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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus

Vaccini covid, avanti col piano tra ritardi e intoppi. L'Ordine dei Medici: «I veri problemi da aprile»

Alessandro Bonsignore, presidente dell'Ordine dei Medici della Liguria, punta il dito contro l'assenza di un piano nazionale che detti le regole per la somministrazione della vaccinazione di massa: «I medici di Medicina Generali sono perfetti per farlo»

La Liguria va avanti con il piano vaccinale contro il coronavirus, come da programmi, nonostante gli intoppi rappresentati dai ritardi negli invii delle dosi (da parte di Pfizer) e gli annunci su tagli veri e propri, arrivati sia da Moderna sia da AstraZeneca.

Ormai in fase di conclusione l’immunizzazione dei primi vaccinati di dicembre, che entro il 7 febbraio riceveranno tutti la seconda dose, le Asl sono pronte a iniziare la fase 2 con il vaccino agli over 80 e al personale della Sanità privata. Si partirà, come voluto e annunciato dal Presidente della Regione, Giovanni Toti, il 15 febbraio, e «nulla al momento ci fa pensare che non si riuscirà a rispettare il cronoprogamma. I problemi, in Liguria come in Italia, si avranno quando dovremo iniziare a vaccinare non più 40-50mila persone in un mese e mezzo, bensi un milione di persone in 4».

Le perplessità e i timori arrivano da Alessandro Bonsignore, Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Liguria. A GenovaToday, Bonsignore ha parlato proprio delle difficoltà legate a una vaccinazione di massa «che ancora non ha piani, regole e norme precise e unitarie», anche se alcune proposte sul tavolo sono già state messe.

«Noi siamo più che favorevoli allo stipulare un accordo su scala nazionale con i Medici di Medicina Generale per la somministrazione del vaccino - spiega Bonsignore - Pare assurdo inventarsi, in una lotta contro il tempo, un nuovo sistema di vaccinazione andando a individuare spazi non si sa dove, con chissà quali volontari medici e non solo. Il medico di Medicina Generale è l’opzione più logica: è lei/lui il più adatta/o a convocare i pazienti sulla base delle patologie e delle priorità, a stabilire i tempi e l’ordine, ed è lei/lui a vaccinare nello studio proprio come sempre accaduto per il vaccino anti-influenzale. A oggi, però, non c’è un piano nazionale in questo senso, e potrebbe essere inutile - per noi - siglarne uno regionale. Finirebbe come accaduto per i tamponi negli studi medici: in Liguria avevamo stilato un accordo di categoria molto solido, che alla fine è stato inglobato e neutralizzato da quello nazionale arrivato dopo, peraltro decisamente peggiorativo».

Tra le principali criticità di cui si è discusso, parlando del vaccino somministrato dai Medici di Medicina Generale, c’erano le modalità di conservazione delle dosi, che nel caso di Pfizer devono essere tenute a temperature bassissime.

«Noi abbiamo a disposizione oggi tre vaccini - replica Bonsignore - il problema è bypassabile, sopratutto perché l’Italia ha investito moltissimo nel vaccini AstraZeneca, di cui il nostro Paese ha comprato più dosi in assoluto, e qui le modalità di conservazione sono meno complesse. Il vero problema si presenterà con la vaccinazione di massa, da aprile in poi, visto che la vaccinazione degli over 80 e del personale della sanità privata finirà entro fine marzo».

L'ultimo inciampo - come l'ha definito Toti - è che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha dato l’ok al vaccino AstraZeneca con l'indicazione per un utilizzo preferenziale dai 18 ai 55 anni: «L'omologazione riguarda solo le persone tra i 18 e i 55 anni, quindi il vaccino AstraZeneca non è adatto alle persone più anziane, quelle più colpite dalla pandemia. Questo vaccino potrà servire a interrompere la catena del contagio, ma si sperava di poterlo utilizzare più ampiamente, ma così non è».

Se non ci sarà una modalità di vaccinazione chiara e concordata in anticipo, comunque, diventerà estremamente complesso far fronte alla vaccinazione di milioni di persone: «Si presenterà lo stesso problema che si è presentato con i dispositivi di protezione nella prima ondata  - ricorda il Presidente dei Medici liguri - Il governo fa misure che accentrano l’organizzazione e alza la voce contro le fughe in avanti delle Regioni, che provano a organizzarsi da sole. A livello nazionale, però, sembra persistere smarrimento».

Il piano vaccinale, comunque, va avanti. E la Liguria si prepara a tornare in zona gialla, dalle 00.01 di lunedì: «I numeri di oggi ci piazzano indubbiamente in gialla - riflette Bonsignore - La terza ondata di cui si è parlato è stata inglobata dalla seconda, i numeri di contagi, decessi e ospedalizzati sono rimasti costantemente medio-alti e la curva si è stabilizzata; cosa che non deve necessariamente essere un male, abbiamo - infatti - bilanciato i nuovi ricoveri con le dimissioni».

Il ritorno in zona gialla non significa, però, che si sia fuori pericolo: «Adesso che i numeri sono più bassi allentiamo le misure con il solito meccanismo -  conclude Bonsignore - e febbraio e marzo sono a rischio tanto quanto gennaio, per cui bisogna vedere cosa succederà. Dobbiamo, peraltro, ancora vedere gli effetti della riapertura delle scuole, decisione che ci ha sempre trovato contrari perché è ampiamente dimostrato come, a distanza di due-tre settimane da questa misura, si verifichi sempre una crescita e un picco di contagi. Non tanto per le lezioni, visto che con le finestre aperte e gli studenti distanziati la situazione in classe si può gestire, ma i ragazzi fuori dalla scuola si parlano e si intrattengono con gli altri, poi salgono sui mezzi, poi tornano a casa. E si ripete il ciclo».

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