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Covid: dai ricoveri ai nuovi focolai, ecco perché la Liguria è finita in zona arancione

Cresce l'incidente del virus e la pressione sugli ospedali, che secondo le stime nei prossimi trenta giorni aumenterà ancora: il monitoraggio

Un R con T inferiore alla media nazionale e a quello delle zone rosse, ma una pressione altissima sugli ospedali e l’alta probabilità che aumenti nel giro di un mese. È per questo che la Liguria, dopo un’iniziale classificazione in fascia gialla e a rischio moderato, è passata alla fascia arancione, quella di rischio alto per contagio da coronavirus.

I provvedimenti che valgono nella zona arancione sono scattati mercoledì alle 5, con la fine del coprifuoco nazionale che inizia ogni sera alle 22. In Liguria, dunque, da oggi restano chiusi bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie (che fanno solo servizio da asporto o di consegna a domicilio) e non ci si può spostare tra comuni, né lasciare la regione, se non per motivi di lavoro, salute o necessità.

Un provvedimento adottato sulla base delle valutazioni della cabina di regia dell'Istituto Superiore della Sanità e del Ministero della Salute, che ha sottolineato che «tutte le Regioni/Province Autonome sono classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio - scrive l’Isss - o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane».

Per la Liguria, la progressione è arrivata nel giro di pochi giorni (e su questo si sono appuntate le critiche della Regione Liguria): il monitoraggio relativo alla settimana che va dal 26 ottobre al primo novembre evidenzia un R con T - il tasso di contagiosità del virus - a 1,48. Più basso, dunque, rispetto all’1,54 della settimana precedente che aveva comportato l’inserimento in zona gialla, ma la classificazione di rischio alta arriva per altri elementi.

Il primo indicatore è quello dell'incidenza del contagio: dai 5.143 nuovi positivi del report che aveva portato la Liguria nella fascia gialla, con un'incidenza di 333,28 nuovi casi ogni 100.000 abitanti e un'incidenza cumulativa di 1599,16 casi per 100.000 abitanti, si è passati a 6.391 nuovi positivi del nuovo report, con un'incidenza cresciuta a 414,16 nuovi casi ogni 100.000 abitanti e un'incidenza cumulativa di 2237,02 positivi per 100.000 abitanti.

Non solo: la Liguria, sulla base dei 21 parametri presi in esame, ha una valutazione della probabilità di diffusione alta, con una “trasmissione non gestibile in modo efficace con misure locali”. Tradotto, il gigantesco cluster in cui si è trasformata Genova non può, secondo la cabina di regia dell’Iss, essere contenuto adottando solo misure regionali o locali come quelle adottate a ottobre in centro storico e in altre zone della città

Anche la valutazione di impatto cresce e passa ad alta, con un “sovraccarico di aree mediche ed evidenza di nuovi focolai in rsa, case di riposo e ospedali e tre allerte sulla resilienza dei servizi sanitari territoriali, e cioè la capacità degli ospedali di fare fronte all’aumento massiccio dei ricoveri. La conferma, dunque, che a catapultare la Liguria in fascia arancione è la situazione degli ospedali, più che la circolazione del virus.

Iss e Ministero tengono conto dell’Rt - quello della Liguria è compatibile con lo scenario 3, compreso tra 1,25 e 1,5 - e viene quindi calcolata la probabilità di raggiungere soglie di occupazione posti letto stimando, in base all’Rt di ospedalizzazione, la probabilità di raggiungere le soglie previste negli indicatori 3.8 e 3.9 relative al tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e area medica. In Liguria, tra il 26 ottobre e il 1 novembre, risultava occupato il 25% dei posti di terapia intensiva e il 49% di quelli in media intensità, con alta probabilità di stare sopra le soglie di guardia del 30 e del 40% nei successivi 30 giorni. 

I focolai attivi passando da 966 a 1374, i nuovi focolai sono 408, e anche sul fronte accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti - la capacità, insomma, di individuare i nuovi casi e di effettuare attività di screening allargandosi a contatti e contatti dei contatti per bloccare la diffusione del virus - ci sono modifiche rispetto alla settimana precedente. In aumento (rispetto al 16,6% del report precedente) e superiore alla soglia fissata del 15% la percentuale di tamponi positivi (escludendo, per quanto possibile, i doppi tamponi degli stessi soggetti su base mensile), che ha raggiunto il 18%. Invariato rispetto alla settimana precedente, ma sempre ampiamente al di sotto della soglia minima fissata del 95%, il rapporto tra numero di casi confermati per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti e il totale di nuovi casi di infezione confermati, fermo al 44,5%.

«Si registra un R con T di circa 1,7 in Italia - spiegano dall’Iss - abbiamo oltre 500 casi per 100.000 abitanti e quasi tutte le regioni italiane sono pesantemente colpite. Aumentano in modo significativo i ricoveri ospedalieri e assistiamo a un incremento dei ricoveri in terapia intensiva, situazione che giustifica l’adozione di interventi più restrittivi soprattutto nelle regioni più colpite e necessita di comportamenti prudenti».

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