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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Coronavirus

"Come ci siamo reinventati causa covid", la storia di sei giovanissimi imprenditori genovesi

Federico Mazzanti, Tommaso Minna, Andrea Murchio, Christian Stocchi, Emanuele Signorino e Federico Assini hanno tutti tra i 20 e i 23 anni e si rivolgono ai propri coetanei: "Cercate la vostra strada"

Si può essere imprenditori anche in età giovanissima, tra le tante storie legate a due anni di covid c'è anche quella di Federico Mazzanti, con altri cinque ragazzi genovesi di età compresa tra i 20 e i 23 anni (Tommaso Minna, Andrea Murchio, Christian Stocchi,  Emanuele Signorino e Federico Assini) si sono dovuti reinventare per far fronte alle chiusure e alle restrizioni legate all'emergenza pandemica, portando avanti in parallelo anche gli studi all'università.

In passato si occupavano di organizzazione di eventi, con il lockdown e le chiusure scattate per l'emergenza hanno reinvestito il proprio tempo in altre attività imprenditoriali nell'ambito della comunicazione e del talent, social media & risparmio. Lavorano con attività commerciali e marchi importanti e hanno creato un'applicazione volta a pubblicizzare le migliori attività del territorio che offre inoltre una vasta serie di sconti e promozioni in un’ampia rete di negozi in oltre 20 province italiane, sono riusciti così a 'reinventarsi' mantenendo comunque una porta aperta alle proprie attività pre-covid in attesa di tempi migliori. "Se arrivassero altre restrizioni, ovviamente sperando di no, avremmo altre attività con le quali andare avanti, due anni fa invece abbiamo dovuto completamente reinventarci. Durante il lockdown abbiamo pensato a come crearci una strada differente, non sapendo quanto sarebbe durata l'emergenza". Federico è laureato, i suoi soci studiano all'università e si rivolgono a tanti altri giovani come loro per spronarli a cercare la propria strada. 

"Nel mondo di oggi spesso ci troviamo di fronte a un percorso 'standard' - racconta Federico - finite le scuole superiori i ragazzi si iscrivono all'università, poi prendono qualche specializzazione, fanno qualche stage e vengono assunti se sono bravi e fortunati. Manca molto spesso qualcosa o qualcuno che li spinga anche verso il mondo imprenditoriale, che può essere un'alternativa soprattutto quando le opportunità di lavoro non arrivano. Dall'altra parte c'è anche il fenomeno in crescita dei 'neet', quei ragazzi che non lavorano e non studiano dopo aver finito le scuole superiori. Da giovane che si rivolge a suoi coetanei mi piacerebbe lanciare un messaggio come da amico ad amico: provate a mettere in pratica le vostre idee e le vostre passioni e non scoraggiatevi mai".

"Spesso il percorso accademico, per come è strutturato, risulta un po' fine a se stesso, è un po' diventato un'estensione della scuola secondaria - aggiunge Tommaso - in cui manca tutto quello che va a intersecarsi con la prassi, tanti giovani finiscono per completare un percorso di studi e inseguire continue specializzazioni, entrando poi molto tardi nel mondo del lavoro. Le statistiche Istat in questo senso non sono positive in Italia se pensiamo al rapporto tra l'inizio dell'età lavorativa e quello del termine del percorso di studi, ma anche l'età in cui in Italia i ragazzi abbandonano le case dei genitori rispetto agli altri Paesi d'Europa, soprattutto quelli nordici. Questo tema, secondo noi, emerge poco sui media e, da giovani, pensiamo invece sia uno di quelli principali sui quali dovrebbe svolgersi anche il dibattito politico". 

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