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Conclusi i lavori della commissione d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza in Liguria

La Commissione speciale con funzione di inchiesta sulla gestione da parte della Regione dell'emergenza sanitaria conseguente al contagio covid-19 non è approdata a un testo unico, bensì sono state redatte due relazioni, distanti l'una dall'altra

Durante la seduta del consiglio regionale di mercoledì 29 luglio 2020, il presidente Andrea Melis (Mov5Stelle) in una lunga e dettagliata relazione ha illustrato le attività svolte dalla Commissione speciale con funzione di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria conseguente al contagio covid-19, che si è insediata il 17 giugno 2020 e si è riunita 9 volte. Melis ha espresso soprattutto critiche.

Il presidente, sulla scorta delle informazioni assunte nelle audizioni in commissione, ha concluso: «C'è stato l'impiego di un ridotto numero di tamponi e una forte sottovalutazione dell'importanza della 'tracciatura' come strumento per definire e controllare i confini e l'andamento del contagio. Un forte ritardo nella predisposizione delle così dette squadre speciali (Usca o G-sat). Il modello che ha portato a concentrare l'attenzione sugli ospedali e a sottovalutare l'importanza dell'assistenza territoriale e domiciliare - ha aggiunto - ha indebolito la capacità del sistema di reagire tempestivamente alla diffusione del virus, ha congestionato l'attività ospedaliera, ha impedito di affrontare tempestivamente lo sviluppo delle complicanze nei pazienti che spesso sono stati abbandonati a se stessi nelle proprie abitazioni privi di assistenza e di un puntuale monitoraggio».

Secondo Melis, «la gestione dell'emergenza nelle rsa ha scontato nei primi due mesi forti limiti e ritardi dovuti spesso ad indicazioni carenti e contraddittorie da parte di Alisa e in quel contesto le rsa e le strutture socio sanitarie in genere non sono state considerate parte del perimetro di attenzione della Pubblica Amministrazione benché fossero accreditate, convenzionate o comunque sottoposte per contratto al controllo pubblico. Gestori, medici e infermieri si sono dovuti attrezzare per proprio conto a resistere nella totale assenza di dpi, con tamponi che non arrivavano mai, spazi limitati per isolare i pazienti Covid e una permeabilità con l’esterno e con gli ospedali che spesso è stata causa della diffusione del virus in quelle strutture e di un numero di vittime estremamente elevato».

Secondo il presidente «è spesso mancata una vera regia dell'emergenza e Alisa, che non è stata in grado di svolgere in modo soddisfacente la funzione di punto unificante e unitario del sistema». Critiche sono state espresse nel rapporto pubblico e privato: «Il decreto Cura consentiva di utilizzare strutture, attrezzature, personale privato per esigenze pubbliche e dietro rimborso. Questa facoltà non è mai stata praticata o ciò è avvenuto solo in modo insufficiente. Emblematico il caso degli screening sierologici che i laboratori privati hanno effettuato con prezzi di mercato o a prezzi calmierati ma in convenzione con altre Regioni, mentre i cittadini liguri nel momento più forte del bisogno e anche attualmente hanno dovuto acquistarli a prezzi interi di mercato senza che la Pubblica Amministrazione acquistasse e distribuisse a suo carico tali test o almeno convenisse con i privati prezzi calmierati».

Nella sua relazione Melis ha concluso: «È mancato un vero coinvolgimento degli operatori nella cabina di regia della crisi tanto nella fase 1 quanto nella fase 2. Emblematico il fatto che l'Ordine dei Medici non sia mai stato coinvolto in alcuna task force e sia mancata anche una semplice consultazione. L'elevato numero di morti per covid, l'estesa esposizione degli operatori al contagio, il numero inadeguato di tamponi, i ritardi e le incoerenze ci dicono molto su una emergenza in Liguria gestita con evidenti limiti e ci danno stimoli e materiale per evitare di ripetere errori di impostazione assolutamente da evitare qualora si verifichi una nuova insorgenza del virus nel prossimo autunno. Solo avendo chiaro cosa si è sbagliato e cosa non ha funzionato - ha concluso - si può sperare di non ripetere gli errori commessi e di attrezzare per il futuro il sistema sanitario ligure ad affrontare il peso e la violenza di una pandemia sicuramente senza precedenti».

