Coronavirus, in arrivo nuovo dpcm. Toti: «No al lockdown totale»
Il presidente della Regione chiede soprattutto agli ultra settantenni di non rischiare ed evitare di uscire, i numeri del contagio crescono vertiginosamente e si aspetta la decisione del governo
«State a casa, con le vostre famiglie: dipendono dal nostro completamento anche i provvedimenti che eventualmente dovremmo prendere in futuro se i numeri del contagio resteranno questi». L'appello arriva dal presidente della Regione, Giovanni Toti, ed è rivolto in particolar modo agli ultrasettantenni, su cui il coronavirus si accanisce con più forza e per cui è più letale: «Se siete in pensione o non dovete uscire per forza di casa, state a casa», ha sottolineato.
Sabato sera il presidente della Regione ha di fatto anticipato che sì, vista la curva del contagio salita vertiginosamente, è molto probabile che già oggi il governo adotti nuovi provvedimenti per tentare di arginare la seconda ondata di coronavirus. E in mattinata ha partecipato a una riunione di confronto tra governo e Regioni sulle nuove misure per contenere il Covid-19, esprimendo il suo parere contrario all'ipotesi più temuta, quella del lockdown.
«Non credo che il paese possa permettersene uno nuovo - ha spiegato - così come sarebbe impossibile bloccare gli spostamenti tra regioni mentre l’Italia continua a lavorare e produrre. Bisogna smettere di agire sempre sulle stesse categorie. Le regole eccezionali non possono valere solo per chiudere, semmai ora devono servire a scardinare la burocrazia che ancora ci impedisce di affrontare questa emergenza. Parlo di regole che ci consentano di assumere a tempo indeterminato senza concorso, di prendere medici anche non specializzati, di assumere infermieri anche prima della fine del corso di studi».
Di nuovo, quindi, un accenno agli anziani, con riferimento alle vittime - 25 - degli ultimi giorni, con una gaffe che gli è costata una pioggia di critiche: «La maggior parte dei pazienti gravi nei nostri ospedali e purtroppo anche dei morti che piangiamo ogni giorno è composta da persone sopra i 75 anni. E per quanto ci addolori ogni singola vittima, non possiamo non tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Sono proprio i nostri anziani i più colpiti dal virus e sono quelli che vanno tutelati di più: si tratta di persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno protette in ogni modo. Perché non si interviene su questa categoria? Proteggendo i nostri anziani di più e davvero, la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi diventerebbero infinitamente minori».
La certezza, ormai, è che lunedì il premier Giuseppe Conte annuncerà un’ulteriore stretta con un nuovo dpcm: si parla di chiusura dei confini regionali, chiusura anticipata (ancora di più) delle attività, e individuazione di "zone rosse" nelle aree più colpite. Ansa riporta che a rischio sarebbero le aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova e Torino, oltre a una parte del Veneto e la Campania.
Zone rosse che andrebbero decise di comune accordo con Regioni e Comuni: «Vogliamo ragionare con il governo sulle misure che riguardano i nostri territori per abbattere il contagio nelle nostre città, attraverso provvedimenti mirati», aveva detto Toti sabato, spiegando che «la nostra regione è una di quelle investite dal virus, non siamo tra quelli che stanno peggio nei numeri, con un tasso di contagio che va tra 1,3 e 1,5 e ci sono altre regioni che viaggiano al 2% e situazioni ospedaliere più traumatiche delle nostre, ma questo non ci tranquillizza in alcun modo e dobbiamo rimboccarci le maniche».
Toti ha confermato che la situazione più complessa, in Liguria, riguarda Genova e la provincia: quasi 9.000 i casi attivi di covid-19 in quest’area, 709 i nuovi casi diagnosticati sabato sulla totalità dei 1.068. Aumentano anche i guariti, con dimissioni più rapide e degenze più brevi in ospedale (sabato erano 1.073), ma anche il rapido turnover non riesce a dare tregua a ospedali e personale sanitario, ed è per questo che la Regione e Alisa puntano tutto sui medici di famiglia: lunedì proseguiranno le riunioni al San Martino per mettere a punto protocolli che consentano ai medici di medicina generale e ai pediatri di avere un ruolo più imponente nella gestione del contagio, prescrivendo i farmaci e monitorando i casi in modo da non occupare posti letto.
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«I nostri ospedali stanno dimettendo verso i covid-hub persone meno gravi, che potrebbero fare la malattia a casa - ha spiegato Toti - e i nostri medici di medicina generale e i pediatri stanno lavorando per organizzare una rete territoriale che consenta alle persone di fare la malattia a casa ricevendo cure importanti e accurate come quelle in ospedale, senza però occupare i letti per chi ne ha veramente bisogno».
«Continuo a ripetere le stesse raccomandazioni - ha concluso il presidente della Regione - andate in ospedale e al pronto soccorso se è indispensabile, solo se vi sentite in serio pericolo, e non per provare a fare un tampone con qualche linea di febbre, perché si rischia di ingolfare i pronto soccorso e si rischia anche di contrarre la malattia».