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Malato di coronavirus: «Primi sintomi più di 70 giorni fa e risulto ancora positivo»

Il racconto di un giovane, che ha manifestato i primi sintomi della malattia a marzo, ma subito non è stato sottoposto a tampone. A giugno, dovo vari controlli, risulta ancora positivo

Come già capitato di recente, riceviamo e pubblichiamo una testimonianza, giunta in redazione, da parte di chi è venuto a stretto contatto con il covid-19.

Mi chiamo Marco (nome di fantasia per tutelare l'autore della lettera ndr.) ho 25 anni e vi scrivo per raccontarvi la mia storia di positività al covid e la gestione della Asl 3 genovese della stessa: il 21 di marzo mia nonna, con la quale abito, ha manifestato i primi sintomi di covid. Due giorni dopo gli stessi sintomi sono comparsi anche a me (febbre, mancanza di gusto e olfatto). Chiaramente ho avvisato la dottoressa di famiglia tempestivamente, che ha attivato la richiesta per il tampone.

In quel periodo però (quindi fine marzo) in Liguria i tamponi venivano fatti solo a chi aveva sintomi molto gravi (a detta della stessa Asl 3) perciò noi non siamo mai stati tamponati. Abbiamo rispettato l'isolamento e dopo 14 giorni dalla scomparsa dei sintomi di entrambi abbiamo ripreso la nostra vita (uscite, contatti...).

Nel frattempo la mia ditta, come molte altre, ha predisposto la cassa integrazione dalla quale sarei dovuto rientrare operativo in data 11/05/2020. Il mio capo chiaramente era stato messo al corrente da me dei miei sintomi pregressi, perciò per scrupolo ci siamo accordati affinché io facessi il test sierologico prima di rientrare al lavoro.

In data 15/05/2020 ho effettuato il test che ha refertato la presenza di anticorpi sia IgG che IgM. A quel punto mi sono rivolto alla Asl 3 genovese, che mi ha detto di stare in isolamento fino ai tamponi effettuatemi in data 22 e 23 maggio tramite servizio drive in. Il primo tampone è risultato negativo mentre il secondo è risultato debolmente positivo. Da lì partono i miei secondi 14 giorni di quarantena per me e mia nonna, anch'ella tamponata e risultata debolmente positiva.

Il 5 e il 6 giugno vengo nuovamente sottoposto a tampone (sempre con modalità drive in) e risulto debolmente positivo al primo tampone e addirittura positivo al secondo. In questo momento mi trovo nuovamente in quarantena fino ai prossimi tamponi del 18/19 giugno.

Questo racconto parte da una premessa molto semplice: io non ho più sintomi dal 29 marzo, ho rispettato la mia quarantena volontaria senza essere tamponato dopo aver fatto richiesta, e poi ho ripreso la mia vita sociale. Ad oggi 11 giugno risulto positivo. La mia perplessità è: perché nessuno ha tamponato me e mia nonna anziana e diabetica quando avevamo i sintomi permettendoci di riprendere le nostre vite dopo 14 giorni?

Questi tamponi debolmente positivi cosa significano? Sono ancora contagioso? Le persone che ho frequentato da metà aprile al 20 maggio prima del sierologico stanno tutte bene e nessuno ha avuto sintomi. Sono fermo da 3 mesi dal lavoro ormai e questa situazione non può fare altro che ripercuotersi in maniera negativa sulla mia condizione di lavoratore oltre che sulla mia persona, che ha avuto i sintomi più di 70 giorni fa e risulta ancora "positiva".

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