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Giovedì, 18 Aprile 2024
Coronavirus

Covid, il dpcm stringe sul Natale. Toti: «In Liguria Rt 0,7, no a misure vessatorie»

Il presidente della Regione conferma di avere chiesto maggiore libertà al Governo per le festività natalizie nel caso in cui la curva del contagio lo consenta

Resta stabile la situazione del contagio da coronavirus in Liguria, e in attesa del nuovo dpcm cui il governo sta lavorando - e che dovrebbe inasprire le norme per le festività natalizie per prevenire una seconda ondata - il presidente della Liguria, Giovanni Toti, ribadisce quanto già detto in precedenza: «No a misure vessatorie se il virus consente qualche spazio di libertà in più».

«L’R con T a oggi in tutte le province è all’incirca 0,71, ancora in calo - ha detto Toti - ed è un’ottima notizia. La Liguria è la seconda regione in Italia per discesa, seconda solo alla Sardegna. Abbiamo consegnato al governo le nostre proposte, e ribadito che per noi l’equilibrio tra la sicurezza sanitaria e la possibilità di un Natale che possa dare qualche profilo di respiro, anche economico, alle famiglie ci sembra opportuno Ci auguriamo che il prossimo dpcm del governo ne tenga conto».

«Nelle parole del ministro Speranza abbiamo colto che verrà confermato il meccanismo di zone di rischio - ha detto Toti - Che resterà un coprifuoco, non sappiamo ancora se uniforme su tutto il territorio nazionale, anche se molti prevedono che da qui a Natale gran parte dell'italia sarà gialla. Abbiamo capito che esiste una grande preoccupazione per gli spostamenti nelle vicinanzne delle feste, Natale, Santo Stefano e Capodanno, e si sta lavorando a un accordo europeo per la regolamentazione dei resort invernali e vedremo quale effetto avrà nelle prossime ore, il governo ci aggiornerà».

Già nel pomeriggio il governatore ligure aveva reso ancora più chiaro il suo pensiero sul periodo natalizio: «Se da un lato gli accessi negli ospedali calano, aumentano le file alla Caritas. E non sono file meno dolorose. Chiedere di tener conto di questo al Governo non mi pare sia cinico, mi sembra il minimo che un amministratore possa fare - aveva detto - II 20 giorni delle feste valgono come tre mesi del fatturato annuale. E vi farei leggere i messaggi e gli appelli accorati di chi ha i congiunti fuori regione. A nessuno di loro interessa il cenone con 50 persone, vogliono solo rivedere le persone che amano, una, massimo due. Troppo facile giudicare per chi ha uno stipendio fisso, troppo facile criticare per chi ha tutti gli affetti nella stessa città. Vanno studiati e consentiti i ricongiungimenti tra i familiari. E non serve massimalismo nelle scelte, sia in senso "chiusurista" che "aperturista". Servono buon senso ed equilibrio. È quello che questa mattina abbiamo chiesto al Governo per il prossimo dpcm. È comprensibile e giusto chiudere se le condizioni del virus lo impongono, come nelle settimane passate. Meno comprensibili sono misure vessatorie se il virus consente qualche spazio di libertà in più. Arriviamo fin dove ci possiamo permettere».

Dpcm Natale, le anticipazioni

Tutto ciò che sino a oggi è emerso sul fronte Natale è ancora in via di definizione, complice un confronto serrato tra Regioni e Governo - e all’interno del Governo stesso - per conciliare economia e tutela della salute pubblica. Il timore, ovviamente, è che concedendo maggiori libertà si possa andare incontro a una terza ondata, proprio come accaduto in estate, con la differenza che ospedali e operatori sanitari sono già molto stanchi e provati e la stagione invernale proseguirà, di fatto, ancora per mesi, mentre a maggio, con le prime riaperture, i mesi estivi avevano di fatto concesso un po’ di tregua.

Sul fronte spostamenti, l’ipotesi è che la mobilità venga di fatto congelata nei giorni precedenti al Natale, con date che oscillano dal 19 al 21 dicembre: da lì in avanti, almeno sino al 6 gennaio, vietati gli spostamenti tra regioni, a meno che non si torni al luogo di residenza o domicilio, e si ipotizza addirittura lo stop agli spostamenti tra comuni.

Sul fronte negozi, bar e ristoranti, resta sul tavolo l’ipotesi di allungare l’orario di apertura per i primi, e di consentire l’apertura serale per i secondi almeno per Natale, Santo Stefano e Capodanno. Vietate, prevedibilmente, le cene con persone non conviventi, e la richiesta è quella di limitare al massimo non solo gli spostamenti, ma anche le occasioni di incontro con persone all’esterno della propria cerchia familiare stretta. 

Il nuovo dpcm è comunque in fase di definizione, come detto, e sarà il premier Conte ad annunciare i provvedimenti, che dovrebbero entrare in vigore a partire dal 4 dicembre e proseguire sino a dopo le feste.

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