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Liguria in zona arancione, ira dei ristoratori: «Addio last minute anche al pranzo di San Valentino»

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, si appella a Draghi: «Mi auguro che questi siano gli ultimi sforzi di ristoratori e baristi»

Avevano appena iniziato a respirare, registrando ogni fine settimana il tutto esaurito a pranzo, che per i ristoratori liguri è ricominciato l’incubo: due settimane di chiusura per il passaggio da zona gialla a zona arancione nel piano anti covid, una notizia arrivata (come è ormai consuetudine) venerdì, due giorni prima una giornata importante come quella di San Valentino.

I ristoratori liguri, infatti, contavano sulla festa degli Innamorati per riempire i tavoli a pranzo. Menù e offerte erano già stati organizzati, la spesa fatta, le prenotazioni ricevute, e la notizia del passaggio in zona arancione - che comporta, come è ormai noto, la chiusura dei locali al pubblico e i soli asporto e consegna a domicilio - ha di fatto passato una gigantesca mano sui piani fatti. E l’ira dei ristoratori liguri ha iniziato a manifestarsi, per ora, sui social, dove si sono riuniti in un gruppo che ogni lunedì ormai da quasi un mese scende in piazza per manifestare e protestare.

«Non è accettabile ricevere notizie il venerdì sera dopo le 18 per il weekend», è il grido unanime dei titolari delle attività di ristorazione, che lunedì si preparano a tornare nuovamente in piazza, questa volta non a De Ferrari, ma davanti alla sede della Prefettura: appuntamento alle 15 in via Roma, con striscioni e cartelli in cui chiederanno di «lavorare nel rispetto delle regole». Come aveva chiesto anche lo chef stellato Ivano Ricchebono, invitando proprio a far aprire i ristoranti a San Valentino vista la peculiarità dell'occasione: tavoli da due e intimità erano assicurati, con conseguente garanzia di distanza e prudenza.

Toti: «Chiesto di posticipare ingresso in zona arancione, ma no a ordinanze specifiche»

Anche il presidente della Regione, Giovanni Toti, venerdì sera, ha puntato il dito contro la decisione di mettere la Liguria in zona arancione già a partire da domenica: ««Un ulteriore danno che poteva essere evitato - ha detto dopo lo scioglimento della riserva del premier Mario Draghi - Visto che l’Rt attualmente è superiore a 1 ma in alcune zone della regione è più basso, avevamo proposto di differenziare le misure per dare risposte più mirate sui territori e aiutare almeno una parte delle nostre attività, ma il governo non ha accettato. Così come ha rifiutato di rimandare il passaggio in zona arancione a lunedì, cosa che avevamo proposto per salvare almeno il weekend».

Poi Toti ha lanciato un appello proprio al nuovo premier: «Mi auguro che questi siano per loro gli ultimi sforzi. Ora ci aspettiamo da Draghi un cambio netto di marcia, risposte concrete per le imprese in difficoltà e la fine di tutte le incertezze e la confusione che hanno regnato finora, danneggiando ulteriormente le nostre attività».

«È da questa mattina che i nostri uffici sono al lavoro per provare a intervenire per evitare un ulteriore danno incalcolabile ai nostri bar e ristoranti - ha aggiunto sabato mattina il governatore ligure - L'ipotesi di fare un'ordinanza regionale che posticipi la zona arancione è al vaglio, ma lo scontro tra l’ordinanza del Ministro e la nostra porterebbe al rischio di sanzioni e addirittura di possibili denunce penali per tutti i clienti e i ristoratori che aprirebbero ugualmente. Peraltro, se il contagio aumentasse, potrebbe addirittura profilarsi l’accusa di epidemia colposa. Un rischio che non possiamo far correre ad attività già duramente provate. Quello che possiamo fare, senza reagire di istinto ma con la lucidità e il buonsenso, è fare una istanza urgente al nuovo oresidente Draghi in cui chiediamo di posticipare di 24 ore l'ingresso della Liguria in zona arancione, a eccezione dell’area di ponente più colpita dal virus. Una richiesta che stanno già preparando i nostri uffici e che invieremo subito al nuovo Premier augurandoci che dia un segnale importante alle nostre imprese, decidendo con buonsenso di permettere loro di lavorare in un giorno così importante».

Liguria in zona arancione, perché?

Il ritorno in zona arancione per la Liguria, dopo due settimane di gialla, era stato di fatto annunciato ormai da giorni, principalmente a causa della situazione nel ponente: la vicinanza con la Costa Azzurra, e con i focolai di coronavirus registrati in città come Nizza e Mentone, ha avuto ripercussioni sopratutto sulle città di confine, con un’impennata di casi in diverse località tra Sanremo e Ventimiglia.

«Dal report n. 39 l’incidenza dell’andamento dei nuovi casi è rimasta costante nelle ultime settimane - ha spiegato Filippo Ansaldi, sub commissario Alisa e responsabile prevenzione - C’è un quadro eterogeneo, sicuramente l’incidenza nella provincia di Spezia, Genova e Savona, tende a diminuire, ma è decisamente superiore in provincia di Imperia. L’area della Costa Azzurra è interessata da un’importante circolazione del virus e così nei due distretti più vicini al confine cioè Ventimiglia e Sanremo. L’aumento della circolazione in Asl 1 determina anche l’aumento della pressione ospedaliera che invece scende nelle altre Asl. La nostra capacità di monitoraggio è a posto: con un effetto globale di trasmissione aumentata. Complessivamente l’Rt è oggi a 1.08 mentre la pressione sui nostri ospedali, per quanto riguarda le terapie intensive e in area medica, è sotto la soglia».

La Liguria resterà in zona arancione sino al 5 marzo.

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