Paolo Ardenti (Lega Nord Liguria-Salvini) ha illustrato la relazione di minoranza sottolineando che il «Piano pandemico nazionale, su cui vengono declinati quelli regionali, non è mai stato finanziato», e ha rilevato che nell'ultima emergenza covid-19 il consumo di dpi (Dispositivi di protezione individuale) è aumentato 40 volte rispetto al passato e che la sua distribuzione a livello nazionale è iniziata solo a fine marzo. Pe quanto riguarda le rsa il consigliere ha aggiunto «spiace che nella relazione di minoranza non sia stato evidenziato il supporto del sistema sanitario regionale in aiuto a questi enti, probabilmente la Liguria è stata l'unica regione a distribuire, in un momento in cui si vedevano sequestrare partite di approvvigionamenti, quindi c'è stato uno scoordinamento semmai a livello nazionale».

Rispetto agli screening Ardenti ha dichiarato: «Il tema non è stato sviluppato a fondo nelle audizioni nella commissione e la Regione è stata la prima ad avviare in tempo utile nelle rsa gli screening». Il consigliere ha ribadito: «Il sistema sanitario regionale è intervenuto rapidamente anche negli ospedali e nei punti sensibili sapendo anche coordinarsi con le realtà private non convenzionate presenti sul territorio».

Secondo Ardenti «non è mancata la regia a livello regionale e ogni atto prodotto da Alisa e dalle Asl ha avuto conferma dagli atti ministeriali solo 10 o 15 giorni dopo». Ardenti ha ribadito l'oggettività dei dati che supportano la sua relazione e ha invitato a non generare confusione nei cittadini: «Come conclusione del lavoro in Commissione dovremo chiedere alla classe politica, in situazioni di emergenza, di dare spazio ad una sola voce, ai medici, ai tecnici e dare indicazioni a chi è in difficoltà senza creare confusione».

Secondo Ardenti il dibattito nazionale si chiuderà con il decreto Rilancio. «Nell'emergenza - ha concluso - la Regione ha saputo stravolgere gli ospedali, ma nessuno lo ha apprezzato, il sistema si è profondamente adeguato per poter rispondere meglio ai problemi che, speriamo, non si presentino nei prossimi mesi, l'emergenza è stata affrontata con serietà, tranquillità e anche con il sostegno di tutte le forze politiche».

Alice Salvatore (ilBuonsenso) ha chiesto «l'assunzione di responsabilità all'amministrazione regionale rispetto a quello che è successo in Liguria». Tante persone sono morte in solitudine. Il consigliere ha aggiunto: «Non c'è stata nemmeno la prontezza di dare strumenti di sollievo ai malati negli ultimi giorni di vita». Secondo il consigliere «le squadre sul territorio (GSAT) potevano avere una funzione di supporto ma molte non hanno potuto essere operative perché mancavano i Dispostivi di protezione individuale e perché in alcuni territori non sono partite o sono partire in grave ritardo rispetto a quando è iniziata l'emergenza».

Salvatore ha rilevato che in commissione è emerso che esistevano gli strumenti e i protocolli per muoversi tempestivamente e ha citato i Piani pandemici: «Il 20 aprile avevamo domandato in Consiglio proprio su queste questioni, ma non abbiamo ricevuto risposta prima del 16 giugno quando abbiamo potuto interrogare in aula l'assessore che però non ha risposto nel merito e in modo completo rinviando alla commissione di inchiesta sul Covid».

Secondo la consigliera la Regione non si è dotata di tutti gli strumenti necessari per affrontare l'emergenza sanitaria: «Non sappiamo ancora oggi se la Regione ha applicato o sta applicando ancora il Piano pandemico perché l'emergenza sanitaria non è finita».

Salvatore ha lamentato il mancato coordinamento regionale relativamente ai prezzi dei test sierologici da parte di laboratori privati. Il consigliere ha rilevato che alcune rsa non era strutturalmente adeguate e ha ricordato le indagini della procura della Repubblica sui decessi nelle residenze sanitarie per gli anziani. «Un conto è il numero di dispositivi per affrontare l'epidemia - ha aggiunto - e un altro è avere in ordine le scorte per fronteggiare le emergenze eppure allora non c'erano neanche le scorte e nella commissione non c'è stato dichiarato se ora ci sono». 

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