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Coronavirus, regioni sotto assedio. Iss: «Liguria a rischio per terapie intensive»

L'ultimo monitoraggio dell'Istituto Superiore della Sanità e del Ministero della Salute conferma che la pandemia accelera in tutta Italia. La nostra regione e la Lombardia preoccupano per i posti letto ad alta intensità

Sono dieci le Regioni con un rischio definito "alto" per la tenuta delle terapie intensive: si tratta dell’Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. 

L’elenco è stato stilato in conseguenza del monitoraggio del ministero della Salute e Iss, secondo cui queste regioni hanno una probabilità da alta a massima di superare la soglia del 30% delle terapie intensive occupate da pazienti Covid nel prossimo mese. Proprio la Liguria, insieme con la Lombardia, è la regione segnalata come quella con il più alto livello di rischio per questo parametro, un dato preoccupante visto che proprio le terapie intensive occupate sono uno dei criteri più importanti per stabilire l’andamento dell’epidemia in una zona.

Nei giorni scorsi sia il presidente della Regione, Giovanni Toti, sia i vertici di Alisa avevano rassicurato sul fatto che a oggi la crescita dei ricoveri in ospedale è legata a casi di bassa e media intensità di cura, e non a pazienti che necessitano di terapia intensiva. Nessuna criticità, invece, è stata segnalata sulle scuole, mentre in Campania il governatore De Luca ha deciso di chiudere le scuole sino al 30 ottobre, un provvedimento più stringente che, come stabilito nell'ultimo dpcm, le Regioni possono adottare in autonomia, e dunque senza il via libera del governo (la ministra Azzolina ha già bocciato la scelta), contrariamente ai provvedimenti meno restrittivi, che devono invece essere concordati con il ministero della Salute.

Tutte le Regioni, comunque, hanno ormai un indice Rt sopra 1, tranne Calabria e Basilicata. Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Pa Bolzano, Toscana e Umbria si trovano nel cosiddetto “scenario 3” fissato da Iss e Ministero, che comporta tra le altre cose possibili lockdown temporanei a livello locale, chiusura attività sociali/culturali/sportive e chiusura temporanea delle scuole. 

«Si assiste aun’accelerazione nella evoluzione dell’epidemia ormai entrata in una fase acuta - si legge nel monitoraggio che va dal 5 all’11 ottobre - con aumento progressivo nel numero di casi, evidenze di criticità nei servizi territoriali e aumenti nel tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e area medica che rischiano, in alcune Regioni/PA, di raggiungere i valori critici nel prossimo mese. È quindi necessaria una rapida analisi del rischio sub-regionale per il tempestivo innalzamento delle misure di contenimento e mitigazione nelle aree maggiormente affette».

A oggi in Italia sono attivi 4.913 focolai, di cui 1.749 nuovi (la definizione adottata di focolaio prevede la individuazione di 2 o più casi positivi tra loro collegati, spiegano da Iss e ministero), entrambi in aumento per la undicesima settimana consecutiva (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 3.805 focolai attivi di cui 1.181 nuovi). Sono stati riportati focolai nella quasi totalità delle province (102/107). La maggior parte di questi focolai continua a verificarsi in ambito domiciliare (80,3%). Si mantiene stabile la percentuale dei focolai rilevati nell’ambito di attività ricreative (4,2% vs 4,1% lasettimana precedente).

L’appello è ai cittadini, per rispettare le misure fondamentali: distanza sociale, lavaggio delle mani e uso delle mascherine, in modo da «evitare quanto più possibile situazioni che possano favorire la trasmissione quali aggregazioni spontanee e programmate per evitare un ulteriore peggioramento che potrebbe richiedere restrizioni territorialmente diffuse».

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