il coinvolgimento dei medici di Medicina generale - ha spiegato Toti - Venerdì daremo tutte le informazioni su come prenotarsi e come si svolgerà la nuova fase, ovviamente a partire dalle categorie definite prioritarie dal piano vaccinale nazionale».
I medici di Medicina generale svolgeranno un ruolo fondamentale, perché è anche attraverso di loro che i vaccini verrano somministrati alla popolazione. E prima è meglio è, visto che l’incidenza del coronavirus sta salendo in tutta Italia, Liguria compresa, con il ponente ligure a rappresentare la porzione di territorio attualmente più colpito e in cui sono in vigore provvedimenti da “arancione scuro”.
«È partito lo screening straordinario per tamponi nella Asl 1 nel territorio ventimigliese - ha spiegato ancora il presidente di Regione - Abbiamo effettuato 200 tamponi aggiuntivi su presentazione a Ventimiglia, poi passeremo a Bordighera e andremo avanti sino a quando laa curva dei contagi anche in quel territorio inizierà a deflettere».
Nuovo dpcm, cosa succede dopo il 5 marzo
L’attesa non è solo per l’ordinanza del ministro Speranza, ma anche per il nuovo dpcm, il primo del nuovo primo ministro Mario Draghi, che prenderà il posto di quello in scadenza firmato dall’allora premier Giuseppe Conte.
A oggi non sembra vi siano margini di allentamento: l’impianto dovrebbe rimanere lo stesso dei precedenti, anche perché, come ha detto Speranza, «per cambiarlo bisognerebbe averne uno nuovo, e in questo momento non ci sono alternative».
L’ipotesi di aprire i ristoranti di sera nelle Regioni in fascia gialla, così come suggerito da Bonacciai, sembra restare distante, e anche quella di riaprire palestre e piscine. Spiraglio invece per cinema e teatri, che potrebbero riaprire in zona gialla con accessi contingentati.
Sul fronte spostamenti tra regioni, resta confermato il termine del 27 marzo. Ma è anche molto probabile che la linea dura continuerà sino a Pasqua, e dunque almeno sino al 6 aprile, con il divieto di spostarsi nelle seconde case.
Il testo arriverà alle Regioni entro domenica per essere visionato: «Di certo ora sembra esserci il mantenimento delle zone - ha detto Toti - non è chiaro se verrà colta la richiesta delle regioni di poter avere zone diversificate all’interno della stessa regione, è stato aperto un tavolo tecnico per l’adeguamento e la verifica dei cosiddetti criteri con cui viene fatta la pagella dell’Iss di ogni singolo sistema regionale, credo si possa fare ancora molto per are una mano alle nostre attività e abbiamo proposto di avere con chiarezza i valori in termini di incidenza di virus, contagio e diffusione di ogni singola attività per continuare ad andare avanti cercando di aprire il più possibile, con dati seri, concreti e scientifiche e non sulla base di spinte politiche che hanno visto considerare settori in modo assai diverso in questa pandemia».