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Coronavirus, primo giorno di apertura delle librerie tra dubbi e perplessità

No alla riapertura senza i presupposti di sicurezza: alcuni librai genovesi si dissociano dal decreto di Conte e decidono di mantenere la chiusura. In altri casi ci si prepara con gel igienizzante e altre misure

«La nostra libreria rimarrà chiusa, e noi siamo molto contrariate da tutta questa situazione»: Valentina Beronio è una delle due titolari delli Book Morning, libreria indipendente di via della Maddalena, ed è anche una degli oltre 150 librai che hanno firmato la lettera contro il decreto con cui il premier Conte ha disposto, da lunedì 14 aprile, la riapertura di librerie e cartolibrerie (insieme con negozi di abbigliamento per bambini).

Video: come si organizzano le librerie genovesi

Beronio ha deciso di tenere chiusa la sua libreria, e di continuare a prendere ordini online e telefonici e consegnare i libri a domicilio. Come lei e la socia Samantha Giribone, numerose altre librerie genovesi hanno deciso di restare chiuse ritenendo la riapertura troppo rischiosa, dall'Amico Ritrovato a Bookowski: «Non abbiamo mai smesso di fare cultura - si legge nella lettera - Ora non abbiamo intenzione di esporci al solo scopo di fingere una “ripresa culturale delle anime” che ci potrà essere davvero solo quando sarà possibile la messa in sicurezza di tutti i corpi».

Alcuni librai sembrano dunque contrari alla riapertura "improvvisata" cui Conte ha dato il via libera il Venerdì Santo: troppo poco il tempo per adeguarsi, impossibile adottare tutte le misure di sicurezza necessarie e richieste per aprire martedì mattina. E poi c'è la questione etica: «Come possiamo riaprire, se il miglior consiglio che ci sentiamo di dare è quello di rimanere a casa?» Si chiedono le giovani titolari di Bookmorning.

Ci sono però altri che hanno deciso di aprire, adeguandosi alle disposizioni governative. In via Cairoli il Libraccio ha accolto diversi clienti nel corso della mattinata, con il personale che ha invitato tutti a igienizzarsi le mani dall'apposito dispenser posizionato all'entrata prima di toccare qualsiasi cosa: «Ci stiamo attenendo scrupolosamente alle direttive che ci sono arrivate da Milano - confermano - Abbiamo affisso le buone norme, invitiamo a tenere le misure di sicurezza e indossiamo guanti e mascherine. Non c'è stata ressa né affollamento, sono arrivati i nostri clienti tradizionali, anche perché gli spostamenti da quartiere a quartiere non sono concessi».

Anche Paola Bozzi, titolare dell'omonima libreria in via San Siro, ha deciso di aprire: «Diciamo che ho riaperto al pubblico, perché ho continuato a lavorare prendendo ordini telefonici - conferma da dietro la mascherina - Stamattina qualche persona è entrata, ma ho ricevuto soprattutto telefonate da parte di persone che volevano sapere se sono aperta e mi hanno ordinato libri dicendomi che sarebbero passati a orari precisi. Nessun problema attualmente, nessuna coda, e ci stiamo attenendo alle misure di sicurezza».

Anche le grandi catene si stanno attrezzando per adeguarsi al decreto e garantire il massimo grado di sicurezza. La Feltrinelli di via Ceccardi, per esempio, ha spiegato che «da venerdì siamo in contatto con le autorità nazionali e locali per comprendere come poter dare attuazione al decreto. Si susseguono confronti a tutti i livelli, con le Regioni, con i sindaci, con i lettori: la situazione è in continua evoluzione. Per garantire la sicurezza dei nostri librai, dei clienti e dei luoghi che da metà marzo sono chiusi al pubblico stiamo predisponendo un protocollo specifico e stiamo attuando tutte le misure necessarie». Ancora nessuna data precisa, però, sulla riapertura, così come per Mondadori, che martedì mattina resta chiusa.

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