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Covid, la Liguria rischia la zona arancione (con l’ombra dei weekend rossi): «Ci giochiamo tutto venerdì»

Il presidente della Regione ammette: «Da qualche giorno siamo a cavallo tra arancione e giallo», il governo intanto sembra deciso a colorare di rosso i fine settimana: gli ultimi aggiornamenti sull’andamento e la gestione dell’epidemia

La Liguria di nuovo a rischio arancione: l’indice Rt della regione, nonostante il miglioramento dell’estremo ponente, è ancora intorno all’1 e i ricoveri non sono ancora calati nettamente, con le terapie intensive ancora vicine alla soglia critica. E la possibilità che da lunedì si torni in arancione, con serrata di bar e ristoranti, è concreta.

«La nostra regione da qualche giorno è a cavallo tra la zona gialla e la zona arancione, naturalmente vedremo la valutazione del rischio e del fattore Rt, come ogni venerdì ce la giocheremo all’ultimo decimale», ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, mercoledì sera, confermando che gli sguardi sono nuovamente puntati (come ormai da settimane) sul monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, che verrà ufficializzato proprio venerdì. Se la Liguria dovesse avere numeri troppo alti, dopo due settimane di zona gialla da lunedì mattina tornerebbe in arancione per le prossime due settimane, e a complicare il quadro c’è anche l’ipotesi stretta nazionale che il governo potrebbe applicare per i fine settimana.

Il Consiglio dei ministri sta infatti valutando se adottare nuove misure di contenimento del virus per un mese che potrebbe rivelarsi decisivo sia in termini di contagi sia per quanto riguarda la campagna vaccinale. Che sta accelerando, ma con ritmi diversi tra le varie regioni. E se nel Lazio, per esempio, le somministrazioni procedono a spron battuto, in Liguria si attende ancora l’inizio della vaccinazione degli insegnanti, che partiranno il 15 marzo grazie ai medici di medicina generale.

Coronavirus, lockdown generale nei fine settimana?

Il Comitato Tecnico Scientifico ha chiesto al governo di stringere almeno nei fine settimana, e non è escluso che già a partire dal fine settimana tutta la penisola possa ritrovarsi rossa. Il che significa niente spostamenti se non per i motivi ormai noti a tutti (lavoro, salute, necessità), negozi, bar e ristoranti chiusi.

Toti ha già ribadito la contrarietà all’ipotesi lockdown nazionale, seppur per i soli due giorni del weekend: «Credo non sia giusto prendere misure uguali su tutto il territorio nazionale, servono provvedimenti mirati, solo dove il virus circola di più - ha ribadito mercoledì - Il paese non può permettersi di passare una primavera come quella dello scorso anno».

Non è escluso dunque che, a prescindere dai dati, la Liguria si ritrovai in zona rossa già da sabato insieme con il resto delle regioni, e i titolari di bar e ristoranti già promettono battaglia, soprattutto per l’ennesimo scarso preavviso dato: «Siamo a giovedì e ancora non sappiamo niente», tuonano i ristoratori su Facebook, promettendo di scendere nuovamente in piazza lunedì pomeriggio per un’altra manifestazione di protesta come tante ce ne sono state da inizio anno.

Il ministero della Salute avrebbe anche deciso di modificare i parametri di assegnazione dei colori e delle fasce di rischio, stabilendo il passaggio automatico in zona rossa nei territori in cui si registrano più di 250 casi per 100.000 abitanti con conseguenti misure ancora più restrittive: chiusi i negozi di abbigliamento e calzature, serrati bar e ristoranti, passeggiate soltanto intorno al proprio isolato e a distanza.

Coronavirus, Pasqua blindata

L’unica cosa che pare certa, a oggi, è che Pasqua sarà blindata, proprio come accaduto per le festività natalizie. Già a partire dai primi giorni di aprile l’Italia dovrebbe tornare a chiudersi per evitare gli affollamenti di Pasqua e Pasquetta, rispettivamente il 4 e il 5 aprile, ed è molto probabile che i nuovi provvedmenti vengano adottati non con un nuovo dpcm (questo resta in vigore sino al 6 aprile) ma con un decreto, proprio come avvenuto a Natale.

Il provvedimento si tradurrebbe nel divieto di spostamenti e gite e niente pranzi con amici e parenti a meno che non conviventi, con l’incognita dei ristoranti e dei bar, che potrebbero essere chiusi al pubblico (come a Natale).

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